Martes zibellina
Lo zibellino (Martes zibellina Linnaeus, 1758) è un mammifero onnivoro appartenente alla famiglia Mustelidae[2]. Distribuzione e habitatUn tempo diffuso anche nell'Europa settentrionale, è successivamente scomparso in quelle zone mentre si osserva nell'Asia nord-orientale, dove si ritrovano le sue sottospecie. Sono animali protetti, un tempo a rischio di estinzione. Oggi l'esportazione dalla Russia di zibellini vivi è proibita e l'allevamento, per la pelliccia pregiata, è monopolio dello Stato russo. Predilige le foreste di conifere[1]. DescrizioneI maschi misurano 38-56 cm esclusa la coda, che invece raggiunge i 9-12; pesano fino a 1800 grammi. Le femmine raggiungono i 35-51 cm con una coda di 7.2-11.5. Il mantello invernale è più lungo e folto di quello estivo[3]; inoltre la colorazione varia dal marrone scuro al marrone chiaro tra le diverse zone dell'areale. Questa variazione ha permesso la classificazione di sottospecie. Gli zibellini giapponesi (detti クロテン o kuroten)[4] hanno macchie nere su zampe e piedi. Il mantello è comunque sempre più setoso di quello delle martore americane. Gli zibellini ricordano la martora, dalla quale si distinguono però grazie al muso e alle orecchie più allungati e la coda più corta[5]. BiologiaComportamentoVive in tane lungo le rive dei fiumi e nelle zone più fitte dei boschi, spesso scavate tra le radici degli alberi[6]. Ha l'abitudine di marcare il territorio con delle ghiandole odorifere poste sul suo addome[7]. Tende a essere attivo soprattutto al crepuscolo. È un ottimo arrampicatore[8]. PredatoriI suoi principali predatori sono grandi carnivori come lupi, volpi, linci, tigri, ghiottoni, aquile e, talvolta, grossi gufi[7]. AlimentazioneÈ onnivoro; si nutre di civette, scoiattoli, roditori in genere, soprattutto in estate, ghiande e frutti, soprattutto in inverno[1]. Talvolta segue le tracce di predatori più grandi per trovare i resti dei loro pasti[6]. Solo raramente cattura anche pesci[8]. RiproduzioneDopo una gestazione di 245-298 giorni, la femmina partorisce da 1 a 7 cuccioli[1], alla nascita lunghi circa 10 cm per un peso di 25-35 grammi[7][9]. Può accoppiarsi con la martora (Martes martes), ma eccetto rari casi gli ibridi sono sterili[7]. ConservazioneGli zibellini sono stati oggetto di caccia fin dal medioevo a causa della loro pelliccia, considerata migliore di quella di molti altri animali perché a differenza delle altre si mantiene morbida in qualunque direzione venga accarezzata[10]. La pelliccia di questo animale è molto costosa. In Inghilterra la pelliccia dello zibellino era molto apprezzata, anche da Enrico VIII d'Inghilterra, che ne ricevette da parte di Carlo V d'Asburgo una quantità dal costo pari a 400 £[11]. In Italia Isabella d'Este la introdusse come accessorio di moda da portare sulle spalle o appeso alla cintura, come amuleto e simbolo di fecondità. Era un oggetto lussuoso, a volte con parti in oro, come il muso dell'animale. Le dame dell'epoca lo ostentarono in numerosi ritratti, come quello di Isabella de' Medici e della dama nota coma Antea (Parmigianino). La stola di pelliccia era portata sul fianco o appesa alla cintura dell'abito. Si pensava che favorisse la fertilità e i parti. Eleonora di Toledo ne possedeva quattro. Quando Gengis Khan sposò la sua prima moglie, Börte, a sua madre venne regalato un mantello di pelliccia di zibellino. Questo regalo venne considerato un dono molto generoso, non solo bello ma anche utile[12]. La pelliccia di zibellino continuò a essere considerata la migliore in Russia fino alla scoperta delle lontre marine in Kamčatka, la cui pelliccia era ancora più costosa[13]. La pelliccia di zibellino era molto ambita dai nobili dell'Impero russo; infatti in quel periodo ne venivano esportati ben pochi. In Russia la caccia divenne intensiva tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, causando un declino della specie che portò così alla sospensione di 5 anni della caccia, nel 1935. In seguito la caccia durante l'inverno venne limitata. Questa regolamentazione riuscì a evitare il calo eccessivo del numero di animali[9]. Questa specie viene ora classificata come "a rischio minimo" (LC) perché la caccia non è più così frequente da poter rappresentare una vera minaccia[1]. Note
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