Van Looy vinse complessivamente 379 corse su strada, primato che è stato migliorato solamente da Eddy Merckx. Con trentasette trionfi è, altresì, al nono posto nella classifica di tutti i tempi dei vincitori di tappe dei Grandi Giri.[4]
Era soprannominato Rik II per distinguerlo da un altro famoso corridore belga con lo stesso nome, Rik Van Steenbergen. Gli venne anche attribuito il soprannome di Imperatore di Herentals per la sua origine fiamminga e per il ruolo assunto nel gruppo.
Carriera
Gli esordi
Proveniente dalla provincia di Anversa, era figlio di Frans Van Looy (1905) e di Dymphna Ludovica Van Genechten (1912)[5]. Secondo un aneddoto, il piccolo Hendrik in estate distribuiva i giornali al vicinato servendosi di una bicicletta grande e pesantissima: il nomignolo di Rik II (Rik il secondo) gli sarebbe stato dato alludendo ironicamente a Rik Van Steenbergen, allora dominatore del ciclismo belga.
Fu protagonista di un'attività nel ciclismo dilettantistico ricca di successi, ottenendo un centinaio di vittorie, tra cui due titoli nazionali di categoria, nel 1952 e nel 1953[6]. Partecipò ai Giochi olimpici di Helsinki nel 1952, correndo la prova in linea, ma senza portarla a termine[3].
Passò professionista il 2 settembre 1953 con la maglia della formazione L'Avenir, ma gareggiando anche per la Gitane-Hutchinson; in quell'autunno corse per la prima volta la Parigi-Tours, concludendola al settimo posto[6]. Nel biennio 1954-1955 ottenne soltanto vittorie in corse minori, tanto che la squadra ciclistica italiana Bianchi, che lo aveva ingaggiato nel 1954 attraverso la collegata Touring, lo lasciò ad altre formazioni. Partecipò al Giro d'Italia 1955 con la Nazionale belga marchiata Girardengo-Eldorado, ma senza particolari risultati.
1956-1962: gli anni alla Faema/Flandria e l'affermazione
Negli anni seguenti Faema mise a disposizione di Van Looy un team di grandi campioni internazionali, come il lussemburghese Charly Gaul e lo spagnolo Federico Bahamontes, e di ciclisti belgi, come Léon Van Daele, Jos Hoevenaers, Gilbert Desmet e Guillaume Van Tongerloo; i gregari della Faema furono in quegli anni anche protagonisti della cosiddetta "guardia rossa" di Van Looy, antesignana del "treno" ciclistico per le volate (in prossimità dell'arrivo i gregari si mettevano in testa, conducendo il gruppo ad andatura elevata, consentendo a Van Looy di lanciare il suo lungo sprint e vincere sul traguardo)[7][8]. A differenza degli altri sprinter anche odierni, che producono lo spunto finale negli ultimi duecento metri, lo sprint di Van Looy, specialista anche nelle corse su pista, era talvolta di un chilometro percorso ad altissima velocità.
Fu un periodo di grandi affermazioni, che fecero di Van Looy uno dei corridori più vittoriosi del ciclismo internazionale. Dal 1957 al 1962, anno in cui il gruppo ciclistico Faema fu rilevato da Flandria dando origine alla Flandria-Faema, Van Looy si aggiudicò tutte le più grandi classiche del periodo. Vinse due Parigi-Roubaix (1961 e 1962, oltre a un terzo posto nel 1958 e un quarto posto nel 1959 nonostante una caduta a pochi chilometri dal traguardo), una Milano-Sanremo (1958, secondo nel 1961), due Giri delle Fiandre (1959 e 1962, terzo nel 1960), altre due Gand-Wevelgem (1957 e 1962), una Liegi-Bastogne-Liegi (1961), una Parigi-Tours (1959) e un Giro di Lombardia (1959). Nel 1958 si laureò anche campione belga a Housse. I numerosi risultati gli valsero il secondo posto al Challenge Desgrange-Colombo del 1958 e due terzi posti al Super Prestige Pernod nel 1959 e nel 1961.
