Nasce a Bagnoli Irpino, ma negli anni cinquanta si trasferisce con la famiglia a Napoli. Produttore di oggetti in forma d'arte, nel 1966 è tra i fondatori del Gruppo Studio P.66. Redige con questo il Manifesto dell'Unifilm ed attiva show-off in varie città del Sud. Nel 1968 presenta al Teatro ESSE lo spettacolo-oltre La presa del comodino con testi di Pierre Restany. Nelle False tele antiche (dal 1974 al 1977) introduce costruzioni-ostruzioni, per passaggi minimali dell'agire quotidiano, mediate da cancellazioni-destrutturazioni.[2] Per un breve periodo, si apre alla video arte e aderisce al Centro de Arte y Comunicación di Buenos Aires partecipando a diversi Encounter on video, a Barcellona, Anversa, Caracas, Città del Messico, Tokyo. In questo periodo partecipa a numerose rassegne nazionali ed internazionali. Nel 1982, invitato alla Biennale di Venezia, presenta Fare orecchio da mercante, Porco cane!, Gioco-Giogo e Replica. Insieme a vari altri artisti europei ed americani espone al Lijnbaan Museum di RotterdamSculpture '83. Nel 1996 presenta Pavone cosmico presso l'Osservatorio di Capodimonte. Nel 2001 realizza Strabico nella stazione Salvator Rosa della metropolitana di Napoli.[3]