Inoltre, Varrone si rese protagonista di un episodio che certo non gli fece guadagnare la stima di Tacito. Egli, infatti, accusò in senato Gaio Silio, console ordinario del 13 e amico di Germanico, e la moglie Sosia Galla, amica di Agrippina maggiore[31]: Silio, in particolare, era incorso nell'ira del prefetto del pretorioSeiano per la sua vicinanza al circolo di Germanico e in quella di Tiberio perché, oltre alla medesima vicinanza, si era vantato, dopo la sua vittoria sui ribelli gallici guidati da Giulio Floro e Giulio Sacroviro in qualità di legatus Augusti pro praetore della provincia di Germania Superiore[32], della disciplina dei suoi eserciti e della propria azione contenitrice sulle legioni, che, se avessero voluto, avrebbero potuto deporre Tiberio[33]. A Silio e alla moglie venivano imputati la connivenza nella stessa rivolta di Floro e Sacroviro e l'aver nascosto i loro intrighi per lungo tempo, nonché l'aver rovinato la vittoria con un'avidità smodata: in breve, repetundae e soprattutto maiestas[34]. Nonostante la richiesta di Silio di avere una dilazione in attesa del termine del mandato di Varrone, Tiberio rifiutò affermando che era legale per i magistrati accusare dei privati[35]: il processo si rivelò una farsa, secondo Tacito, che aggiunge:
(LA)
«Proprium id Tiberio fuit, scelera nuper reperta priscis verbis obtegere. Igitur multa adseveratione, quasi aut legibus cum Silio ageretur aut Varro consul aut illud res publica esset, coguntur patres, silente reo vel, si defensionem coeptaret, non occultante cuius ira premeretur.»
(IT)
«Una delle caratteristiche di Tiberio era quella di celare sotto espressioni di antiche formule le scelleratezze testé ritrovate. Pertanto, con molta serietà, come se si applicasse contro Silio la legge, oppure Varrone fosse effettivamente un console, o quell'ibrido fosse davvero una repubblica, si adunarono i senatori, mentre l'accusato taceva, e se mai tentava di difendersi, non nascondeva certo di quale odio fosse vittima.»
(Tacito, Annales, IV, 19, 2-3 [trad. Bianca Ceva, BUR])
Silio si suicidò per prevenire la condanna ormai certa, mentre Sosia Galla fu esiliata e il suo patrimonio fu in parte confiscato, in parte dato ai loro figli e in parte dato agli accusatori[36]. Il giudizio di Tacito su Varrone è icastico, ma probabilmente esagerato nella sua volontà di annerire la figura di Varrone, da lui inteso come mero strumento di Tiberio e Seiano[37]:
(LA)
«Immissusque Varro consul, qui paternas inimicitias obtendens odiis Seiani per dedecus suum gratificabatur.»
(IT)
«Fu messo contro di loro il console Varrone, che, adducendo a pretesto le ostilità di suo padre contro Silio, serviva con la sua ignominia gli odii di Seiano.»
(Tacito, Annales, IV, 19, 1 [trad. Bianca Ceva, BUR].)
Infine, durante il consolato, Varrone fu promotore di due importanti leges: la lex Visellia de iure Quiritum Latinorum qui inter vigiles militaverant, secondo la quale i libertimanomessi e divenuti di diritto latino tanto maggiori quanto minori di trent'anni, se avessero prestato servizio per almeno sei anni nei vigiles, avrebbero ottenuto la cittadinanza romana[38], e la lex Visellia de poenis libertinorum qui ingenuorum honores usurpaverant, che puniva quegli uomini di condizione libertina che avessero tentato di usurpare honores e dignitates di uomini liberi[39].
Note
^abcdefA. Lonardi, La cura riparum et alvei Tiberis, Oxford 2013, p. 99.
^abcdA. Licordari, in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, pp. 22-23.
^R. Syme, Roman Papers, II, Oxford 1979, pp. 561-563.
^PIR2 V 726 (Wachtel/Heil) scrive "praetor haud ante a. 19" sulla base della posizione dei membri del collegio nelle iscrizioni rimaste, in cui il nome di Varrone si leggerebbe, secondo la voce, sempre per ultimo tra i membri, ad indicare che egli fu l'ultimo del collegio a ricoprire la pretura. Già, però, Ronald Syme (Roman Papers, III, Oxford 1984, pp. 1428-1429 con nota 41) osservava che "other specimens of the inscription show that the junior members are not necessarily registered by rank", e infatti in CILVI, 31544b Varrone è posto come penultimo membro del collegio e in CILVI, 31544c è posto addirittura per secondo membro dopo il presidente consolare Rufo.
^Non si comprendono bene le basi secondo cui Ronald Syme (Roman Papers, III, Oxford 1984, pp. 1428-1429) possa affermare che il mandato del secondo collegio "may have begun in 18 or 19": forse lo studioso intendeva che Esernino fosse stato aggiunto in seguito a mandato iniziato.
^Per ricostruzioni moderne del processo, vd. R. S. Rogers, The Conspiracy of Agrippina, in Transactions of the American Philological Association, 62 (1931), pp. 141-168; R. A. Bauman, Impietas in principem. A study of treason against the Roman emperor with special reference to the first century A.D., München 1974, pp. 116-120; B. Levick, Tiberius the politician, London-New York 19992, pp. 128-129; S. H. Rutledge, Imperial Inquisitions. Prosecutors and Informants from Tiberius to Domitian, London-New York 2001, pp. 141-142 (che sottolinea la preminenza, nella mente di Varrone, del motivo della vendetta paterna e la sua mancanza di necessità di ulteriori appoggi di Seiano).
^S. H. Rutledge, Imperial Inquisitions. Prosecutors and Informants from Tiberius to Domitian, London-New York 2001, pp. 141-142.