Liquefazione delle sabbieLa liquefazione delle sabbie, nella geologia, indica il comportamento dei terreni sabbiosi che, a causa di un aumento della pressione interstiziale, passano improvvisamente da uno stato solido a uno fluido, o con la consistenza di un liquido pesante e acido. DescrizioneLa liquefazione[1] avviene più frequentemente in depositi sabbiosi e/o sabbioso limosi sciolti, a granulometria sostanzialmente uniforme e saturi.[2] Durante la fase di carico, le sollecitazioni indotte nel terreno, quali possono essere quelle derivanti da un evento sismico, possono causare un aumento delle pressioni interstiziali fino a eguagliare la tensione totale dovuta al peso degli strati di terreno sovrastanti. Viene così annullata la resistenza al taglio del terreno secondo il principio degli sforzi efficaci di Terzaghi, e si assiste così a un fenomeno di fluidificazione del suolo. In pratica, si può osservare che gli edifici costruiti al di sopra di un terreno soggetto a tale fenomeno subiscono affondamenti e/o ribaltamenti[3], in quanto il terreno non è più in grado di opporre resistenza e bilanciare la spinta/peso proveniente dall'alto. I depositi più soggetti a liquefazione sono sabbie e limi la cui deposizione è avvenuta nell'Olocene (si tratta cioè di terreni generalmente non più antichi di 10 000 anni) a granulometria uniforme (poco classati) che si trovano in strati con spessori nell'ordine dei metri e in condizioni sature. Questi depositi possono trovarsi lungo letti fluviali, spiagge, dune e altre aree di accumulo di sabbie e silt di trasporto eolico (Löss). Fenomeni di liquefazione sono le sabbie mobili, quick clay, correnti di torbida e liquefazioni da terremoti. Note
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