Il proto-polinesiaco, (codice linguistico internazionale PPN), è la protolingua ipotetica dalla quale sarebbero derivate tutte le moderne lingue polinesiane. Usando le tecniche della linguistica comparata, gli studiosi sono stati in grado di ricostruire la lingua primigenia, nello stesso modo del protoindoeuropeo e del proto-uralico. Il medesimo metodo ha permesso di supportare le prove archeologiche ed etnografiche che indicano come madre-patria, delle popolazioni che parlavano il Proto-Polinesiaco, la zona compresa tra Tonga, Samoa ed isole adiacenti.[1]
Fonologia
La fonologia del Proto-Polinesiaco è molto semplice: 13 consonanti, 5 vocali.[2]
Il Proto-Polinesiaco ha cinque vocali semplici, /a/ /e/ /i/ /o/ /u/, senza distinzioni di lunghezza. In diverse lingue figlie, sequenze di vocali successive si sono riunite per produrre vocali lunghe e dittonghi, ed in alcuni linguaggi questi suoni sono divenuti, più tardi, dei fonemi.[3]
Di seguito una tavola che rappresenta semplici parole in differenti linguaggi[4] Il segno <'> rappresenta un'Occlusiva glottidale, IPA /ʔ/. Tutti i segnii <ng> (<g> nel samoano) rappresentano il singolo fonema /ŋ/. La lettera <r> in ogni caso rappresenta l'alveolare sonora /ɾ/.
^È uso indicare i fonemi e le parole ricostruite, facendole precedere da un asterisco (*).
^ Nicholas Rolle, The Phonetic Nature of Niuean Vowel Length, in Toronto Working Papers in Linguistics (TWPL), 2009, p. 31.
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C.K. Hockett The Reconstruction of Proto Central Pacific in Anthropological Linguistics vol.18 n.5 maggio 1976 pag.187-235.
^L'occlusiva glottidale sorda è rappresentata come <*q> nella ricostruzione del Proto-Polinesiaco.
^Arcaico: la parola moderna in Tahitiano per due è piti. Tuttavia, l'affinità rimane nella seconda persona duale 'ōrua, che si può tradurre come voi due.