Michele D'AltoMichele D'Alto, detto Guancialotto (Napoli, 22 ottobre 1950 – Roma, 31 luglio 1982), è stato un criminale italiano noto come membro della Banda della Magliana. BiografiaNato a Napoli e trasferitosi a Ostia da bambino con la famiglia, entrò nel mondo della criminalità sul finire degli anni sessanta, inizialmente come rapinatore e scippatore[1] e all'interno della Banda della Magliana fu dedito prevalentemente alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti, agendo dapprima nel cuore della capitale, dove collaborava, tra gli altri con Paolo Frau, per poi prendere in mano le piazze del litorale romano, attività per la quale divenne molto noto nella zona (era il più noto insieme ad Angelo De Angelis detto er Catena), e venne arrestato più volte[2] In seguito all'uccisione di Franco Giuseppucci, avvenuta nel 1980, fu uno dei membri che, contrario alla fusione definitiva delle varie batterie, e non particolarmente interessato alla vendetta, decise di non collaborare più con la banda, pur mantenendo l'attività di spaccio in proprio, e continuando a finanziare la banda (come del resto era obbligatorio). La morteDopo aver comunicato l'intenzione di non dividere più nessun guadagno con l'organizzazione, in seguito anche all'uccisione del suo punto di riferimento Nicolino Selis, il gruppo Magliana-Acilia si mise sulle sue tracce per eliminarlo, e vi riuscì, il 31 luglio 1982. A tal proposito, il pentito Maurizio Abbatino, uno degli assassini, dichiarò di essere il colpevole, con la collaborazione di Edoardo Toscano, Roberto Fittirillo e anche il suo vecchio amico Angelo De Angelis, diventato ormai concorrente per quanto riguardava le sostanze stupefacenti: «Ero amico di De Angelis, la sua famiglia usciva con la mia, e cercai di rinviare l'esecuzione. Tentai di fargli capire che avevamo notato l'alterazione della cocaina dicendogli che da qualche tempo il Fuentes Cancino non si comportava bene, in modo che la smettesse di appropriarsene. Ero convinto che questo sarebbe bastato per evitare che venisse ucciso, ma Angelo non capì, e la sua eliminazione non poté essere evitata. Era un buon rapinatore. Aveva lavorato con la batteria dell'Alberone insieme a De Pedis. Dopo l'arresto di Renatino, la batteria si sciolse e Angelo, che aveva interesse per noi della Magliana, in particolare per me e per Edoardo Toscano, si unì alla nostra attirandosi l'antipatia di quelli del Testaccio. Fu lui a farmi incontrare Michele D'Alto detto Guancialotto. Mi aiutò a ucciderlo. Era l'estate dell'82, forse luglio, Angelo si fece trovare con D'Alto in un bar del Tufello.[3][4]»
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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