Manifesto per la soppressione dei partiti politici
Il Manifesto per la soppressione dei partiti politici (Note sur la suppression générale des partis politiques) è un breve trattato scritto dalla filosofa Simone Weil nel 1943 a Londra, al termine della sua vita. Fu pubblicato postumo sette anni dopo, nella rivista mensile La Table ronde (n. 26, febbraio 1950), e in seguito dalla casa editrice Gallimard, prima come libro a sé stante (1953)[1] e poi all'interno della raccolta Écrits de Londres et dernières lettres (1957).[2] Contenuti«La conclusione è che l'istituzione dei partiti sembra proprio costituire un male senza mezze misure. Sono nocivi nel principio, e dal punto di vista pratico lo sono i loro effetti. La soppressione dei partiti costituirebbe un bene quasi allo stato puro. È perfettamente legittima nel principio e non pare poter produrre, a livello pratico, che effetti positivi.» Nell'opera l'autrice mette in luce come i partiti politici in realtà tradiscano la loro originaria funzione di organizzazioni di cittadini ispirati da un sentire comune per trasformarsi in organizzazioni gerarchiche e autoritarie. L'autrice propone quindi la soppressione di tutti i partiti politici in quanto divenuti entità orientate unicamente alla propria sopravvivenza e completamente scollegate sia dalla loro originaria funzione che dai cittadini. Debiti e influenzeIn quest'opera Simone Weil fece propria la critica rousseauiana alla rappresentanza e sostenne un ideale di democrazia diretta ispirato alle tesi del Contratto sociale.[3] La critica di Simone Weil ai partiti influenzò la visione politica di Adriano Olivetti.[4] Inoltre, il suo pensiero è stato ripreso nel saggio Manifesto per l'abolizione dei partiti politici dell'ex parlamentare Willer Bordon.[5] Edizioni
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