Quando il devoto di Visnù, Prahlāda, venne perseguitato dal proprio padre, il demone Hiraṇyākaśipu, il quale, grazie a una concessione di Brahmā, era invulnerabile alle aggressioni da parte di dèi, uomini e animali e non poteva essere ucciso né di giorno né di notte, né all'interno della sua dimora né fuori, Visnù prese la forma di "uomo-leone" (quindi né dio, né uomo, né animale) apparendo al crepuscolo[1] (quindi né di giorno, né di notte), uscendo da una colonna (quindi né fuori, né dentro il suo palazzo), sventrando e divorando il demone.
Simbolismo
L'apparizione di Narasiṃha indica quindi l'onnipresenza e la protezione che Dio dà ai suoi devoti[2].
La devozione di Prahlāda indica come la fede non sia un attributo ereditario, ma una scelta: il giovane è un asura, e ciò nonostante manifesta una grande bhakti.
Culto
L'uccisione di Hiraṇyākaśipu con le sembianze di Narasiṃha è una delle gesta più famose di Visnù, e nel sistema di festività indù è celebrato nella Holi, una delle quattro più importanti feste dell'India, e il culto è perciò esteso all'intera nazione. Nell'arte del Sud dell'India, l'incarnazione di Visnù come Narasiṃha è un tema molto frequente in sculture, bronzi e dipinti, e tra gli avatara è secondo solo a Rāma e Kṛṣṇa.
I luoghi di pellegrinaggio associati a Narasiṃha sono quelli in cui la storia avrebbe avuto luogo:
I primi sei si trovano nell'odierno Andhra Pradesh in India; Namakkal, Ghatikachala e Chintalvadi nel Tamil Nadu; Devarayana Durga, Savana Durga, Melukote, e Saligrama nel Karnataka.
Templi dedicati a Narasiṃha
Shri Yogananda Narasimha Swamy, Vedadri, vicino Vijayawada
^Va tenuto presente infatti che se la percezione moderna è solita dividere il tempo in giorno e notte, quella antica inframmezzava queste due dimensioni con il crepuscolo, questo considerato a sé stante (cfr. Philippe Swennen, Hinduismo antico, a cura di Francesco Sferra, Milano, Mondadori, 2010, p. 56, nota 43, ISBN978-88-04-59417-8.).
«Offro i miei omaggi a Narasiṃha, che dà gioia a Prahlāda e le cui unghie sono come scalpelli sulla pietra come nel petto del demone Hiraṇyākaśipu.
Narasiṃha è qui e anche lì. Ovunque io vada Narasiṃha è lì. Egli è nel mio cuore ed è anche all'esterno. Mi arrendo al Narasiṃha, l'origine di ogni cosa e il rifugio supremo.
O Kesava! O Signore dell'universo! O Signore Hari che ha preso la forma di metà uomo e metà leone Tutte le glorie a Te! Proprio come si può facilmente schiacciare una vespa tra le unghie, allo stesso modo il demone Hiraṇyākaśipu è stato squartato dalle splendide unghie appuntite delle vostre meravigliose mani di loto.»