Lupettino
Lupettino è una serie a fumetti pubblicata in Italia con alcune interruzioni[1] dal 1949 al 1980 con diversi editori.[2][3][4] La serie, incentrata sull'omonimo personaggio, era stata creata da Ornella Castellari ed era vagamente ispirata nella resa grafica dei personaggi a Topolino.[2][3] Storia editorialeLa serie esordì nel 1949 e venne edita fino al 1950 dalla omonima Casa Editrice Lupettino, alla quale subentrarono poi diversi editori che continuarono la pubblicazione della testata: Edizioni Pegaso dal 1950 al 1953, Edizioni Diana dal 1953 al 1958, Edizioni Flaminia/Editori Periodici per Ragazzi dal 1958 al 1963, Edizioni per la Gioventù dal 1968 al 1969, G. Gioggi Editore dal 1972 al 1975, Edizioni Del Fanciullo dal 1975 al 1980.[4] Tra il 1950 e il 1952 la serie principale è affiancata per 20 numeri da Lupettino tascabile, una serie dal tipico formato a striscia.[2] Nel 1956 diventa direttore e autore di fumetti e copertine della rivista Onofrio Bramante, che firma tutti i fumetti con gli pseudonimi Nini (per Lupettino) e Nino Brams (per gli altri personaggi). In questo periodo collabora con la rivista anche Carlo Peroni, che crea i personaggi Ping e Pong.[2] Nell'ottobre del 1958 la testata viene acquisita dall'editore Flaminia che, oltre a ristampare vecchie storie il personaggio, ne fa realizzare di nuove dal disegnatore Francesco Privitera (che si firma Framk).[2] A partire dal 1968, con il passaggio della rivista all'editore romano Gabriele Gioggi, il materiale consiste principalmente in ristampe di vecchie storie. La rivista chiude nel 1980, dopo oltre 270 numeri e 41 anni di pubblicazione. Le avventure del personaggio vengono ospitate anche in altre riviste a fumetti dell'epoca, come Le Avventure di Micetto e vengono anche pubblicate diverse raccolte.[2] Caratterizzazione del personaggioIl personaggio è lupo antropomorfo, Lupettino, figlio di re Lupone e principe di Luponia, che grazie al suo coraggio e con l'aiuto del fido cane Ciccio sventava complotti ai danni del padre, per lo più organizzati dal bandito Tegamino.[3][2] Note
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