Massacri di Kočevski rog
I massacri di Kočevski rog o massacri di Cocevie sono le esecuzioni sommarie di massa di prigionieri di guerra, in buona parte domobranci sloveni, ma anche collaborazionisti croati, serbi e montenegrini, avvenute a opera di reparti speciali dei partigiani comunisti jugoslavi di Josip Broz Tito nell'estate del 1945 sull'altopiano carsico di Kočevski rog, nei pressi di Kočevje. StoriaI domobranci sloveni, con numerosi civili al seguito, erano fuggiti in Austria attraverso il passo Ljubelj nella seconda settimana di maggio. Furono confinati dai soldati britannici del V corpo dell'ottava armata in un campo improvvisato a Viktring, nei pressi di Klagenfurt.[1] A partire dal 18 maggio iniziarono i rimpatri forzati via treno di croati e cetnici. Gli sloveni furono fatti partire dal 27/28 al 31 maggio.[1][2] I prigionieri vennero confinati dai partigiani jugoslavi in campi di concentramento, i più grandi dei quali erano presso Šentvid, nei pressi di Lubiana, e Teharje, vicino a Celje. Gli sloveni vennero divisi in tre gruppi. Quelli del gruppo C, il più numeroso, vennero uccisi in pochi giorni, spesso dopo maltrattamenti e torture. Nelle isolate foibe di Kočevski rog vennero liquidati, perlopiù con un colpo alla nuca, i prigionieri provenienti da Šentvid, dopo un trasporto in treno fino a Kočevje e da lì in camion.[2] Esecuzioni di massa simili, con occultamento dei cadaveri, avvennero nelle miniere di Hrastnik, seguite ancora da altri massacri vicino alle località di Trbovlje e Laško. VittimeLe vittime delle stragi avvenute a Kočevski rog vengono stimate in 14.000,[2] sebbene alcune testimonianze forniscano numeri più alti. Boris Karapandzic in Kocevje - Tito's bloodiest crime (2008) parla di 12.000 domobranci sloveni, 3.000 serbi, 2.500 croati e 1.000 montenegrini. Note
Bibliografia
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