Prigione di via Łącki
Il Museo nazionale-Memoriale delle vittime dei regimi di occupazione, detto anche prigione di via Łącki (in ucraino Тюрма на Лонцького?, Tjurma ha Lonc'kogo) è un ex centro di detenzione di Leopoli che per tutto il XX secolo è stato utilizzato principalmente come prigione politica dai regimi polacco, sovietico e nazista.[1] Il museo ospita una sede principale del Centro di ricerca del Movimento di Liberazione.[1] NomeIl nome della prigione deriva dall'antico nome della strada su cui si trovava l'ingresso principale. Precedentemente conosciuta in polacco come ulica Eliasza Łąckiego (Via Łącki) e oggi conosciuta in ucraino come vulycja Karla Brjullova (via Brjullova), la strada è una traversa della via principale vulytcja Stepana Bandery (via Bandera). La via Łącki era dedicata a Eliasz Jan Łącki, un eroe di guerra polacco dell'assedio di Leopoli del 1672 durante la guerra polacco-ottomana (1672-1676). StoriaIl complesso fu costruito tra il 1889 e 1890 all'incrocio di ulica Sapiehy (oggi vulycja Bandery) con ulica Kopernika su progetto dell'architetto Józef Kajetan Janowski. È costruito in stile neorinascimentale e originariamente era stato destinato all'ufficio principale della gendarmeria austro-ungarica della città. La parte in cui si trovava effettivamente la prigione fu costruita subito dopo la prima guerra mondiale tra il 1918 e il 1920, quando Leopoli faceva parte della Seconda Repubblica di Polonia.[1] La parte della prigione ospitava il quarto dipartimento dell'ufficio del comandante principale della Polizia di Stato, uno dei quali includeva l'ufficio per la lotta contro le organizzazioni "anti-governative" quali l'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, il Partito Comunista dell'Ucraina occidentale e altri. Ufficiosamente la prigione era destinata ai prigionieri politici. Nel 1935 i dipendenti della polizia furono acquartierati nell'edificio, mentre il carcere fu trasformato in un centro di detenzione.[1] Con l'inizio della seconda guerra mondiale nel 1939 e con la spartizione della Polonia tra la Germania nazista e l'Unione Sovietica, la prigione fu trasformata nel carcere n. 1 del Commissariato del popolo per gli affari interni (NKVD) con capienza di 1 500 prigionieri. Durante l'invasione nazista dell'Unione Sovietica nel giugno 1941, gli agenti dell'NKVD spararono a circa 1 000 prigionieri.[1] Tra il 1941 e il 1944 l'edificio fu utilizzato come centro di detenzione della Gestapo e ospitò un ufficio dell'Einsatzgruppen delle Sicherheitsdienst (SD).[1] Dal 21 al 26 luglio 1941 nella prigione venne detenuto il primo ministro polacco Kazimierz Bartel.[2] Durante il periodo sovietico l'edificio ospitò un carcere punitivo e repressivo gestito da NKVS, MGB e KGB. Con l'indipendenza dell'Ucraina avvenuta nel 1991 gli uffici del KGB vennero liquidati lasciando soli i prigionieri. Ospitò poi il dipartimento di polizia distrettuale e l'ufficio cittadino dei servizi di sicurezza nazionali (SBU).[1] Nel 2006, grazie al lavoro congiunto del dipartimento SBU dell'oblast' di Leopoli con la pubblica cittadinanza, venne istituito il Museo nazionale e commemorativo delle vittime dei regimi di occupazione. Fu inaugurato ufficialmente nel 2009 come Centro di ricerca del Movimento di Liberazione.[1] Note
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