Pompeo Angelotti
Pompeo Angelotti (Rieti, 1º novembre 1611 – Sezze, 2 marzo 1667) è stato uno storico e vescovo cattolico italiano. BiografiaDi nobile famiglia, nacque a Rieti da Girolamo e Luisa Catilina.[1] Studiò diritto, divenendo dottore in utroque iure,[2] e intraprese la vita sacerdotale.[1] Dopo aver saputo che il cardinale Gianfrancesco Guidi di Bagno sarebbe stato nominato vescovo di Rieti iniziò a scrivere la Descrittione della città di Rieti, opera che dedicò al cardinale e pubblicò nel 1635 a Roma dopo le ultime correzioni ed ampliamenti in cui fu aiutato da Gabriel Naudé.[1] Quest'opera, costituita di nove capitoli, contiene molte notizie sulla topografia e sui monumenti della città, nonché una cronotassi dei vescovi reatini; insieme al De antiquitatibus Italiae et urbis Reatis di Mariano Vittori e all'Erario reatino di Loreto Mattei ci fornisce un quadro completo della Rieti dell'epoca. Fu un punto di riferimento per la storiografia locale e non, che spesso utilizzò il suo lavoro come punto di partenza per ulteriori ricerche, come nel caso di Ferdinando Ughelli per la sua Italia Sacra.[1] La Descrittione fu tradotta in latino e annotata dall'Havercamp nella Collezione Burman ed in quella del Tesoro delle antichità del Grevio.[1] Nel 1636 ottenne i benefici di San Giovanni nel duomo di Rieti e di Santa Maria del Monumento a Castel Rocchiano.[1] In seguito ottenne il canonicato presso il duomo di Rieti; nel 1638 divenne uditore e commissario della Prefettura degli Archivi a Roma e, nel 1643, canonico teologo del capitolo del duomo reatino.[1] Fu inoltre luogotenente del governatore di Roma.[2] Dal 1646 al 1653 fu commissario generale della Reverenda Camera Apostolica del Ducato di Ferrara.[3][1] Nel ducato estense, dal 1647 al 1658,[3] si occupò della realizzazione di una grande mappa delle valli di Comacchio, tesa a legittimare il dominio della Santa Sede su quei territori e a screditare le pretese estensi; la carta è oggi considerata un capolavoro sia per la ricchezza di dettagli che per il suo valore artistico.[4] L'Angelotti raccolse le motivazioni storiche e giuridiche che nel contenzioso favorivano la Santa Sede in una relazione pubblicata nel 1658.[3] Tornato a Rieti, nel 1660 ottenne il canonicato della chiesa di San Michele Arcangelo.[1] Il 15 dicembre 1664 fu nominato vescovo di Terracina, Sezze e Priverno da papa Alessandro VII, incarico che mantenne per poco più di due anni fino alla morte.[1] È sepolto nella basilica cattedrale di Santa Maria di Sezze; la sua tomba riporta l'iscrizione:[2] «D.O.M. Opere
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