Moti di Rimini
I Moti di Rimini furono un tentativo di liberalizzazione della politica nello Stato Pontificio iniziati il 23 settembre 1845 e soppressi quattro giorni dopo. I motiI moti ebbero inizio il 23 settembre 1845 quando alcuni liberali sammarinesi guidati da Pietro Renzi occuparono Rimini, al tempo parte dello Stato Pontificio.[1] L'esercito pontificio riuscì a riottenere il controllo della città sei giorni dopo, il 27 settembre, cacciando i rivoltosi.[2] Seppur fosse stata una vittoria effimera, i moti di Rimini acquisirono presto fama per via delle richieste fatte dai rivoltosi (note come Manifesto di Rimini)[3], redatte da Luigi Carlo Farini, al pontefice Gregorio XVI:[4]
ConseguenzeRicevute le richieste, il cardinale segretario di Stato Luigi Lambruschini affermò che il pontefice concedette tutto ciò che era possibile concedere e definì le richieste assurde.[5] Seppur Rimini fosse stata liberata e i rivoltosi dispersi, incominciò dal rifiuto di Lambruschini una violenza perpetrata nei confronti della polizia, dei carabinieri pontifici e delle guardie svizzere.[5] Questo «endemico stato di rivoluzione» continuò fino alla morte di Gregorio XVI avvenuta il 1º giugno 1846 ed influenzò anche i primi anni del lungo pontificato di Pio IX.[6] Note
Bibliografia
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