Le vetture erano suddivise in classi in base alla cilindrata e inoltre vi era una classifica speciale per le vetture utilitarie. Si iscrissero 135 concorrenti che presero il via da Brescia e solo 73 di loro completarono il percorso.[1]
Rispetto al tracciato dell'anno precedente, a seguito dell'improvviso crollo di un ponte sull'Oglio a Canneto, si fece una variazione per cui, da Brescia, ci si dirige verso Cremona e poi, attraverso San Giovanni in Croce, si raggiunge Casalmaggiore e da lì si prosegue seguendo il medesimo percorso dell'anno precedente.
Così modificato il tracciato raggiunse una distanza complessiva di 1639,000 km; 18,000 in più rispetto all'anno precedente dovuti essenzialmente alla deviazione di Cremona.
Gara
Resoconto
Dopo tre edizioni la Mille Miglia aveva raggiunto una notevole popolarità, tanto che venne battuto il record di iscritti, ma le migliorate Alfa Romeo 6C 1750 GS Testa Fissa Spider Zagato iscritte direttamente dall'Alfa Romeo rimanevano le vetture favorite dopo le vittorie di Campari nel biennio 1928-29. Le sei vetture preparate da Vittorio Jano furono affidate al bi-campione in carica Giuseppe Campari, con Attilio Marinoni, e ai veloci Achille Varzi, in coppia con Carlo Canavesi, e Tazio Nuvolari, con Giovanni Battista Guidotti, entrambi già affermati campioni motociclistici, poi Ghersi - Cortese, Pirola - Guatta e Mazzotti - Maggi; fu l'unica volta che due dei fondatori della corsa arrivarono al traguardo sulla stessa auto. Sempre su Alfa Romeo 6C, sia 1750 che 1500, vi erano altri equipaggi privati come Foresti, la principessa Colonna, Santinelli, Catalani, Luigi Scarfiotti, Eugenio Siena e Mario Tadini, questi ultimi tre schierati dalla neonata Scuderia Ferrari, alla prima uscita in assoluto nel mondo delle competizioni.
Tra le 1100 partirono oltre 25 Fiat 509 su diversi livelli di preparazione insieme ad altre concorrenti come Amilcar, Derby e una Maserati. Tra le vetture utilitarie partirono diverse Fiat 514, sei Citroën AC4 e due Bianchi S5.
La gara parte alle 11:00 del mattino con un ritmo serratissimo, a Bologna è primo Arcangeli con la Maserati, seguito nel giro di un minuto da Nuvolari, Caracciola, Varzi e Campari; mentre sia le temibili Lancia ed OM di Strazza - Gismondi e Minoja - Morandi si devono ritirare per guasti al motore. Tra Bologna e Firenze, mentre Arcangeli rompe il motore, Varzi accelera e sulle strade della Toscana passa definitivamente in testa arrivando per primo a Roma; dove lo seguono Nuvolari ad un minuto, Campari a dieci e Ghersi a quattordici, mentre Caracciola ha ormai più di mezz'ora di ritardo.
Dopo Roma la lotta per la vittoria si restringe alle coppie Nuvolari - Guidotti e Varzi - Canavesi, che si alternano al comando nel tratto successivo, duellando tra Terni e Ancona, finché tra Ancona e Bologna Nuvolari è in grado di recuperare quasi sette minuti di ritardo e a passare nettamente in testa nel capoluogo emiliano,[2] guadagnando quattro minuti su Varzi, attardato da due forature; li seguono Campari e poi Ghersi, quinto dietro una OM, che è l'unico a ricevere da Vittorio Jano l'ordine di forzare, per ottenere i primi quattro posti a Brescia. Nel Veneto la vittoria di Nuvolari si consolida con dei passaggi da record a Feltre e poi ancora fino a Brescia, dove giunge addirittura davanti al rivale Varzi, partito con dieci minuti di vantaggio superato proprio nel finale.
Primi tra le vetture fino a 5.0 litri e 29° assoluti si classificarono Giocchino Leonardi ed Ezio Barbieri su una Chrysler 72. Periccioli ed Apollonio vinsero la classe 1,1 litri su una Fiat 509 S bateau (31° assoluti) ad una media di oltre 77 km/h mentre tra le Vetture Utilitarie i primi due posti vennero occupati dalle Fiat 514 Spider di Mazza - Pezzoni e Spotorno - Ghiringhelli, rispettivamente 42° e 44° assoluti, nonostante la notevole prova delle Citroën AC4 che giunsero a Brescia in un gruppo compatto.
L'episodio del sorpasso a fari spenti
Questa qui è la Mille Miglia della famosa "beffa dei fari spenti", come successivamente sarebbe stata ribattezzata la vicenda con cui Nuvolari superò Varzi nell'ultimo tratto di gara. Di questo sorpasso non vi sarebbe stato neanche bisogno perché Nuvolari, essendo partito con dieci minuti di ritardo, avrebbe comunque vinto la gara semplicemente tagliando il traguardo appena dietro Varzi, ma arrivare per primo a Brescia avrebbe soddisfatto la sua voglia di pilota di primeggiare sempre e aumentato la sua reputazione.
Secondo quanto ha sempre raccontato il compagno di Tazio Nuvolari in quella gara, Giovanni Battista Guidotti, dopo aver raggiunto Varzi a Vicenza, giunti nei pressi di Peschiera del Garda durante la notte, "Nivola", per far credere al rivale di essere stato vittima di un guasto, spense i fari e proseguì al buio seguendo le luci di coda dell'avversario, per poi coglierlo di sorpresa e sorpassarlo per arrivare primo a Brescia.[3][4] La testimonianza Guidotti non fu mai smentita da Nuvolari ma le cose non andarono esattamente in questo modo.[5]
In realtà, secondo le testimonianze di Giovanni Canestrini e degli stessi Achille Varzi e Carlo Canavesi, il primo avvistamento avvenne ad Arsié, dopo Feltre, il raggiungimento a Vicenza, e il sorpasso vero e proprio, peraltro favorito dallo stesso Varzi ormai conscio della sconfitta, a Lonato, poco dopo Desenzano, alle 5,20 del mattino, quando già albeggiava e per cui non vi era (o vi era poca) necessità dei fari.[5][6]