Palazzo Terzi (Bergamo)
«uno degli angoli più belli d'Italia, una delle molte piccole sorprese e gioie per le quali vale la pena di viaggiare» Il palazzo Terzi del XVII secolo si trova al limite della rocca della parte alta di Bergamo, ed è il più importante palazzo barocco della città. La storiaPalazzo Terzi fu costruito per volontà della famiglia Terzi, a testimonianza del rango sociale raggiunto nella città orobica. La famiglia, di origine ghibellina il cui capostipite certo Terzo proveniva dalla Val Cavallina, era presente in Bergamo già alla fine del primo millennio diventando importante protagonista della vita della città. Nella famiglia alcuni intrapresero la carriera ecclesiastica, da ricordare Giroldo Terzi, arciprete di Clusone[2] e Giovanni Terzi teologo a Pavia e tra i partecipanti del Concilio di Trento. Il palazzo venne costruito in occasione di due matrimoni, il primo nel 1631 fra il marchese Luigi Terzi e la giovane Paola Roncalli, con la formazione della facciata e dell'ala meridionale; un secolo dopo, il matrimonio fra il marchese Gerolamo Terzi e Giulia Alessandri ampliandone la terrazza sottostante. L'esiguità degli spazi di Bergamo alta, furono il problema da risolvere per la costruzione di questo e altri palazzi, che avrebbero dovuto rappresentare le famiglie importanti della città. Il palazzo venne costruito sopra un'area precedentemente demolita, recuperandone una parte, e riuscendo a inserirsi nello spazio tra l'orto di Palazzo Lupi (in seguito Recuperati) e sul lato opposto al limite del dirupo che definisce città alta, nei sotterranei del palazzo sono visibili resti dei precedenti edifici medioevali. La ricostruzione cronologica dei lavori eseguiti e degli artisti e artigiani che in molti si sono susseguiti per realizzare il palazzo e tutte le decorazioni è stata possibile grazie alle annotazioni dei pagamenti rinvenute nell'archivio della famiglia Terzi.[3] Architettura«“Incantevole e superba bellezza” Mirò Henry Beyle/Nei luoghi di questa città ov'ebbe dimora nei giorni pratili dal 2 maggio al 24 giugno 1801 il giovin Stendhal/gli amori di Zelinda e Lindoro/ qui volgendo nell'idioma natio con l'ardente cuore chei voler dire italiano» L'ingresso del palazzo si trova nella piazzetta Terzi, creata con l'ampliamento del vicolo preesistente mediante la demolizione di una parte del palazzo del Conte Recuperati su disegno di Filippo Alessandri nel 1747[4], di fronte all'ingresso, posta in una nicchia, la statua dell'Architettura, con due putti raffiguranti l'estate e la primavera, opera di Giovanni Antonio Sanz, piazzetta che tanto piacque a Hermann Hesse nella sua visita a Bergamo. Tantissimi furono gli artisti che lavorarono nel palazzo, affrescandolo e ornandolo di stucchi e tele.
«per giornate tre fatte in casa dietro la cornice del quadro del pittor Capella ed assi di tiglio» Il dipinto del Capella, conosciuto come Trionfo di Giunone o meglio Iride che incorona Giunone fu pagato 370 lire come risulta dal documento datato 20 maggio 1759.
Anche la sala della Musica fu progettata da Filippo Alessandri, sala di piccole dimensioni destinata ai concerti e piccoli intrattenimenti musicali della famiglia.[10]
Caniana realizzò anche gli intarsi dia dei pavimenti nonché di delle specchiature lignee poste sott le finestre. Il contratto risulta firmato il 3 dicembre 1740: «Adì, e dicembre del 1740 Hoggi doppo molti discorsi e proferte restò ultimato il contratto col Sig, Gio. Batta. Cagnana d'Alzano di fare il pavimento giust'il disegno esibito nella camera delli Specchi e di ponervi esso Sig. Cagnana tutto l'occorrente, à riserva della sofitta riustica che sarà fatta à spese di detti Marchesi contravelli ed Assi di Peghera di 4 alla ea, per pezzo di ducatti duecento da lire sei, e soldi quattro l'uno; ed d più essendo fatta e terminata l'opera à questo e soddisfazione di detti Marchesi di dare al suddetto Sig, Cangnana una doncena di ducati del suddetto valore e ne lascio memoria ad ogni buon fine» L'importante lavoro fu realizzato con la collaborazione dei due figli del Caniana: Giuseppe e Caterina. Il pavimento intarsiato conferma la grande capacità artistica, architettonica del Caniana.[16] Da ricordare la sala del Soprarizzo, con affreschi del Carpoforo Tencalla con l'Aurora che scaccia il sonno del 1664 con cornice di Domenico Ghislandi. In questa sala nel 1862 venne nascosta agli austriaci la bandiera tricolore della Guardia Nazionale di Bergamo Alta[17]. Il pittore Giuseppe Orelli realizzò il grande affresco Allegoria delle arti e delle scienze conosciuto anche come Apollo e le Muse che per la sua complessità conferma la capacità e le conoscenze che l'artista aveva sia sotto l'aspetto artistico che di cultura generale, probabilmente aiutate dalla vicinanza del committente Antonio Terzi, con Mario Lupo, vicinanza confermata anche dalla fitta corrispondenza neli anni tra il 1761 e il 1784.[18] Il dipinto raffigura l'immagine di Apollo con la corona d'alloro seduto su di un grande masso, avvolto in un mantello che è mosso dal vento. Accanto siede una donna che raffigura la «Retorica» che regge uno scettro e un libro, a sinistra l'«Astrologia» avvolta in un manto celeste e incoronata da un diadema composto di tante stelle. Questa ha le ali a indicare la sua attenzione alle cose celesti. Nelcielo tra le bianche nuvole volano due cherubini: uno regge uno specchio e il globo con un triangolo a indicare la «Scienza» mentre il secondo. La «Matematica» ha le sembianze di donna con abito trasparente che mostra il seno a indicare la sua parte importante tra le muse, perché nulla è possibile, nessun calcolo, senza le regole matematiche. La donna regge un compasso con cui misura alcune figure geometriche disegnate su di una tavola retta da un fanciullo, a indicare che la matematica va iniziata fin dalla giovane età. La «Pittura», la «Scultura» e la «Botanica» sono raffigurate in tre bambini che giocano con gli strumenti delle rispettive scienze.[19] Ultimo è un putto che raffigura la «Dottrina» intento a fustigare l'«ignoranza di tutte le cose». Sarà questa la prima opera realizzata dall'artista in Bergamo come risulta dalla ricevuta di pagamento.[20] Il palazzo e le sale sono visitabili con visite guidate. Note
Bibliografia
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