Metropolia di Nicea

La chiesa di Santa Sofia, ora trasformata in moschea.
Mappa delle sedi metropolitane del patriarcato di Costantinopoli in Anatolia attorno al 1880.
Basilio Georgiadis, ultimo metropolita residente di Nicea.

La metropolia di Nicea (in greco Ιερά Μητρόπολις Νικαίας?, Iera Mitropolis Nikaias) è una sede soppressa del patriarcato di Costantinopoli.

Storia

La diocesi di Nicea, nella provincia romana della Bitinia Seconda, fu eretta nel III secolo e verso la fine del IV secolo fu elevata al rango di sede metropolitana del patriarcato di Costantinopoli

Diversi sono i santi e i martiri di Nicea ricordati dal Martirologio Romano: santi Cosconio, Zenone e Melanippo (18 gennaio); san Neofito (20 gennaio); santa Antonina (4 maggio); san Diomede (9 giugno); santa Teodota e i suoi tre figli (2 agosto).

Primo vescovo di Nicea fu Teognide, che fu esiliato in Gallia per essersi rifiutato di sottoscrivere il simbolo del concilio di Nicea. Sottoscritta poi la formula, poté essere ripristinato sulla sede di Nicea, ma continuò a contrastare i sostenitori della fede nicena.

Nicea è soprattutto conosciuta nella storia per essere stata la sede di due concili ecumenici, il Niceno I (325) ed il Niceno II (787). A Nicea furono celebrati altri due concili regionali, nel 326 e nel 1222.

Nelle Notitiae Episcopatuum la sede di Nicea è generalmente indicata all'8º posto fra le metropolie del patriarcato di Costantinopoli.[1] La Notitia attribuita all'imperatore Leone VI e databile all'inizio del X secolo, attribuisce a Nicea 6 diocesi suffraganee: Modra o Mela, Linoe, Gordoserba, Numerico, Taio[2] e Massimiane.[3] Le stesse suffraganee sono menzionate ancora nella Notitia del XII secolo, l'ultima che riporta l'elenco delle suffraganee per ogni sede metropolitana. La riduzione della popolazione cristiana nella regione dopo la conquista ottomana (1331) porterà alla scomparsa di tutte queste suffraganee.

Tra i vescovi di Nicea, si possono ricordare: Gregorio Asbesta, il quale, prima di occupare la sede di Nicea, fu per due volte metropolita di Siracusa in Sicilia (844-852 e 858-867); Basilio Bessarione, che partecipò al concilio di Firenze del 1439, sottoscrisse la formula di unione con la Chiesa latina e, terminato il concilio, rimase in Italia, dove papa Eugenio IV lo creò cardinale il 18 dicembre 1439.

Nel XIV o XV secolo i metropoliti trasferirono la loro residenza a Cio, oggi nota con il nome turco di Gemlik, sulle coste orientali del mar di Marmara, dove maggiore era la presenza di cristiani ortodossi; qui la chiesa dell'Assunta (Theotokos Pazariotissa) funse da cattedrale fino alla soppressione della metropolia. Contestualmente, l'arcidiocesi di Cio fu soppressa e il suo territorio inglobato in quello di Nicea.

La comunità e la metropolia sono scomparse in seguito agli accordi del trattato di Losanna del 1923 che ha imposto obbligatoriamente lo scambio delle popolazioni tra Grecia e Turchia.

Dopo la fine della presenza cristiana ortodossa a Nicea e nel suo territorio, il patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha iniziato ad attribuire il titolo di Nicea[4] a metropoliti non residenti. L'ultimo titolare è stato Costantino Charisiadis, metropolita dimissionario di Derco.

Cronotassi

Periodo romano e bizantino

  • Teognide † (? - 325 deposto) (vescovo ariano)

Periodo ottomano e turco

Arcivescovi titolari

Note

  1. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, indice p. 505, Nikaia, Nicée, métropole de Bithynia.
  2. ^ La diocesi di Taio appartenne alla metropolia di Nicomedia, ma, data l'incertezza dei confini fra le metropoli di Nicomedia e di Nicea, è indistintamente menzionata nelle Notitiae Episcopatuum sia nell'una che nell'altra metropolia.
  3. ^ Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae…, p. 277, nn. 232-238.
  4. ^ Benché non vi sia più una presenza cristiano-ortodossa nel territorio, dal punto di vista canonico la metropolia di Nicea non è mai stata formalmente soppressa dai patriarchi di Costantinopoli (Kiminas, The ecumenical patriarchate…, pp. 215 e seguenti).
  5. ^ Annick Martin, Athanase d'Alexandrie et l'Église d'Égypte au IVe siècle (328-373), École Française de Rome, Roma, 1996, p. 388.
  6. ^ Roger Aubert, 4. Hypatios, «Dictionnaire d'Histoire et de Géographie ecclésiastiques», vol. XXV, 1995, col. 538.
  7. ^ a b c d e Catalogue of Byzantine Seals at Dumbarton Oaks and in the Fogg Museum of Art, vol. III, 1996, pp. 104-109.
  8. ^ Alcuni autori (Darrouzès) attribuiscono questo vescovo alla sede di Nicea Minore.
  9. ^ Photios, PMBZ nº 6246.
  10. ^ Georgios, PMBZ nº 2010.
  11. ^ Anastasios III. von Nikaia, PMBZ nº 275.
  12. ^ Paulos, PMBZ nº 5804.
  13. ^ Theodoros, PMBZ nº 7684.
  14. ^ Petros, PMBZ nº 6067.
  15. ^ Inger, PMBZ nº 2682.
  16. ^ Ignatios Diakonos, PMBZ nº 2665/corr.
  17. ^ Theophanes Graptos, PMBZ nº 8093.
  18. ^ Nikon, PMBZ nº 5629.
  19. ^ Nikephoros, PMBZ nº 25537.
  20. ^ Amphilochios, PMBZ nº 20278.
  21. ^ Gregorios Asbestas, PMBZ nº 22348.
  22. ^ Alexandros, PMBZ nº 20231.
  23. ^ Lazaros, PMBZ nº 24283.
  24. ^ Ignatios Magentinos, PMBZ nº 22733.
  25. ^ Theodoros, PMBZ nº 27705.
  26. ^ Theodoros, PMBZ nº 7698/corr.
  27. ^ Gregorios, PMBZ nº 22435.
  28. ^ Alexios, PMBZ nº 20248.
  29. ^ Kosmas, PBW 20107.
  30. ^ Konstantinos, PBW 192.
  31. ^ Gregorios, PBW 12102. Secondo la Prosopography of the Byzantine World sarebbe documentato nel 1028 e nel 1033.
  32. ^ Theophanes, PBW 105.
  33. ^ Eustratios, PBW 113.
  34. ^ Leon, PBW 209.
  35. ^ Georgios, PBW 271.
  36. ^ PLP nº 7606.
  37. ^ PLP nº 14172.
  38. ^ PLP nº 1404.
  39. ^ PLP nº 23091.
  40. ^ a b PLP nº 10501.
  41. ^ PLP nº 16594.
  42. ^ PLP nº 7615.
  43. ^ PLP nº 614.
  44. ^ PLP nº 2707.
  45. ^ PLP nº 16267.

Bibliografia

Collegamenti esterni