Sede metropolitana è la città di Mitilene, dove si trova la cattedrale di Sant'Atanasio.
Storia
L'odierna metropolia unisce nel titolo due antiche sedi erette in epoca bizantina, Mitilene e Eresso, che, inizialmente, erano entrambe suffraganee della metropolia di Rodi.[1] Il primo vescovo di Mitilene storicamente documentato è Evagrio,[2] che prese parte al concilio di Seleucia del 359, durante il quale fu deposto perché sostenitore di Acacio di Costantinopoli.[3]
In epoca imprecisata,[1] Mitilene fu elevata al rango di arcidiocesiautocefala, cioè immediatamente soggetta al patriarca di Costantinopoli.[2] Come tale è attestata nella prima Notitia Episcopatuum nota, databile alla metà circa del VII secolo.[4] Tra l'850 e l'879 l'arcidiocesi è elevata al rango di sede metropolitana, attestata dalla Notitia Episcopatuum d'inizio X secolo, tradizionalmente attribuita all'imperatoreLeone VI, nella quale Mitilene è annoverata al terz'ultimo posto tra le 51 metropolie del patriarcato, indizio di una sua recente istituzione.[5]
La stessa Notitia attribuisce a Mitilene cinque diocesi suffraganee: Eresso, Strongile, Tenedo, Berbinon e Perperene.[6] Una Notitia del XII secolo aggiunge a queste suffraganee anche quella di Ieràs (Hiera o Gerra), nel golfo omonimo.[7]
Dopo l'occupazione ottomana (1456), le comunità ortodosse di Tenedo divennero parte della metropolia di Mitilene, fino al 22 gennaio 1925, quando l'isola fu unita a quella di Imbro dando origine alla metropolia di Imbro e Tenedo.[8]
Nel 1928 la sede di Mitilene e tutte le altre diocesi del patriarcato di Costantinopoli in territorio greco liberate dall'occupazione ottomana nel 1912, furono affidate, tramite un accordo tra le parti, alle cure della Chiesa di Grecia.
^Un vescovo di nome Florentius è assegnato da Le Quien anche alla diocesi di Tenedo. Si tratta in realtà dello stesso personaggio, che aveva il titolo di "vescovo di Tenedo, Lesbo, Poroselene e litorale" (Kaldellis-Efthymiades, The Prosopography of Byzantine Lesbos…, p. 63, nº 38; Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae…, p. 149).