Mateo de PradoMateo de Prado (San Julián de Cumbraos, 1600 circa – Santiago di Compostela, 27 agosto 1677) è stato uno scultore spagnolo. Biografia![]() ![]() ![]() Sono scarse le notizie intorno alla sua vita privata e nulla si sa della sua produzione prima del 1632.[1][2] Riguardo alla famiglia, è noto che sposò María de Córdoba nel 1645, da cui ebbe numerosi figli. Insieme vivevano nel quartiere di San Rocco a Santiago di Compostela. Bouza Brey ha avanzato l'ipotesi che i fratelli Manuel de Prado, anch'egli scultore, e Melchor de Prado possano essere suoi nipoti. Ebbe un numero consistente di discepoli, ma nessuno assurse ai suoi livelli di fama e di qualità artistica.[2] La sua formazione ebbe probabilmente inizio a Valladolid, attorno alla bottega dello scultore barocco Gregorio Fernández. Nel 1632 intervenne con altri artisti nel reliquiario della collegiata di Villagarcía de Campos.[2] Nel 1635 era impegnato nel monastero di Nuestra Señora de Aránzazu, nei Paesi Baschi.[2] Morto Gregorio Fernández nel 1636, fu incaricato dai monaci benedettini di San Martín Pinario di Santiago di Compostela della realizzazione degli stalli del coro della chiesa.[1][2][3] Si tratta di un'opera monumentale, per cui ottenne dai monaci nel 1640 e 1641 altri quattro anni per portarla a termine, riuscendovi però solo nel 1647.[2] Il programma iconografico comprende scene della vita della Vergine, della vita di San Benedetto e altri santi. Per il ciclo mariano 24 dei 35 rilievi furono una trasposizione delle incisioni dell'Officium Beatae Mariae Virginis stampato nell'Officina Plantiniana di Anversa nel 1609.[3] Il ciclo di San Benedetto segue invece le illustrazioni della Vita et Miracula Sanctisimi Patris Benedicti. Ex Libro II Dialogorum Beati Gregorii Papae et Monachi collecta, stampata a Roma nel 1579.[3] Il risultato del lungo lavoro lo rende uno dei capolavori del XVII secolo: secondo Chamoso Lamas si tratta della «più originale e valida opera rappresentativa dell'arte della scultura in Galizia nell'età moderna»[4] e nel giudizio del professor Rosende, vi si compie una difesa del culto mariano contro le idee della Riforma protestante.[5] Nel frattempo Mateo de Prado accettò nel 1642 anche la commessa per la chiesa di Santa Maria dei Frati a La Estrada: per l'altare maggiore opera di Jacome de la Flor y Vaamonde scolpì le statue di San Giovanni e di San Giacomo e il gruppo di Cristo, la Madonna e San Giovanni.[1][2] Nello stesso anno lavora alla prima collaborazione con lo specialista di retablos Bernardo de Cabrera: l'altare della chiesa delle agostiniane di Vista Alegre a Villagarcía de Arosa.[1][2] La collaborazione con Cabrera diede altri altari: Cabrera si occupava della parte strutturale ed è menzionato nei contratti come «maestro de arquitectura», mentre Mateo de Prado figura come «maestro de escultura».[2] Secondo García Iglesias sempre a Villagarcía Mateo de Prado fu autore di una statua di San Michele arcangelo e altre parti dell'altare di San Michele nella chiesa di Sant'Eulalia di Arealonga.[6] Nel 1643 lavorò al monastero di Sobrado de los Monjes, per cui realizzò un Ecce Homo, due angeli con gli strumenti della Passione, un'Annunciazione, un San Gabriele arcangelo e un San Bernardo come immagine processionale.[2] Nello stesso anno a San Andrés de Barrantes fece per l'altare maggiore una Concezione, una Santa Lucia, un Sant'Andrea, un San Giacomo pellegrino e un Sant'Ildefonso: queste cinque statue non sono sopravvissute alla soppressione del convento.[1][2] Sempre nel 1643 portò a termine una statua equestre di San Giacomo apostolo per l'altare della cappella delle Reliquie nella cattedrale di Santiago di Compostela.[1] Nel 1650 i monaci cistercensi di Oseira[7] gli commissionarono una Concezione, una Santa Caterina e un San Michele, di cui si conservano le ultime due e la pedana della prima. Si può far risalire a questo periodo anche un'Immacolata per il monastero di Montederramo, opera in cui è evidente l'influsso di Gregorio Fernández.[2] Nel 1653 realizzò un San Domenico, un San Francesco riceve le stimmate e un San Pietro Martire per la chiesa di San Domenico de La Coruña (altare di Nostra Signora), ma anche queste opere furono disperse dopo la soppressione del convento.[2] La collaborazione con Cabrera si infittì in questo periodo e nel 1656 produsse l'altare della Conversione di San Paolo del deambulatorio della cattedrale di Orense.[2] L'anno successivo nella stessa cattedrale lavorò all'altare dell'Assunzione e nel 1658 a quello di Sant'Antonio.[8][9] Sempre nello stesso anno continuò a lavorare nella medesima cattedrale agli altari della Concezione (che fu poi distrutto dall'umidità) e dell'Ascensione e tornò a Santiago per l'altare della cappella dell'Ospedale Reale, dove scolpì un 'San Giovanni Evangelista, un San Giacomo' e un'Assunzione: smantellato l'altare, di queste statue furono trovati in pessime condizioni nel 1954 soltanto quelle dei due apostoli.[2] Dopo il 1660 fu stabilmente presente a Santiago di Compostela: ricevette commissioni per la cattedrale, dove realizzò opere minori per la festa del Corpus Domini e alcune statue nel coro l'anno successivo. Nel 1662 invece collaborò con Cabrera agli altari laterali della cappella del Cristo di Burgos: scolpì un San Pietro da un lato e dall'altro Santa Maria Salomè, Zebedeo e i suoi figli.[2] Nello stesso 1662 tornò anche a lavorare, sempre con Cabrera, al monastero di Montederramo: l'altare nel 1664 era in fase di montaggio e fu dipinto nel 1666.[2] All'incirca in questo periodo si deve collocare anche un'Immacolata, che si conserva nel Museo della Cattedrale di Orense.[2], la statua del cristo per la chiesa di Santa Cruz de Rivadulla[10] (1662), un San Giuseppe e un Sant'Andrea per la chiesa del monastero di Conjo.[11][2] Nel 1674 le monache mercedarie di Santiago commissionarono a Mateo de Prado una statua di granito da collocarsi sulla facciata del convento ritraente l'Annunciazione, opera semplice, ma notevole per la naturalezza e per l'espressività. Lo stesso anno scolpì nella pietra due statue per monumenti funebri nella cappella dell'Opera pia di Sant'Antonio di Melide.[2] Lavorò ancora all'altare maggiore della Cattedrale di Santiago e al tabernacolo della chiesa di Oseira.[2] Morì a Santiago di Compostela nel 1677, e fu sepolto nella chiesa dei francescani.[2] Note
Altri progetti
Collegamenti esterni
|
Portal di Ensiklopedia Dunia