Nicolò Castagna
Nicolò (o Niccolò) Castagna, barone di Monforte (... – Messina, 1424), è stato un nobile e politico italiano vissuto tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XV. BiografiaFiglio del dominus Stefano, ignota è la sua data di nascita, ed apparteneva ad antica nobile famiglia stabilitasi a Messina in epoca sveva.[1][2][3] Di professione mercante, in un documento dell'aprile 1394 compare col titolo di consigliere del re di Sicilia Martino il Giovane, di cui fu un fedele servitore.[3][1] Dal 1396 al 1404, fu tesoriere del Regno di Sicilia, e nel 1398-99, fu capitano della terra di Santa Lucia.[3] Castagna, esponente di primo piano della nobiltà civica di Messina, acquistò numerosi feudi, per gran parte situati nei pressi della città zancleana: nel 1398, acquistò Saponara, confiscata a Guglielmo Raimondo Moncada, marchese di Malta e Gozo; nel 1402 acquistò i feudi di Graniti, Nucifora e Granvilla, appartenuti ad Enrico Rosso, conte di Aidone; nel 1405, per 785 onze, da Giovanni Cruyllas, il feudo di Monforte, che gli procurò il titolo di barone.[4] Nel 1407, dovette però vendere il feudo di Biscari, nel Val di Noto, che possedeva dal febbraio 1397.[3] A lui appartenevano inoltre i feudi di Calvaruso, Rappano, Mauroianni, San Pietro Rocca, Murbano, Bauso, Sant'Andrea, Condrò.[3] Castagna fu Maestro Razionale del Regno nel 1404-11, ambasciatore del Regno di Sicilia nella Corona d'Aragona presso la corte del Re Ferdinando I nel 1412, stratigoto di Messina nel 1413-14, e su nomina fatta dal re Alfonso V d'Aragona, viceré di Sicilia nel 1421-22, insieme a Giovanni de Podio e Arnaldo Ruggero de Pallars, finché non venne sostituito da Ferdinando Velasquez.[3] Morì a Messina nel 1424, senza lasciare discendenti, e nel possesso di tutti i suoi beni feudali gli succedette la nipote Pina Castagna, figlia di una sua sorella e sposata con Matteo Bonifacio, nominata per testamento erede universale.[3][5] Nel medesimo testamento, il Barone di Monforte dispose inoltre la realizzazione a Messina, nella zona detta "dei Fiorentini" dove egli risiedeva, di un ospedale e di una chiesa intitolata al culto della Beata Vergine a cui era devoto.[6] Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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