Nato a Perugia, egli lasciò le proprie opere lungo tutta la penisola, con punti di rilievo in città come Roma, Bologna e Milano. Egli è soprattutto conosciuto per essere stato un fine biografo e storico d'arte del periodo barocco. La sua opera maxima, Le finezze de' pennelli italiani, fu una delle prime compilazioni di biografie di artisti barocchi di Bologna e Milano (pubblicata nel 1674 a Pavia)[1]. Scrivendo con uno pseudonimo, viaggiò attraverso l'Italia e trasse molte informazioni da molti altri che avevano già discusso d'arte nelle loro opere come Raphaël Trichet du Fresne che aveva gettato le basi per un'introduzione ai trattati di Leonardo da Vinci nel 1651.
Recatosi a Milano, nel 1670 dipinse una tela raffigurante Federico Borromeo visita gli appestati durante la pestilenza del 1630 per la Biblioteca Ambrosiana di Milano; questa era parte di un grandioso progetto ideato da Antonio Busca per decorare l'Accademia ambrosiana in onore al suo fondatore, Federico Borromeo appunto. I dipinti eseguiti richiamavano inoltre i cosiddetti Quadroni di San Carlo che illustrano la vita di San Carlo Borromeo e che si trovano nel Duomo di Milano. Altri pittori che collaborarono con la loro arte a questo progetto furono Ambrogio Besozzi, Cesare Fiore, Andrea Lanzani e Antonio Busca stesso[3]. La galleria d'arte dell'Accademia di Brera conserva oggi un pregevole ritratto di Luigi Pellegrini Scaramuccia dipinto da un suo amico, Francesco Cairo.
Geddo, Cristina, Luigi Scaramuccia: Biografia; Luigi Scaramuccia: Cristo flagellato, Cannobio, Santuario della Pietà, in Pittura tra il Verbano e il Lago d'Orta dal Medioevo al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano, Cariplo, 1996, pp. 295-297, tav. 91 ([1]ad vocem, con abstract aggiornato).