Riforma del teatroIntorno alla metà del XV secolo si sviluppò in Italia un nuovo tipo di spettacolo teatrale, la commedia dell’arte, destinata ad ottenere un successo strepitoso e a dilagare nel secolo successivo in tutta Europa, per poi esaurirsi verso la fine del XVII secolo. Nella commedia dell'arte esistevano le maschere, perché i personaggi avevano dei caratteri fissi: Pantalone era il vecchio brontolone e avaro; Arlecchino o il servo sciocco o astuto come Brighella. Ma la ragione della riforma si posava sull'impianto stesso della commedia dell'arte e sulla visione del reale che proponeva. Goldoni obbligò gli attori a riferirsi a un testo scritto, rinunciò alle facili buffonerie, eliminò gradualmente le maschere, conferendo loro un'individualità sempre più marcata, trasformando la Commedia dell'Arte in "commedia di carattere" e inserì l'azione nel concreto tessuto sociale della classe borghese mercantile, mentre il tradizionalista Carlo Gozzi ricorse ad argomenti fiabeschi ed esotici con note patetiche e satirici riferimenti a personaggi e costumi contemporanei. La risposta negativa da parte di attori e pubblico fu ovvia: gli attori si vedevano tolte le loro abitudini e il pubblico assisteva non più a commedie dove si rideva di gusto, bensì dove si "sorrideva" per la sottigliezza di alcune battute. Altra novità di Goldoni è la sua esigenza moralizzatrice: la commedia deve insegnare il buon senso borghese, senza moralismi, anzi con grande fiducia nella natura umana: non per caso Goldoni appartiene al '700 illuminista, animato da ideali di tolleranza e pacifica convivenza tra gli uomini. Così Goldoni cambia le ambientazioni, cambia i personaggi rappresentati. Non si tratta più del ricco col servo povero, ma si parla di una simpatica e furba locandiera, come Mirandolina, o di un attento "caffettiere", come Ridolfo; è con tali personaggi che Goldoni dice "stop" allo stereotipo. Voci correlate |
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