Régine PernoudRégine Pernoud (Château-Chinon, 17 giugno 1909 – Parigi, 22 aprile 1998[1]) è stata una storica francese, specialista del Medioevo. BiografiaVive fino al 1928 a Marsiglia, quarta figlia di una famiglia numerosa; nonostante le difficoltà economiche, conserva di questo periodo un ricordo felice. Nel 1929 ottiene il diploma superiore in lettere all'Università di Aix-en-Provence. Consegue il diploma di laurea in lettere all'Università di Parigi nel 1935 e si diploma anche all'École nationale des chartes e all'École du Louvre. Appartenendo a una famiglia povera è costretta a fare svariati lavori precari (istitutrice, lezioni private, archivista) prima di essere assunta nel 1947 con il titolo di conservatore al Museo di Reims, poi nel 1949 diviene conservatore al Museo della Storia di Francia, e poi agli Archivi nazionali francesi; contemporaneamente dirige il centro Giovanna d'Arco di Orléans (che fonda nel 1974 su richiesta di André Malraux). Régine Pernoud ha pubblicato una grande produzione storica da dotta medioevalista ma ha anche effettuato una grande opera di divulgazione sul periodo medievale. OperaHa voluto riscoprire e rivalutare i cosiddetti “secoli bui” del medioevo, che lei non avrebbe voluto che fosse più chiamato così, ma piuttosto “civiltà cristiana romano-germanica”. Con le sue ricerche e i suoi lavori scientifici ha cercato di dimostrare che i mille anni dal 400 al 1400, furono molto più ricchi di cultura, di arte, di scienza, di quello che si è voluto far credere successivamente, e che la nostra civiltà ha un grande debito morale e culturale verso quei secoli. Fu una delle più grandi specialiste su Giovanna d'Arco che descrisse come: «un personaggio incomparabile per purezza, per limpidezza e per amore verso il prossimo, ivi compreso il nemico che ella era decisa a scacciare"; una "ragazza di diciannove anni che s'impone, in mezzo alla confusione generale, a guerre e a discordie, e che libera un intero paese, il quale sembrava definitivamente schiacciato dall'invasore straniero e sconvolto da divisioni intestine", "[...] con il proprio sacrificio". Santa Giovanna d'Arco "[...] non potrebbe essere un modello assai attuale per il nostro mondo dilacerato?": se fu "modello di santità per il suo tempo" può ben essere una "speranza per il nostro".» Le sue opere descrivono la posizione centrale della famiglia nella società medioevale e la condizione privilegiata della donna all'interno di essa. La donna dei ceti alti deteneva anche un importante potere politico, e vi furono donne come Giovanna d'Arco, Eleonora d'Aquitania, Matilde di Canossa, Ildegarda di Bingen, Caterina da Siena che cambiarono veramente la storia. Il suo libro su Cristina da Pizzano apre una finestra su una scrittrice medievale, di origini italiane (nata a Bologna nel 1364, come dimostrato da Elena Nicolini, nel 1938, Università di Roma La Sapienza, nella sua tesi magistrale, pubblicata sulla Rivista Filologia Romanza: "Cristina da Pizzano, l'origine e il nome). «L'epoca medioevale è completamente estranea alle discriminazioni fra i sessi. Nell'Alto Medioevo vi furono ordini monastici duplici, con edifici, rispettivamente, per i monaci e per le monache; sane tradizioni riprese, per esempio, a cavallo dei secoli XI e XII, nel monastero di Fontevraud, fondato dal beato Roberto d'Arbrissel. Lì, la massima autorità era una badessa, denominata mater monasterii. Il termine mater richiama ancora una volta la struttura familiare, benché ampliata. La famiglia è una comunità umana dove ognuno ha un ruolo proprio; a quei tempi, non si parlava mai di un individuo senza riferirsi al gruppo di provenienza sociale originario, soprattutto la famiglia. Inoltre, la stabilità della famiglia spiega perché il giovane poteva godere di ampie libertà concrete: la famiglia stessa era un punto costante e saldo di riferimento. » Secondo Pernoud il Codice Napoleonico segnò un momento di arretramento della posizione civile della donna, rinforzando notevolmente il potere del maschio nella società e rendendo la donna molto più subalterna di prima. Inoltre la Rivoluzione francese, proponendo l'uomo quasi esclusivamente come cittadino, lo ha molto disumanizzato «Attualmente, in Francia - dove si parla spesso di "diritti del cittadino" e di suoi doveri, come quello di pagare le tasse -, è il modello per definire l'uomo in base ai suoi rapporti con lo Stato. Ritengo molto interessante notare che del cittadino si tratta unicamente in termini di individuo, un'espressione desunta dal nostro Codice Civile, che contempla solamente gli individui - soli e isolati -, senza alcuna prescrizione sulla famiglia. Lentamente, nel tempo, la "legge" ha soppiantato la fede. I valori riconosciuti, ammessi e portati come esempio dalla nostra civiltà sono quelli della democrazia e del governo del popolo: ossia, quelli di un regime che emana leggi, la conformità e l'obbedienza alle quali, fa il cittadino. Il tipo del cittadino venne caratterizzandosi soprattutto durante il secolo scorso, secondo uno schema di sviluppo preordinato: una prima età di formazione nelle scuole laiche; poi, l'assolvimento degli obblighi militari, sindacali, di voto, di pagamento delle tasse, di osservanza di certe regole d'igiene e d'etica... magari l'apprezzamento di gesti umanitari... Infine, la "terza età" fatta di pensione e di partecipazione alle attività organizzate per questa condizione. Resta il problema della pianificazione della morte, a cui viene data una risposta forse dall'eutanasia... La storia del diritto mostra che, dal secolo XVI - quindi nell'epoca moderna -, i modelli sono stati ricercati nell'antichità pre-cristiana, un tempo storico decisamente incisivo sull'elaborazione dell'immagine del cittadino. La ricerca della libertà è stata così condotta in favore dell'individuo, ossia di un uomo che agisce solo per sé stesso - in quanto unico soggetto responsabile - e che non si fida più d'altri, se non della propria volontà e del proprio discernimento privato. Da noi si dice: il francese ama tanto la libertà da volerla solo per sé... Hyppolite Adolphe Taine, del quale non si può negare la perspicacia, del nostro Codice Civile disse: è stato fatto per un trovatello destinato a morire celibe... Il cittadino francese viene modellato dal diritto, in una visione legalistica dell'esistenza; l'isolamento è la caratteristica del cittadino-individuo moderno .» Premi
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