Diversi sono i santi e i martiri di Nicea ricordati dal Martirologio Romano: santi Cosconio, Zenone e Melanippo (18 gennaio); san Neofito (20 gennaio); santa Antonina (4 maggio); san Diomede (9 giugno); santa Teodota e i suoi tre figli (2 agosto).
Primo vescovo di Nicea fu Teognide, che fu esiliato in Gallia per essersi rifiutato di sottoscrivere il simbolo del concilio di Nicea. Sottoscritta poi la formula, poté essere ripristinato sulla sede di Nicea, ma continuò a contrastare i sostenitori della fede nicena.
Nicea è soprattutto conosciuta nella storia per essere stata la sede di due concili ecumenici, il Niceno I (325) ed il Niceno II (787). A Nicea furono celebrati altri due concili regionali, nel 326 e nel 1222.
Nelle Notitiae Episcopatuum la sede di Nicea è generalmente indicata all'8º posto fra le metropolie del patriarcato di Costantinopoli.[1] La Notitia attribuita all'imperatore Leone VI e databile all'inizio del X secolo, attribuisce a Nicea 6 diocesi suffraganee: Modra o Mela, Linoe, Gordoserba, Numerico, Taio[2] e Massimiane.[3] Le stesse suffraganee sono menzionate ancora nella Notitia del XII secolo, l'ultima che riporta l'elenco delle suffraganee per ogni sede metropolitana. La riduzione della popolazione cristiana nella regione dopo la conquista ottomana (1331) porterà alla scomparsa di tutte queste suffraganee.
Tra i vescovi di Nicea, si possono ricordare: Gregorio Asbesta, il quale, prima di occupare la sede di Nicea, fu per due volte metropolita di Siracusa in Sicilia (844-852 e 858-867); Basilio Bessarione, che partecipò al concilio di Firenze del 1439, sottoscrisse la formula di unione con la Chiesa latina e, terminato il concilio, rimase in Italia, dove papa Eugenio IV lo creò cardinale il 18 dicembre 1439.
Nel XIV o XV secolo i metropoliti trasferirono la loro residenza a Cio, oggi nota con il nome turco di Gemlik, sulle coste orientali del mar di Marmara, dove maggiore era la presenza di cristiani ortodossi; qui la chiesa dell'Assunta (Theotokos Pazariotissa) funse da cattedrale fino alla soppressione della metropolia. Contestualmente, l'arcidiocesi di Cio fu soppressa e il suo territorio inglobato in quello di Nicea.
Dopo la fine della presenza cristiana ortodossa a Nicea e nel suo territorio, il patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha iniziato ad attribuire il titolo di Nicea[4] a metropoliti non residenti. L'ultimo titolare è stato Costantino Charisiadis, metropolita dimissionario di Derco.
^La diocesi di Taio appartenne alla metropolia di Nicomedia, ma, data l'incertezza dei confini fra le metropoli di Nicomedia e di Nicea, è indistintamente menzionata nelle Notitiae Episcopatuum sia nell'una che nell'altra metropolia.
^Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae…, p. 277, nn. 232-238.
^Benché non vi sia più una presenza cristiano-ortodossa nel territorio, dal punto di vista canonico la metropolia di Nicea non è mai stata formalmente soppressa dai patriarchi di Costantinopoli (Kiminas, The ecumenical patriarchate…, pp. 215 e seguenti).
^Annick Martin, Athanase d'Alexandrie et l'Église d'Égypte au IVe siècle (328-373), École Française de Rome, Roma, 1996, p. 388.
^Roger Aubert, 4. Hypatios, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XXV, 1995, col. 538.