PittacoPìttaco (Mitilene, 640 a.C. circa – 570 a.C. circa) è stato un filosofo e politico greco antico che fu parte del gruppo dei Sette Sapienti. BiografiaLe notizie sulla sua vita ci sono note soprattutto dalla biografia di Diogene Laerzio, che lo dice figlio di Irradio, un tracio.[1] Partecipò alle lotte civili per il controllo del governo di Mitilene: insieme con i fratelli del poeta Alceo, Antimenide e Cici, guidò la congiura che rovesciò la tirannia di Melancro, intorno al 612 a.C.[2] Guidò subito dopo le guerre contro gli Ateniesi: la leggenda sostiene che avrebbe ucciso a singolar tenzone il generale ateniese Frinone, avvolgendolo in una rete.[3] A capo di Mitilene subentrò Mirsilo, alleato di Pittaco, secondo quanto riferisce un frammento di un carme di Alceo.[4] Alla morte di Mirsilo, nel 590, Pittaco gli succedette come esimneta, assumendo il potere in città e detenendolo per dieci anni prima di ritirarsi a vita privata. Sua moglie era sorella di Dracone, aristocratica, e lo trattava con alterigia, perché di condizione superiore alla sua.[5] A questo proposito, un epigramma di Callimaco riporta che a un giovane che gli domandava quale donna si dovesse sposare, se di condizione simile o superiore alla propria per nascita e ricchezze, Pittaco indicasse un gruppo di ragazzi invitandolo a seguire i loro consigli. Il giovane vide che i ragazzi, nei loro giochi con le trottole, dicevano: "Avanza dietro le loro orme!" e "Prendi quella alla tua portata!" e così capì chi scegliere.[6] Lo storico latino Cornelio Nepote narra che, quando i Mitilenesi volevano offrirgli innumerevoli iugeri di campi da coltivare, lui li implorò dicendo: «Vi prego, non datemi ciò per cui molti mi disprezzerebbero, che i più desidererebbero anche. Per cui non voglio tra questi un territorio più ampio di cento iugeri, che indicano sia la mia moderazione d’animo che la vostra volontà». Si dice che abbia perdonato l'assassino di suo figlio Tirreo, affermando che "Il perdono è migliore del pentimento"[7] e abbia fatto rilasciare il poeta Alceo, suo avversario politico,[8] dicendo che "Il perdono è migliore della vendetta".[9] Dimostrò disinteresse per le ricchezze: quando Creso, re di Lidia, gli offrì dei beni, rifiutò sostenendo di possedere già il doppio di quanto gli bisognasse, avendo ereditato dal fratello, morto senza figli.[10] Analogamente, quando i suoi concittadini gli offrirono molte migliaia di acri di terreno, Pittaco ne accettò solo un centinaio.[11] Emanò una legge che aumentava le pene per i reati commessi in stato di ubriachezza;[12] compose un'opera, In difesa delle leggi, e circa seicento versi elegiaci; si ricorda un carme:[13] «Con l'arco e la faretra colma di frecce MassimeDi Pittaco si tramandano alcune massime: (GRC)
«Πιττακὸς ᾿Υρραδίου Λέσβιος ἔφη• (IT)
«Pittaco, figlio di Hyrras, da Lesbo, disse: (LA)
«i) Loqui ignorabit, qui tacere nesciet. (IT)
«1. "Non sa parlare chi non sa tacere." Note
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