OPLÀ, noi viviamo!
OPLÀ, noi viviamo! o OPLÀ, siamo vivi! (titolo originale tedesco Hoppla, wir leben!) è un'opera teatrale della Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) del drammaturgo tedesco Ernst Toller, scritto nel 1927 appena uscito dal carcere. Fu uno dei libri bruciati nei famigerati roghi di libri nazisti[1]. Trama«A che vale la sofferenza, la presa di coscienza di milioni di uomini, se già la generazione successiva vi è insensibile!» Nel 1919 Karl Thomas viene condannato a morte con la sua compagna Eva Berger e l'amico Wihelm Kilman per aver partecipato alla rivoluzione spartachista del 1918; dopo la grazia viene internato in un manicomio giudiziario da cui esce otto anni dopo nel 1927 trovando una Germania irriconoscibile.
I compagni di lotta con cui aveva condiviso il carcere, ottenuta la sospensione della pena, si sono integrati nella nuova società irrigidita e disumana dove la corruzione dilaga in un sistema basato su compromessi. Sospettato dell’omicidio dell’amico Kilman (diventato nel frattempo ministro), avvenuto invece per mano di un sicario della destra, viene giudicato pazzo si impicca. Oplà di Erwin PiscatorCon la regia di Erwin Piscator questo "Dramma della rivoluzione" viene rappresentato a Berlino il 3 settembre 1927 in occasione dell'inaugurazione del "Piscator - Bühne" diventando una pietra miliare nella storia del teatro.[2] Nella versione originale erano già previsti intermezzi cinematografici ma Piscator sconvolge il testo di Toller trasformandolo in una sceneggiatura.[3] Gli attori dialogano sulla scena con le figure di una proiezione cinematografica e con una voce diffusa dagli altoparlanti.[3] Tra le riprese in Italia:
Il drammaturgo britannico Mark Ravenhill ha basato il suo Some Explicit Polaroids (1999) sul dramma di Toller.[6] Curiosità
Note
Bibliografia
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