Rocca sforzesca di Imola
La Rocca sforzesca di Imola è un castello di età medievale che sorge nel centro della città di Imola. Costituisce un ottimo esempio di architettura fortificata tra Medioevo e Rinascimento. La rocca ospita le Collezioni d'armi e di ceramiche e l'Accademia Pianistica Internazionale «Incontri col Maestro». StoriaI lavori per la costruzione della Rocca cominciarono probabilmente nel 1332. L'edificio fu costruito sui resti di un torrione preesistente, risalente all'XI secolo. Durante il Tre e il Quattrocento la rocca fu a lungo contesa da famiglie rivali, ma furono gli Alidosi, già signori della valle del Santerno, a ottenere il vicariato di Imola tra il 1334 e il 1426[1] a implementare la fortificazione della struttura.[2] I vescovi conti Alidosi vennero cacciati da Imola dai Visconti, che espugnarono la rocca nel 1424 per riconsegnarla al papa. Divennero così signori di Imola i Manfredi, già signori di Faenza, che ripensarono tutto il sistema difensivo urbanistico.[2] Nel XV secolo il castello venne adeguato ai nuovi sistemi di difesa richiesti dalle armi comparse in quel tempo, sotto la guida di Gian Galeazzo Sforza. Fu in questo periodo che la rocca assunse la struttura attuale, caratterizzata dai quattro torrioni perimetrali e dal mastio, abbassato di alcuni metri, per poter resistere meglio ai colpi delle armi da fuoco. Oltre agli scopi difensivi, le mura servirono anche come prigione. Nella prima metà del XV secolo vi fu rinchiuso per dodici anni Antonio Ordelaffi, signore di Forlì.[3] Nel 1499 la Rocca fu assediata e conquistata da Cesare Borgia. Nel 1502 lo stesso Borgia chiamò Leonardo da Vinci per preparare i disegni e i lavori di rafforzamento dell'edificio dopo i danni subiti dall'artiglieria borgiana. Successivamente Imola passò sotto il diretto dominio pontificio. Non essendoci più bisogno di una struttura difensiva a Imola, la Rocca perse la sua originale funzione. Dal 1524, anno dell'arrivo in Romagna di Francesco Guicciardini in qualità di Presidente della Provincia Romandiolæ, la Rocca divenne carcere pontificio. Anche con l'avvento del Regno d'Italia mantenne tale funzione. Durante il secondo conflitto mondiale, e in particolare dopo l'8 settembre del 1943, le celle della Rocca sforzesca furono utilizzate per incarcerare gli oppositori politici. Da qui vennero prelevati i prigionieri che furono poi uccisi presso il pozzo Becca. La Rocca rimase in funzione fino al 1958, quando le carceri furono chiuse.[4] Negli anni sessanta del Novecento il complesso è stato restaurato e nel 1973 è stato aperto al pubblico come sede museale. La rocca
Collezioni d'armi e di ceramicheAll'interno delle sale e dei torrioni della rocca, dal 1975 hanno sede le Collezioni d'armi e di ceramiche.[5][6][7] Accreditate al Sistema museale nazionale[5], le collezioni fanno parte della rete museale di Imola Musei, insieme a Palazzo Tozzoni e al Museo di San Domenico. Le ceramiche delle collezioni sono esposte nelle sale del mastio e del torrione sud-ovest e provengono dagli scavi della rocca. Sono emerse negli anni sessanta del Novecento durante i lavori di restauro. Si tratta di ceramiche tardo-arcaiche, graffite e maioliche, del periodo alidosiano. Tra i pezzi di pregio figura un servizio da tavola intero, composto di diciotto piatti in ceramica graffita dell'inizio del XV secolo: ritrovato nel pozzo "da butto" ai piedi del mastio, risulta simile ad un altro servizio della prima metà del IVX secolo ritrovato nel castello di Montaldo, in Piemonte.[5][6][7][8]
La collezione di armi ha invece un'origine completamente diversa: nasce dalla volontà del Comune di acquisire armi e armature di diversa provenienza e di raccoglierle in un'unica sede, componendole in un'unica collezione assieme agli sporadici ritrovamenti in loco (due elmi e una bombarda ritrovati in un pozzo della rocca). La collezione di armi è costituita da circa seicento pezzi, databili dal XIII al XIX secolo, prevalentemente armi bianche, ma con interessanti esemplari di armi da fuoco, come l'artiglieria da posta rinascimentale.[5][6][7] Note
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