In quegli anni si distinse anche nelle corse a tappe, dimostrando competitività anche in montagna. Essendo la sua società ciclistica italiana, disputò diverse volte il Giro d'Italia. Dopo la breve esperienza del 1955, si presentò al via del Giro nel 1959, indossando la maglia di leader già alla prima tappa, che vinse in volata. Persa la maglia a cronometro, Van Looy recuperò nelle tappe successive. Ebbe però una crisi nelle prime salite, sotto gli attacchi degli specialisti Charly Gaul e Jacques Anquetil. Replicò vincendo altre tre tappe e lanciando un attacco nella penultima tappa, da Aosta a Courmayeur, sui due passi San Bernardo e Forclaz, ma fu raggiunto e perse la tappa. Chiuse quell'edizione del Giro al quarto posto a 7'17" dal vincitore Charly Gaul.
Nel Giro del 1960 colse tre successi di tappa e si distinse nella tappa del Gavia, passando per primo su quattro passi dolomitici. A Milano fu premiato come miglior scalatore e colse l'undicesimo posto nella classifica finale. Nel 1961, la Faema colse ben otto successi di tappa, tre dei quali con Van Looy. Nella tappa decisiva sulle Dolomiti, a sorpresa Rik Van Looy fu protagonista di una fuga di 150 km partendo ai piedi del Passo di Monte Giovo e passando primo in cima (2094 m.s.l.m.). Continuò quindi solitario sullo Stelvio (2758 m.s.l.m.) con 7'35" di vantaggio. Arrivato a 12 km dalla cima, era virtualmente in testa alla classifica, con cinque minuti di vantaggio, ma subì uno strappo muscolare ed alla fine arrivò a Bormio con un ritardo di dieci minuti da Charly Gaul. Alla fine colse il settimo posto della classifica generale con 12'38" di ritardo dalla maglia rosa. Al Giro d'Italia 1962 colse due successi di tappa prima di ritirarsi. Partecipò in stagione anche per la prima volta al Tour de France, ritirandosi per un grave incidente dopo un inizio brillante: una moto del seguito lo investì nel corso di una tappa, causandogli lesioni ai reni.
Tra le altre corse a tappe, vinse sei frazioni alla Vuelta a España 1958 e ottenne il terzo posto nella graduatoria finale della corsa nel 1959, dopo aver fatto sue tre tappe. Conseguì numerose vittorie anche in corse a tappe minori: Giro dei Paesi Bassi (1957, dopo la vittoria dell'anno prima), Volta a la Comunitat Valenciana (1959), Giro del Belgio (1961) e Giro di Sardegna (1959, 1962).
Negli stessi anni si mise in evidenza anche con la maglia del Belgio ai campionati del mondo. Medaglia d'argento in volata alle spalle del proprio capitano Rik Van Steenbergen ai mondiali di Copenaghen 1956, terminò quarto nella prova iridata di Waregem nel 1957. All'inizio degli anni sessanta riuscì quindi a laurearsi campione del mondo per due volte consecutive, nel 1960 in Germania, dove con una facile volata batté il francese André Darrigade e il compagno di squadra Pino Cerami, e nel 1961 a Berna, dove riuscì a rimontare e superare l'azzurro Nino Defilippis, rallentato sul traguardo da un guasto meccanico. Terminò poi solo trentesimo nel 1962 a Salò, dopo essersi presentato al via in precarie condizioni fisiche, convalescente a seguito dell'investimento subito al Tour de France di quell'anno.
