Il SA-202 nacque dall'iniziativa dell'azienda italiana SIAI-Marchetti che nel 1967 avviò lo sviluppo di un velivolo leggero ad uso civile[3]. Successivamente la SIAI-Marchetti intraprese un accordo di collaborazione con la svizzeraFlug- und Fahrzeugwerke Altenrhein AG (più spesso indicata con la sigla FFA) in cui vennero stabilite le competenze di costruzione delle varie parti; in Italia sarebbero state prodotte le ali, il carrello d'atterraggio e si sarebbe installato il motore, mentre in Svizzera sarebbero state realizzate la fusoliera, la coda e le superfici di controllo, mantenendo entrambe la capacità di assemblaggio completo nei rispettivi impianti di produzione.
Impiego operativo
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Descrizione tecnica
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Versioni
AS/SA 202-10: versione motorizzata Lycoming O-235-C2A da 115 hp (86 kW).
AS/SA 202-15: versione motorizzata Lycoming O-320-E2A da 150 hp (112 kW) abbinato ad un'elica a passo fisso e caratterizzato dalla possibilità di aggiungere un terzo posto opzionale sulla parte posteriore dell'abitacolo.
AS/SA 202-18A: versione con piene capacità acrobatiche, motorizzata Lycoming AEIO-360-B1F da 180 hp (134 kW) abbinato ad un'elica a passo fisso, dotato del terzo posto di serie.
AS/SA 202/26A: versione motorizzata Lycoming AEIO-540 da 260 hp (195 kW), prodotta fino ad ora in un solo esemplare.
AS 32T Turbo Trainer: versione biposto con abitacoli in tandem, motorizzata con un turboelicaAllison 250-B17C da 360 shp (268 kW), prodotta fino ad ora in un solo esemplare.
ha operato con 9 esemplari dei quali uno risulta fuori servizio dal 2002, causa un incidente notturno all'aeroporto di Helsinki-Malmi in cui ha riportato danni tali da risultare irreparabili. Gli esemplari provengono da un lotto di 11 velivoli ex British Aerospace Flying College uno dei quali venne perso in Scozia. I rimanenti 10 vennero venduti ad una scuola di volo privata finlandese che successivamente venne acquisita dalla Patria tra il 2004 ed il 2005.
^Green, William, The Observers Book of Aircraft, Frederick Warne & Co. Ltd, 1970. ISBN 0-7232-0087-4.
^(EN) Maksim Starostin, FFA, in Virtual Aircraft Museum, http://www.aviastar.org/index2.html. URL consultato il 6 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2008).