Mappa del tesoroUna mappa del tesoro è una mappa che indica l'ubicazione di un tesoro sepolto, di una miniera perduta, di un segreto di valore o di un luogo nascosto. Molto più comuni nell'immaginario che nella realtà, le "mappe del tesoro dei pirati" sono spesso descritte nelle opere di finzione come disegnate a mano e contenenti indizi criptici che i personaggi devono spesso seguire. A prescindere dall'uso letterario del termine, tutto ciò che risponde grossolanamente alla definizione di una "mappa" che descriva la posizione di un "tesoro" può appropriatamente essere chiamata una "mappa del tesoro". Mappe del tesoro nella StoriaPergamena di rameUno dei primi esempi di un documento che indichi la posizione di un tesoro sepolto è la pergamena di rame, recuperata tra gli altri rotoli del Mar Morto vicino a Qumran nel 1952. Si ritiene essere stata scritta tra il 50 ed il 100 a.C., e contiene una lista di 63 luoghi nei quali si troverebbero tesori nascosti di oro e argento, con indicazioni dettagliate per raggiungerli. La seguente è una traduzione in Inglese delle prime righe della Pergamena di Rame:[1] «1:1 In the ruin which is in the valley of Acor, under Ad oggi, nessuno degli oggetti citati nella pergamena è stato ritrovato. Gli studiosi restano divisi sul fatto che la Pergamena di Rame indichi davvero luoghi dove sono sepolti tesori e, se così fosse, il loro numero totale ed i proprietari.[senza fonte] PiratiSebbene il tesoro sepolto dei pirati sia un tema letterario molto sfruttato, esistono veramente pochi casi documentati di pirati che abbiano effettivamente nascosto sotto terra i propri averi, e non si hanno nella Storia mappe del tesoro realizzate da pirati.[2] Un caso documentato di seppellimento del tesoro riguarda Sir Francis Drake, il quale sotterrò oro e argento spagnoli dopo aver depredato una carovana a Nombre de Dios. Dopodiché, andò a cercare le proprie navi, tornando sei ore più tardi per recuperare il bottino e salpare per l'Inghilterra. Drake non realizzò però una mappa.[2] Un altro caso nel 1720 riguardò il Capitano Inglese Stratton, della Prince Eugene che, dopo aver probabilmente commerciato rum con i pirati nei Caraibi, seppellì il proprio oro vicino all'imboccatura della baia di Chesapeake. Un membro della sua ciurma, tale Morgan Miles, lo denunciò alle autorità, e si ritiene che il bottino sia stato interamente recuperato. In ogni caso, il Capitano Stratton non era un pirata, e non realizzò neanch'egli alcuna mappa.[2] Il pirata maggiormente responsabile per la nascita delle leggende sul tesoro sepolto dei pirati fu William Kidd. La storia vuole che Kidd seppellì tesori provenienti dalla nave Quedagh Merchant, saccheggiata da lui e la sua ciurma, su Gardiners Island, vicino a Long Island, New York, prima di essere catturato e rimandato in Inghilterra, dove fu sottoposto ad un processo pubblico e giustiziato. Sebbene la maggior parte del tesoro di Kidd sia stato recuperato da parte di persone che ne avevano preso possesso già prima dell'arresto del pirata (quali ad esempio sua moglie e vari altri, che avevano ricevuto istruzioni di tenerlo al sicuro), ci furono così tanto interesse ed attrazione pubblici che nacquero speculazioni riguardo al fatto che un'immensa fortuna fosse ancora nascosta e che Kidd l'avesse segretamente sepolta. Il Capitano Kidd effettivamente sotterrò una piccola parte del tesoro su Gardiners Island, in un punto noto come Cherry Tree Field; esso fu però recuperato da Richard Coote, I conte di Bellomont e spedito in Inghilterra per essere usato come prova contro il pirata.[3] Nel corso degli anni molte persone hanno provato a trovare ciò che ipoteticamente sarebbe rimasto del tesoro di Kidd su Gardiners Island ed in altri luoghi, ma niente è mai stato rinvenuto.[2] Lungo la Storia molte persone hanno dichiarato di aver scoperto mappe ed altri indizi che avrebbero dovuto portare a tesori di pirati, o hanno ritenuto che mappe storiche fossero in realtà mappe del tesoro. Queste teorie non sono supportate da alcun studioso.[senza fonte] El DoradoNel 1595, l'esploratore inglese Sir Walter Raleigh partì alla ricerca della leggendaria città di El Dorado.[4] Naturalmente la città non venne mai trovata, ma Raleigh scrisse a lungo del suo viaggio verso il Sud America, durante il quale sosteneva di essere giunto molto vicino alla "grande Città Dorata di Manoa (che gli Spagnoli chiamano El Dorado)."[4] A dispetto del fatto che la sua narrazione fosse molto poco realistica - descriveva ad esempio una tribù di persone senza testa - la sua reputazione suscitava tanto rispetto che altri cartografi a quanto pare utilizzarono la mappa di Raleigh come modello per le proprie. Il cartografo Jodocus Hondius incluse El Dorado nella sua mappa del Sud America nel 1598, così come l'editore olandese Theodore de Bry[4], cosa che diede origine a numerose (ed infruttuose) cacce alla città.[senza fonte] Mappe del tesoro nell'immaginarioLe mappe del tesoro sono apparse in vesti molto variegate nella letteratura e nella cinematografia, a partire dallo stereotipo del disegno fatto a mano su carta lacera con una "X" a marcare il forziere, reso inizialmente popolare da Robert Louis Stevenson ne L'isola del tesoro (1883),[2], al criptico puzzle, come ne Lo scarabeo d'oro di Edgar Allan Poe (1843), arrivando al tatuaggio che indica un paradiso di terre emerse come visto nel film Waterworld (1995). LetteraturaLa mappa del tesoro può essere utilizzata come espediente narrativo con diversi fini in un'opera letteraria:[senza fonte]
Robert Louis Stevenson rese popolare l'idea della mappa del tesoro nel suo romanzo L'isola del tesoro, ma non fu il primo a parlarne. James Fenimore Copper scrisse nel 1849 I Leoni Marini, che comincia con la morte di un marinaio che si lascia dietro "due vecchie, sporche e lacere mappe", che conducono ad un paradiso per i cacciatori di foche nell'Antartico e ad un luogo nelle Indie Orientali dove i pirati avrebbero sepolto tesori, una trama quindi simile a quella del racconto di Stevenson.[senza fonte] FilmLa mappa del tesoro è stata sfruttata come espediente narrativo in diversi film.
Note
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