Luigi Biancheri
Luigi Biancheri (Genova, 31 gennaio 1891 – Roma, 12 dicembre 1950) è stato un ammiraglio italiano, particolarmente distintosi nel corso della grande guerra come ufficiale del Reggimento fanteria di marina. Nel dicembre 1939 assunse il comando delle forze navali presenti nell'Egeo, mantenendo tale incarico fino al maggio 1942, e distinguendosi nella rioccupazione dell'isola di Castelrosso e nell'invasione dell'isola di Creta (Operazione Merkur). Successivamente comandò la 12ª Divisione navale appartenente alla Forza Navale Speciale dell'ammiraglio Vittorio Tur, distinguendosi nel novembre 1942 nell'occupazione della Corsica, e subito dopo venne destinato al comando Marina di Biserta, in Tunisia, ma entrato in contrasto con gli alleati tedeschi lasciò l'incarico il 6 febbraio 1943, assumendo in quello stesso anno quello della 8ª Divisione navale. Alla testa delle sue unità partecipò alle concitate fasi immediatamente successive alla firma dell'armistizio di Cassibile, e poi operò nell'Oceano Atlantico in operazioni di scorta ai convogli alleati. Decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e quella di Ufficiale dell'Ordine militare d'Italia, tre Medaglie d'argento, una di bronzo e una Croce di guerra al valor militare. BiografiaNacque a Genova il 31 gennaio 1891, figlio di Angelo e Giuseppina Marengo.[2] Arruolatosi nella Regia Marina, nel 1907 iniziò a frequentare la Regia Accademia Navale di Livorno, uscendone con il grado di guardiamarina il 1º aprile 1911. Dopo aver preso parte alla guerra italo-turca imbarcato sull'incrociatore corazzato Amalfi, durante il corso della prima guerra mondiale prestò inizialmente servizio a bordo di varie unità sottili, venendo trasferito nel luglio 1917 al Reggimento Marina.[1] Prese parte a tutto il ciclo operativo terrestre in Alto Adriatico, venendo decorato con due Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare.[1] Nel 1919, dopo un periodo di comando presso la squadriglia M.A.S. di Livorno, tra il mese di giugno e quello di luglio fece parte del Corpo di spedizione italiano in Anatolia.[1] I numerosi imbarchi su naviglio sottile e convogli, il comando di batterie costiere nell'Alto Adriatico, la conoscenza diretta del settore dell'Egeo, l'insegnamento di arte militare marittima (1933-1935) presso la Scuola di guerra di Torino,[3] il servizio presso l'ufficio allestimento sommergibili (1937) di Roma, unitamente ad ulteriori periodi di imbarco su cacciatorpediniere e incrociatori leggeri, lo resero particolarmente idoneo ad assumere incarichi in settori bellici periferici che richiedevano particolare autonomia di decisione in certe situazioni.[2] Promosso contrammiraglio nel corso del 1939,[2] nel dicembre dello stesso anno assunse il comando delle forze navali presenti nell'Egeo, che mantenne fino al maggio 1942.[3] Disponendo di limitati mezzi bellici condusse comunque alcune brillati operazioni belliche.[1] Nel marzo 1941 forze aeronavali al suo comando riconquistarono l'isola di Castelrosso, e per questo fatto fu decorato con una terza Medaglia d'argento al valor militare e con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[1] Nel mese di maggio collaborò con le forze tedesche alla conquista dell'isola di Creta (operazione Merkur), e successivamente assunse il comando della 12ª Divisione navale[N 1] per l'occupazione della Corsica.[4] Nel novembre 1942 fu destinato al comando Marina di Biserta,[3] in Tunisia, collaborando ad organizzare i convogli e i rifornimenti delle forze italo-tedesche nel periodo più difficile della campagna di Tunisia.[1] Nel gennaio 1943 entrò in contrasto con gli alleati tedeschi, nella persona dell'SS-Oberststurmbannführer Walter Rauff,[5] che gli chiedeva di poter disporre di alcune navi con lo scopo, dichiarato, di trasferire a Marsiglia, Francia, un primo contingente di ebrei presenti sul territorio tunisino con il segreto scopo di avviarli alla soluzione finale della questione ebraica.[5] Durante il loro primo incontro oppose a Rauff, data anche la particolare situazione bellica del momento, un netto, ma cortese, rifiuto.[5] Qualche settimana dopo Rauff, in un nuovo incontro, reiterò la domanda con la richiesta di disporre solamente di navi tedesche,[5] e questa volta egli esplose e si lasciò andare a una delle sfuriate per cui era divenuto famoso,[6] arrivando a dare apertamente del codardo all'ufficiale delle SS per via della sua uniforme impeccabile con cui si era presentato all'incontro, che contrastava con la sua e con quella dei suoi uomini, tutte impolverate e rovinate.