Studiò al Balliol College di Oxford e aderì, dopo aver stretto una forte amicizia con Coleridge, agli ideali della rivoluzione francese. Dopo il matrimonio con la cognata di Coleridge, ebbe modo di recarsi più volte in Portogallo, fatto di non secondaria importanza per il maturarsi di un gusto epico, assunto dalla letteratura portoghese, nelle sue opere.
Nella sua poesia e nei suoi romanzi si trovano intenzioni programmatiche, nobiltà di soggetti, ma raramente un'impronta geniale.
Tra le sue opere in prosa The Life of Nelson del 1813, senza alcun dubbio tra i suoi romanzi quello di maggior successo.
Con Coleridge si interessò all'idea di fondare un'utopica società: la «pantisocrazia», secondo cui «dodici gentiluomini di buona educazione e di principî liberali avrebbero dovuto imbarcarsi con dodici dame», per fondare una comunità ideale nelle selvagge foreste della Pennsylvania,[1] e poi (meno ambiziosamente) nel Galles. Per finanziare il loro progetto, Coleridge e Southey iniziarono a tenere una serie di conferenze nell'Inghilterra occidentale, tentando anche il giornalismo (tanto che Coleridge scrisse alcuni sonetti politici per il Morning Chronicle). A porre fine a questa repubblica visionaria vi fu tuttavia la rinuncia da parte di Southey, che accantonò definitivamente il progetto;[2] Ne sorse un dissenso che, pur essendo di breve durata, compromise definitivamente la loro amicizia.