Mielofibrosi idiopatica cronica
La mielofibrosi idiopatica cronica è una malattia cronica del midollo osseo di tipo tumorale. Appartiene alle malattie mieloproliferative croniche, come la policitemia vera, la trombocitemia essenziale (o primitiva) e la leucemia mieloide cronica. Le malattie mieloproliferative croniche si originano dalla trasformazione neoplastica della cellula staminale emopoietica (cioè la cellula del midollo da cui derivano tutte le cellule mature che circolano nel sangue periferico). La mielofibrosi inizia quando viene danneggiato il DNA di una cellula staminale. Ciò può essere provocato da agenti nocivi presenti nei luoghi di lavoro o nell'ambiente e può essere prodotto da virus o da processi di invecchiamento. La cellula staminale danneggiata talora non riesce ad autoripararsi. DiagnosiLa diagnosi viene sospettata in base all'esame dello striscio di sangue periferico e viene confermata con la biopsia del midollo osseo che rivela la presenza di alterazioni clonali in circa il 30% dei pazienti. La mielofibrosi viene diagnosticata per mezzo di esami morfologici e citogenetici accurati. Nel 2008 gli esperti della World Health Organization (WHO) hanno proposto i seguenti nuovi criteri diagnostici. Per la diagnosi di mielofibrosi idiopatica devono essere presenti tutti i criteri maggiori e 2 dei criteri minori. CRITERI MAGGIORI
CRITERI MINORI
PrognosiSi calcola una sopravvivenza media tra 3 e 5 anni. I fattori di rischio sono l'età (oltre i 60 anni), l'epatomegalia, il calo ponderale, l'anemia e la leucocitosi. TerapiaIl trapianto di midollo osseo offre una possibilità di "guarigione" , ma è riservato solo a pazienti giovani e con rischio intermedio-alto. Negli altri pazienti si ricorre a farmaci citostatici, come l'idrossiurea, oppure JAK2-inibitori, come Ruxolitinib, che si può associare anche al Navitoclax[1]. Note
Bibliografia
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