Mausoleo dei Plauzi
Il Mausoleo dei Plauzi (o Mausoleo dei Plautii), nei pressi di Tivoli, è una tomba monumentale databile ai primissimi anni del I secolo d.C. destinata ad ospitare i membri della ricca e influente famiglia romana dei Plauzi. L’iscrizione più antica ricorda infatti Marco Plauzio Silvano, console nel 2 a.C. con l’imperatore Augusto.[1] A conferma dell'importanza della famiglia, la prima moglie dell'imperatore Claudio fu Plautia Urgulanilla. Conservatosi grazie al fatto di essere stato utilizzato anche dai discendenti dei primi Plauzi, il mausoleo era costituito in origine da un alto cilindro, sormontato da una cupola e poggiante su una base quadrata, tutto rivestito in travertino, con una struttura simile alla tomba di Cecilia Metella. Oggi ha oggi un aspetto profondamente mutato rispetto all’antichità per il fatto di essere stato svuotato all'interno e trasformato nel Quattrocento in una torre merlata, a protezione del passaggio sul vicino Ponte Lucano sull’Aniene[2]. Dopo un periodo di abbandono e successivi grandi lavori di restauro il mausoleo è ora nella disponibilità dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este (MiC).
Le iscrizioniAccanto al mausoleo sono visibili due grosse lastre in marmo recanti due iscrizioni. Una terza iscrizione, più piccola, si trova incastonata nella parte alta del mausoleo, mentre una quarta è andata oggi perduta, ma ci è stata tramandata dagli scritti di Grutero, Poggioli[3], Nibby[4], Viola[5], che a sua volta afferma essere citata da Pichio, Redi, Antonio Agostino, Scaligero, Mazzocchi, Cudio e Desanctis. Alcune di queste fonti citano ripetutamente Grutero come fonte della trascrizione dell'iscrizione mancante. Prima iscrizioneLa prima iscrizione recita: M Plautius M F A N / Silvanus / Cos VII vir Epulon / huic senatus triumphalia / ornamenta decrevit / ob res in Ilyrico / bene gestas / Lartia CN F Uxor / A Plautius M F / Urgulanius / vixit ann IX. È inclusa nel Corpus Iscriptionum Latinarum[6] (CIL XIV, 3606), ed è tipicamente scritta in forma compatta, fatta di abbreviazioni; la sua versione estesa è[7]: M(arcus) Plautius M(arci) f(ilius) A(uli) n(epos) / Silvanus / co(n)s(ul) VII vir epulon(um) / huic senatus triumphalia / ornamenta decrevit ob / res in Il(l)yrico bene gestas / Lartia Cn(aei) f(ilia) uxor / A(ulus) Plautius M(arci) f(ilius) / Urgulanius / vixit ann(os) IX La traduzione in italiano suona pressappoco come l'elenco delle persone ivi sepolte, con la descrizione di titoli e gradi di parentela:[8]
Seconda iscrizioneLa seconda iscrizione, un cui disegno che ne riporta integralmente il testo è visionabile a pag. 71 di "Dissertazioni"[9] (p.98 del PDF), è molto più lunga e leggermente danneggiata, e recita[9][10][11][12] TI(berio) Plautio M(arci) F(ilio) / Silvano Aelian(o) / Pontif(ici)[13] Sodali Aug(ustali)[14] / III vir A(ere) A(uro) A(rgento) F(lando) F(eriundo)[15] Q(uaestori) TI(berii) Caesaris[16] / Legat( Leg(ionum) V in Germania[17] / Pr(aetori) Urb(ano)[18] , Legat(o) et Comiti[19] CIaud(ii) / Caesaris in Britannia Consuli / Proco(n)s(uli) Asiae, Legat(o) Propraet(ori) Moesiae / in qua plura centum mill / ex numero Transdanuvianor(um) / ad praestanda tributa cum Coniugib(us) / ac liberis ac Principis aut Regibus suis / transduxit Motum orientem Sarmatar(um) / compressit quamvis parte magna exercitu / ad expeditionem in Armeniam misisset / Ignotos ante aut infensos P(opuli) R(omani) Reges Signa / Romana adoraturos in ripam quam tuebatur / perduxit. Regibus Bastarnarum et / Rhoxolanorum filios Dacorum Fratrum / captos aut hostibus ereptos remisit ab / aliquis eorum opsides accepit per quem pacem / provinciae et confirmavit et protulit / scytarum quoque regem acheronensi / quae est ultra borvstehnen opsidione summoto / primus ex ea provincia magno tritici modo / annonam P(opuli) R(omani) adlevavit hunc legatum in / Hispaniam ad praefectur urbis remissum / Senatus in Praefectura Triumphalibus / Ornamentis honoravit auctore Imp(eratore) / Caesare Augusto Vespasiano verbis ex / oratione eius Q(uae) I(nfra) S(cripta) S(unt) / Moesiae ita praefuit ut non debuerit in / me differri honor triumphalium eius / ornamentorum nisi quod latior ei / contigit mora titulus Praefecto Urbis / Hunc in eadem Praefectura Urbis Imp(erator) Caesar / Aug(ustus) Vespasianus iterum co(n)s(ul) fecit. La spiegazione riga per riga di questa lunga iscrizione si può trovare nel Capitolo V di "Dissertazioni"[9] (da p.40), dove l'autore suddivide l'iscrizione in 3 parti: La nostra tavola non in bronzo ma incisa in pietra contiene anch'essa un vero Indice di cui tre sono le Parti:
Insomma è questa tavola un epilogo[21] ben sugoso di tutta la vita pubblica di Tiberio Plauzio Silvano Eliano, la quale secondo l'ordine già divisato vado brevemente a esporre".
Terza iscrizioneLa terza iscrizione presenta un testo simile a quello riportato negli altri due (vedi figura).
Quarta iscrizioneLa quarta iscrizione (v. figura) è andata ormai perduta, ma ci è stata tramandata dagli scritti di Grutero, Poggioli[3], Nibby[4], Viola[5], che a sua volta afferma essere citata da Pichio, Redi, Antonio Agostino, Scaligero, Mazzocchi, Cudio e Desanctis. Alcune di queste fonti citano ripetutamente Grutero come fonte della trascrizione dell'iscrizione mancante. Fonti storiche
Note
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