Ossibutinina
L'ossibutinina od oxibutinina è una molecola dotata di proprietà di tipo anticolinergico. Come farmaco viene utilizzata per alleviare disturbi vescicali e delle vie urinarie, in particolare la minzione eccessivamente frequente e l'incapacità di controllare la minzione (la cosiddetta incontinenza urinaria da urgenza). L'effetto è ottenuto grazie a una riduzione degli spasmi muscolari della vescica. La molecola è un antagonista competitivo dei recettori muscarinici di tipo M1, M2 e M3 dell'acetilcolina. Ha anche un effetto spasmolitico diretto sulla muscolatura liscia della vescica come un calcio-antagonista ed un anestetico locale,[1] ma a concentrazioni di gran lunga superiori a quelle normalmente utilizzate nella pratica clinica. In Italia il farmaco è venduto dalla società farmaceutica Jannsen-Cilag con il nome commerciale di Lyrinel e dalla società Sanofi-Aventis con il nome commerciale di Ditropan, nella forma farmaceutica di compresse da 5 mg. È inoltre commercializzato da numerose altre società come farmaco equivalente, tra cui Mylan generics con il nome di Myurodelta. In Italia la società farmaceutica Nicobrand Limited rende anche disponibile con il nome commerciale di Kentera una formulazione costituita da un cerotto transdermico contenente 36 mg di ossibutinina. FarmacodinamicaL'ossibutinina esercita sulla muscolatura liscia un'attività di tipo antispastico diretta ed un'azione antimuscarinica. Studi sperimentali eseguiti sul muscolo pubo-vescicale di coniglio hanno messo in evidenza che l'ossibutinina presenta un quinto dell'attività anticolinergica dell'atropina ma nel contempo ha un'attività antispastica da quattro a dieci volte maggiore, se paragonata a quella esercitata dall'atropina. Il farmaco è privo di effetti antinicotinici, cioè non determina blocco a livello delle placche neuromuscolari o dei gangli del sistema nervoso autonomo. FarmacocineticaDopo assunzione per via orale l'ossibutinina viene assorbita dal tratto gastrointestinale. Il farmaco si distribuisce ampiamente nei tessuti a seguito dell'assorbimento sistemico. La concentrazione plasmatica massima (Cmax) viene raggiunta dopo circa 2 ore dalla assunzione (Tmax). La biodisponibilità assoluta per la formulazione in compresse è intorno al 6% (con un range che varia tra 1.6 e 10.9%). Esistono ampie variazioni interindividuali nei parametri farmacocinetici. Quando l'ossibutinina è somministrata con il cibo si determina un leggero ritardo nell'assorbimento ed un aumento della sua biodisponibilità. Usi cliniciL'ossibutinina è indicata nel trattamento dei disturbi della minzione conseguenti ad iperattività del muscolo detrusore della vescica. In particolare trova impiego nei soggetti affetti da instabilità vescicale, vescica neurologica, enuresi,[2][3][4] incontinenza da urgenza, alterato controllo della minzione per deterioramento neuro-vascolare su base arteriosclerotica o secondario a diabete mellito, pollachiuria diurna e notturna (non ostruttiva), tenesmo e spasmi vescicali. Viene anche utilizzata come farmaco coadiuvante nella terapia delle cistiti di varia origine e nei disturbi della minzione su base psicosomatica. In letteratura medica esistono diversi studi che dimostrano l'efficacia dell'ossibutinina nella terapia dell'iperidrosi (eccessiva sudorazione).[5][6] L'ossibutinina è spesso utilizzata per risolvere gli spasmi vescicali, conseguenti alla chirurgia urologica, come nella prostatectomia. Inoltre è utile per ridurre lo svuotamento vescicale involontario nei bambini affetti da mielomeningocele Effetti collaterali ed indesideratiNel corso del trattamento possono verificarsi disturbi gastrointestinali tra cui nausea, vomito, secchezza delle fauci, reflusso gastroesofageo, anoressia, diarrea o costipazione, senso di gonfiore e tensione addominale, disturbi addominali aspecifici. Frequenti anche i disturbi neurologici e psichiatrici: cefalea, capogiri, vertigine, sonnolenza oppure insonnia, convulsioni, allucinazioni, agitazione psicomotoria, confusione mentale, ansia, paranoia e delirio. A completare gli effetti indesiderati cardiopalmo, aritmie cardiache, offuscamento della vista, secchezza oculare, midriasi, cicloplegia, ipertensione oculare, ritenzione di urina. N-desetilossibutinina è un metabolita attivo dell'ossibutinina. Si ritiene che questo metabolita sia responsabile di gran parte degli effetti avversi associati con l'uso del farmaco.[7] ControindicazioniIl farmaco è controindicato in soggetti con ipersensibilità nota al principio attivo oppure ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Non deve essere somministrato a pazienti con patologia urinaria di tipo ostruttivo, con possibile evoluzione in ritenzione d'urina, ostruzione parziale o completa del tratto gastroenterico, ernia iatale, malattia da reflusso gastroesofageo, condizioni severe di ridotta motilità gastrointestinale (atonia intestinale, ileo paralitico), megacolon, megacolon tossico, colite ulcerativa e miastenia grave. Dosi terapeuticheNegli adulti la dose normalmente suggerita è di 5 mg, equivalenti ad una compressa, due o tre volte al giorno. Il dosaggio massimo consigliato e che è bene non oltrepassare è pari a 20 mg suddivisi in quattro somministrazioni. SovradosaggioIn caso di intossicazione da ossibutinina si possono riscontrare sintomi prevalentemente a carico del sistema nervoso e cardio-respiratorio: irrequietezza, stato di agitazione psicomotoria, comportamento eccitato o francamente psicotico, ipotensione arteriosa, tachicardia, insufficienza cardiaca, insufficienza respiratoria, stato di coma. Può essere opportuno eseguire una lavanda gastrica, in particolare se a breve distanza dalla ingestione incongrua di farmaco, seguita da un'iniezione endovenosa lenta di 1–2 mg di fisostigmina, ripetibili in caso di necessità fino ad un totale di 5 mg. I sedativi (ad esempio il diazepam per via endovenosa) possono essere utilizzati per trattare l'eccitazione, mentre i betabloccanti per via endovenosa (propranololo e simili) trovano indicazione in caso di marcata tachicardia. La ritenzione urinaria può essere utilmente trattata tramite la cateterizzazione. Interazioni
ChimicaL'ossibutinina chimicamente presenta uno stereocentro. Il farmaco viene venduto come composto racemo. (R)-enantiomero, l'eutomero, è un anticolinergico più potente sia del racemo che di (S)-enantiomero. Quest'ultimo è essenzialmente privo di attività anticolinergica alle dosi normalmente utilizzate nella pratica clinica. Tuttavia, (R)-ossibutinina somministrata da sola non offre alcun particolare beneficio clinico rispetto alla miscela racemica. Le altre azioni della molecola, l'attività calcio antagonista e anestetica locale, non sono invece stereospecifiche.[12][13]
Note
Altri progetti
|
Portal di Ensiklopedia Dunia