1963-1966: GBC e Solo-Superia
Nel 1963 passò alla nuova G.B.C.-Libertas, sempre sotto la direzione di Guillaume Driessens. In quella stagione giunse secondo alla Parigi-Roubaix e vinse il suo secondo titolo nazionale su strada. Al Tour de France concluse decimo in classifica generale, vincendo la maglia verde della classifica a punti e cogliendo quattro vittorie di tappa e quattro secondi posti. Ai mondiali su strada di Ronse vinse invece nuovamente la medaglia d'argento, come nel 1963, sconfitto dal connazionale Benoni Beheyt in un finale caratterizzato da scorrettezze reciproche. In quella prova iridata il giovane Beheyt era stato incluso nel team belga proprio su scelta di Van Looy, ma per tutta la gara dichiarò di avere i crampi, rifiutandosi di collaborare con i compagni. Arrivato a duecento metri dal traguardo, Van Looy stava andando a vincere la corsa davanti ai propri tifosi, quando spuntò a sorpresa il redivivo Beheyt che, spostandolo con una manata, gli soffiò la vittoria[9].
Nel 1964 Van Looy si accasò alla Solo-Superia, la squadra capitanata dall'esperto Rik Van Steenbergen; durante l'anno vinse una tappa alla Vuelta a España e la Parigi-Lussemburgo. Il 1965 fu la sua stagione migliore in maglia Solo: Van Looy vinse infatti il Giro di Sardegna, la sua terza Parigi-Roubaix, ben otto frazioni alla Vuelta a España, in cui concluse terzo della generale (come già nel 1958), e due tappe al Tour de France, indossando anche per un giorno la maglia gialla di leader. Nello stesso anno in Solo-Superia avrebbe debuttato da professionista anche un giovane Eddy Merckx.
1967-1970: le ultime stagioni e il ritiro
Nel 1967 passò alla formazione olandese Willem II-Gazelle, rimanendovi per quattro stagioni. Al primo anno con la nuova squadra fu secondo alla Parigi-Roubaix e vinse la sua seconda Parigi-Tours, a otto anni di distanza dal primo titolo; in stagione vestì anche la maglia della squadra italiana Cynar al Giro d'Italia. Nel 1968 si aggiudicò per la prima volta la Freccia Vallone. Ritornò ai mondiali proprio quell'anno a Imola, dove fu protagonista iniziale della fuga decisiva con l'italiano Vittorio Adorni, che poi vinse per distacco. Chiuse l'esperienza iridata nel 1969 a Zolder, terminando ventiquattresimo.[10]
Si ritirò dall'attività agonistica a 37 anni, il 22 agosto 1970[6]. Nel suo palmarès figurano due mondiali professionisti, due campionati nazionali, sedici classiche, tre giri nazionali, sei corse a tappe, cento tappe nei più importanti giri, ventinove corse in linea in Belgio e duecentotredici gare minori, per un totale di 371 successi. Solo il "cannibale" Eddy Merckx lo supererà come numero complessivo di vittorie[11][12]. Se alle corse in linea ed a tappe si aggiungono i criterium, i successi di Van Looy furono 492[13][14]. Ottenne risultati anche nelle corse in pista: fu campione belga in varie specialità e si impose in dodici Sei giorni. Durante la carriera gli furono assegnati alcuni riconoscimenti sportivi di assoluto rilievo: due Trofei delle Fiandre (1958 e 1959), il Trophée E. Gentil (1959), il Trophée du Mérite Sportif nel 1960.
Dopo il ritiro
Dopo il ritiro Van Looy fu direttore sportivo di alcune formazioni professionistiche belghe: il team Ijsboerke dal 1972 al 1975, il team Gero Eurosol Van Looy nel 1976, il team Zoppas Fragel nel 1977. Nel 1979 il team Fragel utilizzò le biciclette con il marchio "Van Looy". Fondò inoltre e poi diresse, assieme allo scomparso ciclista Noël Foré, la Vlaamse Wielerschool, una scuola per giovani ciclisti. Dopo l'addio alle corse fu anche presidente della squadra di calcio di Herentals, oltre che commentatore per quotidiani e settimanali del suo paese.
Tra i personaggi più popolari del Belgio, Rik Van Looy è stato pubblicamente festeggiato nel 2005 in occasione della presentazione della biografia a lui intitolata, Rik Van Looy, scritta da Roger De Maertelaere[13].