La parola nudibranchia viene dal latinonudus (nudo) e dalla parola grecabrankhia (branchia), e significa con le branchie nude. Il termine "lumache di mare" è spesso riferito ai nudibranchi, sebbene non tutte le lumache di mare appartengano allo stesso gruppo tassonomico dei nudibranchi. Ad esempio le lumache della famiglia Aglajidae sono spesso confuse con i nudibranchi per il loro aspetto vistoso ed i colori sgargianti.
Descrizione
I nudibranchi sono dotati di corpo morbido e flessibile. La forma adulta non ha conchiglia, che viene persa durante il primissimo periodo vitale, alla fine della vita planctonica, né dispongono quindi di opercoli[2].
Le forme e i colori possono variare enormemente, le dimensioni variano da 1 a 60 centimetri. Tra i nudibranchi si possono trovare le creature più colorate sulla Terra.
Hanno dei chemiorecettori sulla nuca, detti rinofori, usati come organi sensoriali. Talvolta presentano cerati sul corpo, piccole protuberanze del sistema digerente utilizzate anche per la respirazione.
L'adattamento evolutivo dei nudibranchi ha portato ad un'enorme varietà di forme e colori, sia a scopo mimetico che difensivo.
La riproduzione avviene per via sessuata interna, tramite copula. Tipicamente depongono le uova in spirali gelatinose o in velature nastriformi, spesso in prossimità o sopra le loro prede alimentari. Lo sviluppo dell'individuo avviene nell'uovo, che viene abbandonato dalla forma larvale, chiamata veliger e dotata di ciglia, che pratica una breve vita planctonica per poi perdere la conchiglia ed iniziare la vita bentonica.
Altri ancora, in particolare i nudibranchi del sottordine degli Aeolidacea, utilizzano le cellule urticanti delle loro prede per la difesa, dopo averle immagazzinate nei cerata dell'apparato digerente[2]. Un altro sistema di difesa, non molto diffuso ma rivoluzionario[2], è la produzione cutanea di sostanze tossiche per i possibili predatori. Alcune specie dei Dorididae, ad esempio, producono acido solforico, utilizzato anche da Hexabranchus sanguineus per la difesa delle ovature.
I nudibranchi possono sopravvivere virtualmente a tutte le profondità, dalla zona intertidale fino a profondità superiori ai 700 metri. La maggior parte delle specie vive in acque calde e poco profonde, sebbene siano state trovate specie anche ad una profondità di 2500 metri[10]. Sono animali bentonici, che si spostano sul fondale marino. Fanno eccezione i nudibranchi appartenenti al genere Glaucus, i quali galleggiano subito al di sotto della superficie marina, i nudibranchi pelagiciCephalopyge trematoides, i quali nuotano in colonne d'acqua[11][12], e Phylliroe bucephalum[13].
Nel 2017 gli stessi autori hanno proposto una radicale revisione della loro classificazione reintroducendo i tradizionali ranghi linneani al posto di cladi [16]. Tale nuova classificazione assegna ai Nudibranchi il rango di ordine, suddiviso in due sottordini: Cladobranchia e Doridina. Tale impostazione è quella attualmente seguita dal World Register of Marine Species (WoRMS)[1]. A questa classificazione si attiene Wikipedia in italiano.
I Nudibranchi sono molto amati dagli acquariofili ma in vasca, se non cibati correttamente, muoiono entro poco tempo.
Alcune specie tendono ad adattarsi molto bene in quanto sono polifaghe, altre ancora compaiono con il loro cibo sulle rocce vive. Le monofaghe sono quasi impossibili da allevare.
Egidio Trainito, Nudibranchi del Mediterraneo. Guida al riconoscimento dei molluschi opistobranchi, 2005ª ed., Milano, Il Castello, 2005, ISBN88-8039-438-X.
Egidio Trainito, Atlante di flora e fauna del Mediterraneo, 2005ª ed., Milano, Il Castello, 2005, ISBN88-8039-395-2.