Mastaba di Ptahshepses
La Mastaba di Ptahshepses è il monumento funerario di Ptahshepses, alto funzionario della V dinastia egizia. Ptahshepses
Inizialmente Ptahshepses, succedendo probabilmente a Ti, aveva assunto il compito di parrucchiere reale, incarico importante e delicato poiché chi lo svolgeva doveva avvicinare e toccare il faraone, il dio in terra. Egli fu successivamente nominato visir dal re Niuserra che gli diede in sposa la propria figlia Khamerernebty[1]. Dal matrimonio nacquero cinque figli: Ptahshepses, Kahotep, Qednes, Hemakhti e Meritites, unica femmina, tutti menzionati sulle pareti della mastaba. Durante questo periodo, grazie ai favori del faraone, i grandi funzionari iniziarono ad acquisire sempre più autorevolezza, rafforzando l'autonomia della classe nobiliare a discapito della corte[2]. Questi funzionari, diventando sempre più abbienti, potevano permettersi di far costruire, per sé e per la propria famiglia, tombe di grandi dimensioni e di qualità elevata per la ricchezza delle decorazioni. La mastaba![]() La tomba di Ptahshepses si trova ad Abusir, a circa 14 km a nord del sito di Saqqara, ed è posta tra la piramide di Niuserra e il complesso piramidale di Sahura[3] Il sito della mastaba fu individuato per la prima volta nel 1843 da Karl Richard Lepsius che, inizialmente, pensava di trovarsi di fronte a una piramide. Soltanto nel 1893 Jacques de Morgan, effettuando degli scavi, si rese conto che si trattava in realtà di una mastaba. I lavori di scavo furono completati però molto più tardi, dal 1960 al 1974, a opera dell'Istituto ceco di Egittologia. La mastaba fu costruita in tre fasi successive, ogni volta per ingrandire e abbellire la precedente. Alla tomba si accede da un vestibolo dal lato nord-est del complesso; proprio sull'entrata sono presenti due eleganti colonne di calcare alte sei metri con capitelli a forma di loto, tra i più antichi di questo genere giunti fino a noi[4]. Si accede quindi a un vano con altre due colonne lotiformi che servivano da supporto ad un architrave su cui si appoggiavano le lastre costituenti la terrazza sul tetto. NoteBibliografia
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