Macondo (film)
Macondo è un film drammatico del 2014 diretto da Sudabeh Mortezai, presentato in concorso alla 64ª edizione del Festival di Berlino. TramaMacondo è un insediamento di circa 3.000 profughi in attesa di asilo nella periferia industriale di Vienna, nascosto tra l'aeroporto, l'autostrada e le rive del Danubio. Tra loro vive Ramasan, undicenne arrivato dalla Cecenia con la madre e due sorelle più piccole. Suo padre è stato ucciso nel conflitto con i russi e Ramasan fa del suo meglio per prendersi cura della sua famiglia, ma l'arrivo di Isa, un commilitone di suo padre, sconvolgerà la sua esistenza. DistribuzioneDopo l'anteprima del 14 febbraio 2014 al Festival internazionale del cinema di Berlino, il film è stato presentato al Festival Internazionale di Hong Kong (2 aprile), al Seattle International Film Festival (4 giugno), al Sydney Film Festival (11 giugno) e al Festival internazionale del cinema di Karlovy Vary (7 luglio).[1] Il 12 luglio 2014 è uscito in Francia, con il titolo Le petit homme, mentre in Austria è stato distribuito a partire dal 14 novembre.[1] Tra il 2014 e il 2015 è stato proiettato in numerosi altri festival internazionali, tra cui il Sarajevo Film Festival (18 agosto 2014), il BFI London Film Festival (12 ottobre 2014), il Festival internazionale del cinema di Abu Dhabi (25 ottobre 2014), la Viennale (29 ottobre 2014), il BUFF Film Festival di Malmö (11 marzo 2015) e il Cleveland International Film Festival (23 marzo 2015).[1] CriticaDavid Rooney su The Hollywood Reporter definisce il primo lungometraggio di Sudabeh Mortezai «di modesta portata ma del tutto accattivante nell'umanesimo del suo approccio documentaristico, arricchito dalla compassione non sentimentale per i suoi personaggi»,[2] mentre Jessica Kiang del sito IndieWire giudica il film «un racconto sullo scontro culturale superlativamente coinvolgente», apprezzando in particolare la performance del giovane Ramasan Minkailov, definita "assolutamente sorprendente".[3] Più o meno dello stesso parere è Peter Debruge della rivista Variety, secondo il quale la regista austriaca (di origini iraniane) «fonde i molteplici fili del suo background in un approccio che appare intuitivo, autentico e nel complesso abbastanza accessibile».[4] Riconoscimenti
Note
Collegamenti esterni
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