Prostituzione in Pakistan

In Pakistan la prostituzione è un tabù culturale: ufficialmente illegale è comunque presente e ben organizzata in strutture quali case di tolleranza o call girl (ovvero ragazze squillo) nelle province del Punjab e del Sindh[1][2][3]. Il commercio del sesso è considerato illegale nel paese a causa del giudizio religioso che fa del sesso extraconiugale un'attività immorale; le prostitute pakistane si trovano quindi costrette ad agire in clandestinità e, nonostante le difficoltà giuridiche, l'attività risulta fiorente[4].

In alcune regioni del paese la prostituzione è tradizionalmente punibile con la condanna a morte, soprattutto nelle Aree tribali di amministrazione federale (FATA) al confine con l'Afghanistan e nelle zone del Khyber Pakhtunkhwa e del Belucistan.

La maggior parte degli analisti riconosce nella difficile situazione economica e di vita in generale uno dei fattori cruciali che può spingere molte donne e giovani uomini in direzione del mondo professionale costituito dalla prostituzione[5]. Solo nel 2003 circa 20000 minori sono stati impegnati nella prostituzione in Pakistan[6].

Storia

Il sistema delle caste vigente in vasti territori dell'Asia meridionale, coinvolgente varie fedi religiose, è sempre stato alla base dell'idea di tramandarsi ereditariamente anche la professione lavorativa; ognuna delle caste professionali fornisce così una competenza specifica per la società: essendo un fabbro, un calzolaio, un giardiniere ecc. il padre impone implicitamente anche al figlio di diventarlo. La data professione diviene in tal modo ereditaria all'interno di quella famiglia; ciò nel corso del tempo è stato assimilato anche all'interno del mondo della prostituzione, anche col patrocinio inespresso dei colonizzatori europei all'epoca dell'impero anglo-indiano[7].

La prostituzione è stata formalizzata per la prima volta nel subcontinente indiano dal governo britannico alla metà del XVIII sec: i coloni inglesi emanarono speciali leggi, creando aree a luci rosse ad hoc a cui era affidato il compito di "proteggere" le lavoratrici che operavano all'interno del mercato del sesso. I comuni e cittadine che ospitavano tali quartieri a luci rosse era affidata la responsabilità di riscuotere le imposte dovute e fornire gli adeguati servizi igienico-sanitari[5].

Dopo l'indipendenza del Pakistan a seguito della partizione dell'impero indiano sotto amministrazione britannica nel 1947, il paese ereditò gli storici quartieri a luci rosse presenti a Lahore e Multan, compreso il famoso quartiere-bazar dei divertimenti di Hira Mandi: questi era già ben sviluppati ed iniziarono subito ad attirare clienti benestanti e facoltosi. Le prostitute, che all'occorrenza si trovavano anche a far le cantanti e le attrici, associate tra loro assunsero il nome di Kanjiar assumendo lo status di specifica sotto-casta professionale[7]; mentre i loro compagni maschi che lavoravano nell'ambito della musica assunsero la denominazione di Mirasi[8]. Le prostitute di solito ballavano le canzoni interpretate all'armonium o nei tabla dagli uomini[9].

Mentre Lahore e Multan erano i centri urbani più noti nel settore del commercio sessuale, poco a poco anche in altre città cominciarono a crearsi veri e propri quartieri a luci rosse: a Faisalabad il Ghulam abad e l'Aminpur bazar, a Karachi Napier road, a Rawalpindi Qasai gali. Le prostitute da allora in poi mantennero il carattere ereditario della loro occupazione ed il relativo stigma sociale[8].

Durante il governo militare di Muhammad Zia-ul-Haq, il quale cercò di islamizzare la nazione, la prostituzione era veduta come un male sociale e si cercò pertanto di combatterla per eliminarla, proibendo al contempo anche tutto ciò che riguardava musica e danza (associate fino ad allora inestricabilmente al lavoro delle prostitute)[10].

Prostituzione femminile

Le donne coinvolte nella pratica della prostituzione in Pakistan possono esser suddivise in tre grandi categorie: le vittime della tratta di esseri umani, quelle che sono nate da madri prostitute e che quindi "ereditano" il lavoro, infine quelle che del tutto volontariamente vi entrano come modo veloce di far guadagni-extra[11]. Le donne vittime del traffico vengono costrette a lavorare all'interno dei bordelli, mentre coloro che lo fanno volontariamente si trovano ad operare come accompagnatrici e di solito seguite a distanza da un protettore-mezzano-magnaccia (vedi lenocinio) chiamato dalal o bharva. Le ragazze nate da prostitute invece sono istruite in casa ed operano sotto la guida e la direzione dalla madre o di un altro parente più anziano di sesso femminile[12].

A causa del loro status illegale le prostitute lavorano in strutture e case private[13], sparpagliate un po' in tutti i quartieri residenziali delle grandi aree urbane[4]. La maggior parte delle prostitute che operano nelle aree urbane più benestanti sono istruite ed appartengono alla classe media[4].

Prostituzione maschile

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'omosessualità in Pakistan.