[6] Secondo la sua opinione, riportata dal giornalista Vero Roberti presente all'incontro, il tedesco si era tenuto volontariamente lontano dalla prima linea dove i soldati italiani, e anche quelli tedeschi, stavano morendo in combattimento.[6] Si verificò un vero e proprio incidente diplomatico e da Berlino giunse la richiesta della sua rimozione dall'incarico, ma egli fu apertamente difeso sia dall'ammiraglio Domenico Cavagnari, già Capo di stato maggiore della Regia Marina, che dal suo vice, ammiraglio Luigi Sansonetti.[6] Per appianare la questione il 6 febbraio fu sostituito dall'ammiraglio di divisione Carlo Pinna.[4] Con il suo rifiuto aveva quasi certamente salvato da morte certa i 100.000 ebrei presenti in Tunisia a quell'epoca.[3] Dal febbraio al giugno 1943 diresse l'ispettorato delle siluranti, passando poi (giugno-luglio) a dirigere il Comando gruppo armate est. Il 10 agosto assunse il comando della 8ª Divisione navale[4] (formata dagli incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi, Giuseppe Garibaldi e Duca d'Aosta e dalla torpediniera Libra) a Genova, per cui partecipò ai drammatici avvenimenti che seguirono la firma dell'armistizio di Cassibile.[7] Salpato con le sue navi da Genova in ottemperanza agli ordini ricevuti,[N 2] si ricongiunse con le navi da battaglia dell'ammiraglio Carlo Bergamini salpate da La Spezia, e fece rotta per La Maddalena.[7] Quando le unità italiane vennero attaccate, nel pomeriggio del 9 settembre, da aerei della Luftwaffe al largo della Sardegna fece aprire prontamente il fuoco contro gli ex alleati.[7] Il giorno 10 fece ancorare le sue navi nella baia di San Paolo a Malta.[2] Alla testa della sua divisione prese successivamente parte a servizi di scorta e pattugliamento sulle rotte alleate dell'Oceano Atlantico fino al 15 febbraio 1944.[2] Dopo la fine delle ostilità fu in servizio presso la Commissione per l'epurazione del personale della Regia Marina compromesso con il fascismo e la Repubblica Sociale Italiana,[7] poi come comandante di Marisicilia a Messina,[7] e infine presso il Ministero della marina a Roma,[7] ricoprendo vari incarichi tra cui quello di commissario straordinario della Federazione Scacchistica Italiana. Si spense nella Capitale il 12 dicembre 1950.[7] OnorificenzeOnorificenze italiane— 20 novembre 1941.[8]
— 24 novembre 1947.[8]
«Per le arditissime ricognizioni compiute in territorio occupato dal nemico, per le prove di instancabile attività, di capacità marinaresca, di energia di coraggio e di sentimento del dovere sano, radicato, fervente, dimostrate in ogni circostanza come comandante di un gruppo di pontoni armati, e per il contegno serbato sotto il fuoco avversario. Litorale nord adriatico, ottobre-novembre 1917.»
— Decreto Luogotenenziale 30 dicembre 1917. «Sulla cannoniera Sauro, di notte, rimontato il Pieve vecchio e il Sile, portatosi a tiro corto da un gruppo di case che fungevano da caposaldo delle difese nemiche, lo bombardava, ne mitragliava i difensori e ne completava la distruzione facendovi appiccare il fuoco da un manipolo di uomini all'uopo sbarcati. Dirigeva l'impresa, resa ardua per le difficoltà di navigazione e per lo imperversare della fucileria nemica manifestando rara perizia, cosciente coraggio e freddo sprezzo del pericolo. Fiume Sile, 25 novembre 1917.»
— Decreto Luogotenenziale 28 febbraio 1918. «Con animo intrepido e competenza perfetta guidava alla rioccupazione di Castelrosso le siluranti dell'Egeo, sulle quali era imbarcata la spedizione. Evitava per mare le insidie del nemico, cooperava dalle sue navi con le truppe a terra nell'isola, sempre vigile e ovunque presente; impegnava combattimento navale contro forze superiori dell'avversario, infliggendo sicure perdite e riportava le sue siluranti incolumi alla base. Animava della sua presenza equipaggi e combattenti a terra, fusi in unione perfetta, e convalidava ancora una volta le sue magnifiche virtù di soldato e di marinaio. Castelrosso-Egeo, 26 febbraio-2 marzo 1941.»
— Regio Decreto 2 dicembre 1941. «Comandante di un gruppo di artiglierie di piccolo calibro, dava costante prova di abilità tecnica e di sereno coraggio. Dotato di attività e di spirito di iniziativa non comuni, si portava in diverse circostanze nei punti più avanzati delle nostre linee allo scopo di meglio coadiuvare le fanterie, dando dovunque costante esempio di belle virtù militari. Cavazuccherina, giugno-luglio 1918.»
— Determinazione del 2 aprile 1946.
— Regio Decreto 15 gennaio 1940[9]
Onorificenze estereNoteAnnotazioni
Fonti
Bibliografia
Collegamenti esterni
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