Piero del PollaioloPiero del Pollaiolo o Piero Benci (Firenze, 1441/1442 – Roma, 1485-1496) è stato un pittore italiano. Fratello minore del più noto Antonio del Pollaiolo, Piero è da sempre stato nell'ombra di quest'ultimo, tanto che il corpus delle sue opere non risulta ben chiaro, con attribuzioni ancora oggi altalenanti tra i due fratelli. Distinzione col fratelloCome fa notare Aldo Galli[1], il primo a confondere, e in un certo modo anche a fondere, le due figure fu Giorgio Vasari, nel tracciare la sua biografia: in una visione come quella del pittore e architetto aretino, la pittura era posta al culmine della pratica di un artista, la disciplina, per così dire, più nobile e nobilitante, mentre la pratica di orafo poco si scostava dall'artigianato. La scultura aveva una posizione intermedia. Piero nella biografia vasariana ha un ruolo da comprimario ed è preso in considerazione solamente come colui che ha avviato Antonio alla nobile pratica della pittura: Vasari finì per assegnare ad Antonio molte delle opere pittoriche che invece spettavano al fratello minore, quali ad esempio, il Martirio di san Sebastiano, oggi alla National Gallery di Londra. Vasari cala un velo di silenzio perfino su una delle opere più note di Piero, la grande pala di altare per la chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano, che pur doveva conoscere avendo descritto gli affreschi con le Storie della vita di sant'Agostino di Benozzo Gozzoli nel coro della stessa chiesa: ma quest'opera, sulla quale campeggiava a caratteri cubitali "OPUS PIERI POLAIOLI FLOR. A.D. MCCCCLXXXIII", poteva inficiare la sua ricostruzione della figura di Antonio. Biografia e opereIl maestro presso il quale Piero apprese l'arte della pittura non ci è ancora noto: Andrea del Castagno, indicato dal Vasari, non risulta possibile per i limiti cronologici che questa scelta pone. Molto probabilmente, come Galli suggerisce, Alesso Baldovinetti potrebbe essere il candidato più idoneo. L'attività giovanile è tutta da definire: il San Michele che assale il drago del Museo Bardini di Firenze, tela in pessimo stato di conservazione, potrebbe essere la prima opera a noi nota. Databile nella seconda metà degli anni cinquanta del Quattrocento è la tavola con l'arcangelo Raffaele e Tobiolo, oggi alla Galleria sabauda di Torino, ricordata da Vasari appesa ad un pilastro della chiesa di Orsanmichele a Firenze: ritrovata da Gaetano Milanesi nel palazzo dei Tolomei a Firenze, in via Ginori, fu acquistata nel 1865 dal barone Hector de Garriod per la Galleria sabauda. La prima committenza importante riguarda senz'altro la Cappella del Cardinale del Portogallo nella basilica di San Miniato al Monte a Firenze. Il pagamento effettuato il 20 ottobre 1466 a tutti e due i fratelli Pollaiolo senza distinguere chi abbia realizzato cosa, farebbe pensare che le opere siano state condotte da Piero e che Antonio sia stato incluso inizialmente come garante del fratello minore. Per la cappella, Piero realizzò una tavola d'altare con i Santi Vincenzo, Giacomo ed Eustachio, oggi agli Uffizi, e sostituita in loco da una copia, più due angeli reggi-cortina, ad affresco, nella parete dietro alla tavola. Forse la figura centrale di san Giacomo, dalla vibrante linea e dal denso colorismo del panneggio, è opera di Antonio. Grazie a queste opere, Piero nell'estate del 1469 ricevette dal Tribunale della Mercanzia la commissione per una pala raffigurante la figura allegorica della Carità, oggi agli Uffizi. Alla fine dell'anno il Tribunale, vista l'opera finita, si disse tanto soddisfatto da commissionare a Piero un intero ciclo di sette virtù (teologali e cardinali): il Verrocchio, artista assai in voga in quel momento anche per la preferenza accordatagli dai Medici, cercò di subentrare, ma invano, in questa commissione. Tuttavia, forse per la lentezza con cui i lavori precedevano - Piero avrebbe dovuto consegnare due Virtù finite ogni due mesi - Sandro Botticelli riuscì ad avere l'incarico per dipingere la Fortezza, la quale, una volta terminata, dovette porre più di un dubbio ai committenti su chi dovesse realizzare le virtù mancanti: dovette intervenire Antonio in favore del fratello per fare in modo che il contratto fosse rispettato. Oggi le sei virtù di Piero e la Fortezza di Botticelli sono tutte esposte agli Uffizi. Le opere fin qui eseguite da Piero dovettero tuttavia impressionare Lorenzo il Magnifico il quale gli commissionò il Ritratto di Galeazzo Maria Sforza, oggi agli Uffizi, venuto in visita a Firenze nel 1471, e che il Medici tenne sempre nella sua camera. Successivo è il capolavoro di Piero, il Martirio di San Sebastiano, oggi alla National Gallery di Londra, dipinto nel 1475 per l'altare dell'oratorio di San Sebastiano che la famiglia Pucci possedeva nella Basilica della Santissima Annunziata, sempre a Firenze: la composizione è sottoposta ad un più rigido controllo geometrico, pur senza rinunciare alla consueta naturalezza delle pose e dei movimenti. Bellissime le figure dei quattro arcieri in primo piano, raffigurati in base a due pose speculari, di cui i due alle estremità intenti a scoccare la freccia e i due al centro nell'atto di ricaricare la balestra, in perfetto equilibrio rispetto all'asse centrale costituito dal palo a cui è legato il santo. Appartenente allo stesso periodo (1470 - 1480 circa) è anche la tavola con Apollo e Dafne, anch'esso alla National Gallery di Londra. Dopo il successo del Martirio di san Sebastiano seguì un periodo un po' difficile per Piero con commissioni che di fatto sfumano a favore di Leonardo da Vinci, Domenico Ghirlandaio o Sandro Botticelli. Nel 1483 realizzò la citata tavola con l'Incoronazione della Vergine per la chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano. Dello stesso periodo (1480 - 1485) anche la ricchissima Annunciazione di Berlino (Staatliche Museen) di cui ignoriamo la destinazione originaria. La grande tela con Sant'Antonio in adorazione del Crocifisso, nel Museo di San Marco a Firenze pone qualche difficoltà d attribuzione. Resta comunque plausibile una datazione intorno al 1483. L'ultima notizia che abbiamo è datata 18 novembre 1485: Piero viene pagato per una tavola, non identificata, da collocare nella Cappella del Corpus Domini della Cattedrale di Pistoia. Il fratello Antonio nel dettare testamento nel novembre 1496 lo ricorda defunto da tempo. Attribuiti ai fratelli Pollaiolo sono anche una serie di ritratti femminili di profilo (Berlino, Staatliche Museen; New York, Metropolitan Museum; Firenze, Uffizi; Boston, Isabella Stewart Gardner Museum), il più celebre dei quali, Ritratto di donna di profilo del Museo Poldi Pezzoli di Milano, è stato riferito ad Antonio (anche se non con certezza assoluta - cfr. Aldo Galli, 2005, p. 35). Opere
Note
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