Il nome generico (Plantago) deriva dalla parola latina "planta" che significa "pianta del piede" e fa riferimento alle piatte foglie basali di questa pianta simili a "piante di un piede".[2][3] L'epiteto specifico (argentea) deriva dal latino e significa "argentata" e fa riferimento ai riflessi delle foglie.[4][5][6]
Il nome scientifico della specie è stato definito dal botanico francese Dominique Chaix (1730-1799), sacerdote e parroco di Les Baux, frazione di La Roche-des-Arnauds, nelle Hautes-Alpes nella pubblicazione "Histoire des Plantes de Dauphiné: Contenant une Préface Historique, un Dictionnaire des Termes de Botanique, les Classes, les Familles, les Genres, & les Herborisations des Environs de Grenoble, de la Grande Chartreuse, de Briançon, de Gap & de Montelimar. Paris - 1: 376. 2: 302" del 1786.[7]
Descrizione
Le piante di questa voce hanno una altezza variabile da 2 a 5 dm. La forma biologica è emicriptofita rosulata (H ros), ossia in generale sono piante erbacee acaule, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e hanno le foglie disposte a formare una rosetta basale. Sono piante proterogine (gli ovuli maturano prima del polline per evitare l'autofecondazione in quanto sono piante soprattutto anemogame). In genere la pubescenza è formata da peli semplici.[6][8][9][10][11][12]
Radici
Le radici sono secondarie da un rizoma legnoso con portamento verticale o obliquo e sono caratteristicamente ingrossate (fino a 1 mm); sono inoltre diritte e più o meno parallele.
Fusto
La parte aerea della pianta consiste in uno o più assi fiorali (= scapi) allungati e privi di foglie. Gli scapi sono eretti con striature indistinte.
Foglie
Le foglie sono tutte in rosetta basale con disposizione spiralata e sono persistenti per tutto l'anno. Nella parte inferiore (da 1/2 a 3/5 della lunghezza) si restringono in una specie di picciolopubescente; quella superiore è allargata con forme lineari-lanceolate (o strettamente lanceolate), bordi interi o con debolissimi denti distanziati. La pagina fogliare è percorsa da alcune (3 - 5) evidenti venature parallele ed è pubescente più o meno argentino-sericea. Le stipole sono assenti. Dimensione della lamina: larghezza 0,5 – 1 cm; lunghezza 10 – 17 cm. Dimensione delle brattee: 3,5 – 5 mm.
Infiorescenza
Le infiorescenze sono delle spighe composte da fiori riuniti in gran numero; i fiori sono sessili, piccoli e ridotti in ogni elemento. Le spighe hanno delle forme ovoidali compatte. Nell'infiorescenza sono presenti delle bratteecarenate a forma ovato-acuminata, piatta con nervatura centrale presente solamente nella metà inferiore e margini scariosi. Dimensione della spiga: larghezza 5 mm; lunghezza 10 –15 mm. Dimensioni delle brattee: larghezza 2 - 2,3 mm; lunghezza 3 – 4 mm.
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X oppure *, K (4-5), [C (2+3) oppure (4), A 2+2 oppure 2] G (2), (supero), capsula.[8]
Calice: il calice formato da 4 sepali è gamosepalo e attinomorfo a forma di tubo terminante con 4 denti (la parte terminale dei quattro sepali). I sepali possono essere leggermente riuniti 2 a 2; quelli anteriori sono saldati in unica lamina bilobata; quelli posteriori sono liberi e ottusi. Il calice è inoltre persistente. Lunghezza dei sepali: 2,5 - 3,8 mm.
Corolla: la corolla formata da 4 petali è gamopetala e attinomorfa (in realtà i petali da 5 sono diventati 4 per fusione dei due petali superiori). La corolla termina in un tubo allungato, liscio e senza peli, con 4 lobi patenti e ialini. I lobi hanno delle forme ovalo-lanceolate, sono apicolati e glabri. Lunghezza del tubo: 3 - 3,5 mm. Il lobi sono larghi da 0,7 a 1,5 mm e lunghi 2 – 3 mm.
Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario biloculare; ma possono essere presenti da 1 fino a 4 loculi). In ogni loculo si trova uno o più ovuli a placentazioneassile (se il loculo è uno solo, allora la placentazione può essere libera, centrale o basale). Gli ovuli hanno un solo tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[13] Lo stilo è unico, filiforme con uno stigma cilindrico o usualmente bilobo (a volte lo stigma è piumoso). Il disco nettario è assente (l'impollinazione è soprattutto anemogama).