La prostituzione maschile e gay è in forte aumento in tutto il paese, anche se il prostituirsi ad omosessuali facoltosi da parte di giovani uomini e ragazzi non è affatto un fenomeno recente: l'esploratore britannico Richard Francis Burton, che visitò la regione del Sindh molto prima della conquista inglese, racconta di un bordello di maschi adolescenti a Karachi. Oggi molte aree delle grandi città sono diventati virtualmente veri e propri quartieri a luci rosse per omosessuali[14]. Oggi prostituti maschi operano nella loro redditizia attività in tutte le maggiori città del Pakistan[15]

I clienti dei prostituti provengono da ogni classe di età, gruppo o professione; uomini omosessuali appartenenti alle classi superiori cercano e trovano ragazzi disponibili in negozi di videogiochi, bar e locali d'intrattenimento musicale; molti dei prostituti che cercano clienti a basso reddito operano invece alle fermate degli autobus e all'interno delle stazioni ferroviarie, dei centri commerciali o dei cinema, nelle hall di alberghi di bassa categoria e nei parchi pubblici[15].

I giovani prostituti che possono permetterselo offrono i loro servizi in camere d'albergo prenotate in precedenza, anche per prevenire eventuali possibilità d'aggressione o rapina; gli altri invece si accontentano di consumare il rapporto sul sedile posteriore dell'automobile del cliente[15]. La maggioranza dei prostituti part-time sono studenti liceali o universitari, camerieri, commessi e meccanici che lo fanno essenzialmente per poter guadagnare velocemente un reddito extra[16]. Alcuni di loro riescono addirittura a risparmiare abbastanza soldi per andare all'estero in cerca di lavoro, magari anche con l'obiettivo di entrare nel mondo del cinema[17].

Molti di questi ragazzi vengono spesso e volentieri anche utilizzati gratuitamente dai poliziotti; agenti di polizia sono spesso coinvolti in estorsioni e ricatti ai loro danni.[17][18]. L'età dei maschi che si prostituiscono può variare dai 13 fino ai 25-30 anni; come la loro controparte femminile possono avere le più disparate origini etniche; la maggior parte ha poca o nessuna istruzione anche se si possono trovare pure dei laureati[16]. Il guadagno mensile non risulta essere molto alto[19], ma aumenta notevolmente per coloro che riescono ad avere tra i loro clienti dei turisti stranieri occidentali[17].

Disposizioni legali

Come già detto la prostituzione non ha alcun riconoscimento giuridico in Pakistan e, nonostante la crescita esponenziale della prostituzione maschile rivolta ad una clientela gay, l'omosessualità è fuorilegge nel paese (Vedi Diritti LGBT in Pakistan). Ai sensi dell'articolo 377 del codice penale "chi volontariamente ha un rapporto carnale contro l'ordine della natura con uomini, donne o animali è punito con 100 frustate e andar incontro ad una pena che può andar dai due anni di prigione fino all'ergastolo nei casi più gravi"[20][21][22].

Mentre non è comune arrestare le persone per omosessualità la legge viene spesso utilizzata come strumento di ricatto; poliziotti e funzionari pubblici richiedono spesso una tangente o rapporti sessuali gratuiti dai giovani che operano all'interno del mondo della prostituzione maschile[22].

La legge pakistana è fortemente influenzata dal codice elaborato dagli inglesi nel 1892 e questo rimane fino ad oggi elemento fondativo della legislazione in materia sessuale[23]. I rapporti sessuali tra due adulti consenzienti non erano un crimine prima del 1979, solamente il coinvolgimento di minori era vietato dalla legge[23]: in seguito all'ordinanza emanata dal generale Zia divenne reato qualsiasi forma di sesso extraconiugale[24].

Note

  1. ^ Punjab Newsline, Thousands of girls from Punjab forced into prostitution abroad Archiviato il 31 ottobre 2010 in Internet Archive.
  2. ^ From baby-sitting to prostitution in Punjab
  3. ^ Sheed Society Archiviato il 17 giugno 2010 in Internet Archive.
  4. ^ a b c Sex Work in Asia (PDF), su wpro.who.int, World Health Organization. URL consultato il 4 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2008).
  5. ^ a b Supply and demand: Karachi's "call girls", su greatreporter.com. URL consultato il 4 maggio 2008.
  6. ^ 20,000 children engaged in prostitution in Pakistan, su dailytimes.com.pk, The Daily Times (Pakistan) (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2003).
  7. ^ a b Saeed, 2006,  p. 142.
  8. ^ a b Saeed, 2006,  pp. 142–143.
  9. ^ Saeed, 2001,  pp. 131–138.
  10. ^ Saeed, 2006,  p. 149.
  11. ^ Saeed, 2006,  p. 158.
  12. ^ Saeed, 2006,  p. 157.
  13. ^ Moses, Blanchard, Kang & Emmanuel, 2006,  p. 23.
  14. ^ Murray Roscoe Allyn, 1997,  p. 267.
  15. ^ a b c Murray Roscoe Allyn, 1997,  p. 268.
  16. ^ a b Murray Roscoe Allyn, 1997,  p. 269.
  17. ^ a b c Murray Roscoe Allyn, 1997,  p. 270.
  18. ^ West Green, 1997,  p. 125.
  19. ^ Murray Roscoe Allyn, 1997,  pp. 269–270.
  20. ^ Homosexuality in Pakistan, su ilga.org. URL consultato il 4 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2008).
  21. ^ Adolescents and Reproductive health in Pakistan (PDF) [collegamento interrotto], su infoforhealth.org. URL consultato il 4 maggio 2008.
  22. ^ a b West Green, 1997,  p. 120.
  23. ^ a b Saeed, 2006,  p. 152.
  24. ^ Saeed, 2006,  p. 154.

Bibliografia

Voci correlate

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