Il nome Ofelia è una creazione letteraria, che fa la sua prima comparsa nell'Arcadia, un poema di Jacopo Sannazaro pubblicato a inizio Cinquecento, dove è portato da un personaggio maschile, un pastore (comunque scritto "Ofelia"). L'opera ebbe buona fortuna nella letteratura d'oltremanica, e il nome venne ripreso da Shakespeare che lo adoperò come femminile nell'Amleto, scritto circa un secolo dopo[1][2][3][4][6]. Sebbene l'Ofelia shakespeariana (nell'originale inglese Ophelia) sia un personaggio dal destino tragico, l'opera ebbe grande successo, promuovendo la diffusione del nome[1][2][3][7].
Dal punto di vista dell'etimologia, Sannazzaro lo coniò probabilmente sulla base del termine greco ὠφέλειᾰ (ōphéleia) o ὠφελία (ōphelíā), che vuol dire "aiuto", "soccorso"[1][3][4][5][7][8], oppure da termini correlati come ὄφελος (óphelos, "vantaggio", "aiuto")[2][6][9]. Nell'antica Grecia era attestato un nome maschile basato sullo stesso vocabolo, Ὀφέλας (Ophelas)[9].
Anche in Italia la diffusione è dovuta all'opera di Shakespeare, giunta nella penisola un centinaio d'anni dopo la sua prima rappresentazione, e alle sue varie trasposizioni cinematografiche; è attestato maggiormente al Nord e al Centro, mentre è molto raro al Sud[3][6].
Ophelia Pastrana, attivista, comica ed economista colombiana naturalizzata messicana
Il nome nelle arti
Ofelia è uno dei personaggi principali dell'Amleto, tragedia di William Shakespeare composta tra il 1600 e il 1602. Da questa figura prendono il nome due corpi celesti: Ofelia, un satellite di Urano, e l'asteroide 171 Ophelia.
^ab(EN) Ophelia, su Online Etymology Dictionary. URL consultato il 16 giugno 2020.
^ab(EN) Odoiteles - Opsios, su Etymologica: Deciphering Hellenic Names. URL consultato il 16 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2012).