Lou Donaldson
Lou Donaldson (Badin, 1º novembre 1926 – Daytona Beach, 9 novembre 2024[1][2]) è stato un sassofonista statunitense di musica jazz. BiografiaLou Donaldson apprese i rudimenti della musica dalla madre, concertista e insegnante di pianoforte. Ma quanto allo strumento musicale il figlio preferì non seguire le orme materne e perciò, stimolato comunque dalla madre e sotto la sua guida, da giovane imparò a suonare il clarinetto.[3] Dopo essere passato al sassofono contralto e aver frequentato il college, e dopo aver suonato nella banda militare durante il servizio di leva, si spostò a New York[4] dove nei primi tempi si unì in sala d'incisione a Milt Jackson e a Thelonious Monk, per poi associarsi per brevi periodi ad Art Blakey e a Charles Mingus.[5] Successivamente iniziò a registrare per la Blue Note nei cui studi fece affluire artisti di prim'ordine fra i quali Horace Silver, Clifford Brown, Horace Parlan, Grant Green, Tommy Turrentine, Blue Mitchell, Donald Byrd, John Patton e Curtis Fuller. La formazione con cui suonò per più tempo lo vedeva con il pianista Herman Foster, il percussionista Ray Barretto, il contrabbassista Peck Morrison e il batterista Dave Bailey. Dopo alcune esperienze con altre etichette, Donaldson fece ritorno alla Blue Note per la quale nel 1967 registrò Lush Life con un altro gruppo di musicisti:Freddie Hubbard alla tromba, Wayne Shorter al sassofono tenore, Pepper Adams al sax baritono, Jerry Dodgion al sax alto, Garnett Brown al trombone, McCoy Tyner al pianoforte, Ron Carter al contrabbasso e Al Harewood alla batteria, album il cui arrangiamento fu curato da Duke Pearson.[3] In seguito cominciò a far uso di un sax elettronico che stemperò il suo vigore, e il sassofonista assecondò il mercato dedicandosi a schemi funky disimpegnati e a contaminazioni col rhythm & blues.[6] Fra gli altri riconoscimenti per i suoi contributi musicali, Donaldson ricevette un Dottorato dall'Università della North Carolina che istituì una speciale borsa di studio annuale intitolata al sassofonista in favore del musicista jazz più dotato.[3] Discografia
Note
Bibliografia
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