Fioritura: da giugno ad agosto.
Frutti
I frutti sono delle capsule da ovoidi a ellissoidi con deiscenza trasversale (opercolata, ossia con coperchio) in parte nascoste dai sepali persistenti. I semi hanno la faccia interna concava e sono pochi (1 o 2). I cotiledoni sono paralleli al lato ventrale. Lunghezza dei semi: 3 mm
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria), ma anche da uccelli.[8]
Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono i prati aridi su calcare. Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.[15]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 300 fino a 2000 ms.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino Plantago argentea appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]
Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
Classe: Festuco-Brometea
Ordine: Ononidetalia striatae
Alleanza: Ononidion striatae
Areale italiano
Per l'areale italiano completo Plantago argentea appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]
La famiglia di appartenenza della specie (Plantaginaceae) comprende 113 generi e 1800 specie[8] (114 generi e 2100 specie[10] o anche 90 generi e 1900 specie[19] secondo altre fonti) ha una distribuzione più o meno cosmopolita ma con molti taxa distribuiti soprattutto nelle zone temperate e nell'areale mediterraneo. Il genere Plantago si compone di oltre 250 specie una trentina delle quali sono presenti nella flora spontanea italiana. All'interno della famiglia Plantaginaceae il genere è descritto nella tribù Plantagineae.[20]
La specieP. argentea appartiene al Gruppo di P. lanceolata[6] definito da alcuni caratteri comuni come la forma delle foglie lanceolato-lineari con bordi interi e scapi allungati spesso striato-scanalati. Il gruppo è formato dalle seguenti specie (oltre a quella di questa voce): Plantago lanceolata L e Plantago altissima L. Di seguito sono indicate le differenze morfologiche più evidenti tra queste tre specie:
P. lanceolata: la radice principale è suddivisa in radichette secondarie sottili (quasi capillari e contorte).
P. altissima: le radici secondarie sono grosse da una rizoma orizzontale; lo scapo è distintamente solcato; le foglie sono glabre; le brattee sono lunghe 6 – 7 mm.
P. argentea: le radici secondarie sono grosse da una rizoma verticale o obliquo; lo scapo è debolmente solcato; le foglie sono argenteo-sericee; le brattee sono lunghe 3,5 – 5 mm.
Dal punto di vista ecologico mentre P. lanceolata è sinantropica, le altre due specie vivono nella vegetazione naturale. E probabilmente non formano neppure un complesso poliploide in quanto P. lanceolata e P. altissima sono diploidi con 2n = 12, mentre P. argentea è esaploide con 2n = 72[6] (altre fonti per P. argentea forniscono il valore 2n = 12[21]).
Sottospecie
Per questa specie è riconosciuta come valida la seguente sottospecie:[14][16]
Dal punto di vista fitosociologico la sottospecie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[22]
Macrotipologia: vegetazione delle praterie
L'alleanza Saturejion subspicatae include le praterie xerofile e rupicole caratterizzate da elevata aridità e marcata eliofilia delle specie. Sono correlate a suoli primitivi o minerali, oligotrofici, su rocce compatte, nel piano bioclimatico supramediterraneo e distribuite fino al piano mesotemperato superiore (200–900 m) dei rilievi prealpini. La distribuzione di questo areale si estendono dal litorale croato-dalmatico alle propaggini calcaree delle Alpi sudorientali. Le entità associate a questa alleanza hanno una distribuzione sudesteuropea e illirica. Alcune comunità di questa alleanza possiedono caratteristiche di praterie borigene primarie e possono quindi essere considerate stabili o lungamente durevoli in quanto localizzate in zone soggette a venti di bora che ne impediscono l'incespugliamento; altre si configurano come praterie secondarie, originate dall'azione dell'uomo e mantenute attraverso pascolamento.[23]
Sinonimi
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[16]
Plantago capitata Sternb.
Plantago serpentinicola Rech. f. & Goulimy
Altre notizie
La piantaggine argentata in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:[15]
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 51.5.1 ALL. GENISTION LOBELII MOLINIER 1934. URL consultato l'11 gennaio 2016.
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. Plantago argentea subsp. liburnica. URL consultato il 12 gennaio 2016.
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 51.4.2 ALL. SATUREJION SUBSPICATAE (HORVAT 1974) HORVATIC 1975. URL consultato il 12 gennaio 2016.
David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 12 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 144, ISBN 88-7621-458-5.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 493, ISBN 978-88-299-1824-9.
Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.