Ravaschieri (famiglia)
![]() I Ravaschieri furono una famiglia della nobiltà ligure, attualmente estinta nella linea maschile. Discendenti dai Conti di Lavagna, imparentati con i Fieschi, ottennero grandi onorificenze nel Regno di Napoli e quivi si trasferirono nel corso del XVI secolo. Ottennero i titoli di Principi di Satriano e di Belmonte Calabro, Duchi di Girifalco (1624), Roccapiemonte (1713) e Cardinale. Nel 1528, con la riforma varata da Andrea Doria, furono iscritti nell'albergo dei Fieschi.[1] OriginiNel 1158 Federico Barbarossa confermò i conti di Lavagna i feudi che possedevano ed, in particolare, "i diritti delle acque di Lavagna e del pedaggio sulle due strade, l'una diretta al mare, l'altra al monte". I beneficiari furono Rubaldo ed i suoi nipoti Guglielmo, Tibaldo, Enrico, Ruffino e suo fratello Beltramino, capostipite dei Ravaschieri.[2] La famiglia si stabilì a Carasco, nell'immediato entroterra chiavarino, da cui trasse il nome. Storia e personalitàLa presenza dei Ravaschieri del sud d'Italia risale al XIII secolo quando Giovanni Maria partecipò, a seguito di Carlo I d'Angiò, alla conquista del napoletano per riconoscenza gli furono concesse "le baronie di Terramura e Contursi confermate poi da Roberto d'Angiò Re di Napoli a Patrizio Ravaschiero, discendente dal detto Giovanni".[2] Nel corso della seconda metà del XVI secolo la maggior parte dei membri della famiglia si stabilì a Napoli conservando gli onori del patriziato genovese e venendo ascritti al Sedile di Montagna. "Da allora la loro storia diventa tutta napoletana; essi, pur conservando il titolo di conte di Lavagna, acquistarono grandi feudi e una posizione eccezionale, anche attraverso una politica matrimoniale di lignaggio. Contrassero parentado con i Capece, i Caracciolo, i Dentice, i De Gennaro, i Piscicelli, i Filangieri, i Galluccio, i Cattaneo, i de Gemmis."[3] Nel 1552, la Camera Esecutoriale di Napoli concesse a Gianbattista Ravaschieri la nomina di Maestro di Zecca di Napoli e d'Aquila. Nel 1614, suo figlio Ettore Ravaschieri (morto a Satriano nel 1650), Cavaliere dell'ordine del Toson d'Oro, fu insignito col titolo di duca di Cardinale e nel 1621 di principe di Satriano. Nel 1629 acquistò il feudo della città di Vico Equense, feudo tenuto dai Ravaschieri fino all'abolizione della feudalità.[4] Nel 1609 Pietro Francesco Ravaschieri, tesoriere della Calabria Ulteriore dal 1575 al 1609, acquistò la Baronia di Girifalco dalla Contea di Soriano e la donò alla nipote Maria, figlia del fratello Torrino anch'egli tesoriere della Calabria Ulteriore dal 1564 al 1575. Nel 1624 Virginia Ravaschieri, figlia di Maria e di Giovan Battista Ravaschieri (altro ramo della casata) e sorella di Orazio Giovan Battista Ravaschieri principe di Belmonte[5], ottenne il titolo Ducale di Girifalco per concessione del Re Filippo IV e nel 1631 acquistò la terra di San Vito e il casale di Lucenade aggregandoli al feudo di Girifalco. Successivamente il titolo Ducale passò per successione ereditaria alla casata Caracciolo.[6][7] Palazzi e residenze
Duchi di Roccapiemonte (1713)
Note
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