Laza Lazarević![]() Laza Lazarević, nato Lazar Kuzman Lazarević oppure Lazar K. Lazarević (Šabac, 13 maggio 1851[1] – Belgrado, 10 gennaio 1891[2]), è stato uno scrittore, psichiatra e neurologo serbo, considerato il creatore della narrativa psicologica serba;[3][4] le sue opere letterarie furono aderenti al realismo[5]. Biografia![]() La famiglia e gli studiLaza Lazarević nacque a Šabac dal commerciante artigiano orafo Kuzman, appassionato di letteratura, e da Jelka, originari della Erzegovina, che ebbero complessivamente quattro figli.[6] All'età di nove anni morì il padre a causa di malattie polmonari[4] e la madre si impegnò per educare tutti i figli.[6][7][8] La carriera scolastica di Laza Lazarević si effettuò a Šabac, per quanto riguarda gli studi primari,[7] e a Belgrado, per gli studi liceali e universitari di giurisprudenza,[7][5] dopo di che Lazarević ottenne una borsa di studio per frequentare a Berlino l'università di medicina, dove si laureò nel 1879.[9] Durante gli studi universitari Lazarević si interessò alla lingua e alla letteratura russa, soprattutto a scrittori russi come il saggista Pisarev,[5] oltre che agli ideali socialisti del politico e scrittore serbo Svetozar Marković, che lo influenzarono notevolmente.[6][7] Guerra, medicina e matrimonioLazarević partecipò alla guerra serbo-bulgara del 1885, dirigendo la sanità militare,[9] e lavorando poi come medico professionista civile.[7] Lavorò nella medicina approfondendo le relazioni tra corpo e mente, risultò un pioniere della psichiatria, della medicina psicosomatica e del trattamento delle malattie e collaborò con numerose riviste scientifiche pubblicando settantasette articoli nelle branche come la neurochirurgia, la neurologia, l'ortopedia, la batteriologia, la tossicologia, la farmacologia e l'urologia,[6][5] ed è stato il primo medico e scienziato serbo a utilizzare il microscopio nel suo lavoro.[3] Successivamente si sposò con Poleksija, figlia dell'amico Kosta Kristic, con la quale ebbe quattro figli: Milorad, Andjelija, Kuzman e Vladan.[6] Laza Lazarević morì a Belgrado il 7 gennaio 1891.[4] Il pensiero letterario![]() ![]() Negli anni berlinesi Lazarević ebbe problemi sentimentali e nostalgici e maturò il suo pensiero letterario principale, costituito dall'esaltazione della società patriarcale serba, da lui ritenuta un modello esemplare sia moralmente sia economicamente.[9] Questa società è, secondo Lazarević, in grado di risolvere tutti i problemi, grazie all'altruismo ed al bene comune, e talvolta viene presentata con elementi miracolistici, che attribuiscono ai testi dell'autore un grande lirismo,[5] oltre che con un sentimento di tristezza per la consapevolezza dell'avanzare della modernità e della nuova cultura individualistica in sostituzione dello spirito collettivo.[9][4] Nelle opere Lazarević descrive in modo esaustivo e acuto lo stato psicologico dei suoi personaggi, le loro aspirazioni, le loro ansie, speranze, paure e fratture psicologiche, oltre che la famiglia patriarcale e la vita idilliaca del villaggio serbo,[6][7] sempre dalla parte del bene e della luce, con una visione ottimistica nei riguardi della vita e del mondo e con intenti morali,[8][4] anche se la religiosità di Lazarević è soprattutto umana e naturale, basata sulla pietà, sul rispetto, sulla concordia.[10] Lazarević fu uno scrittore aderente al movimento letterario del Realismo, le sue opere sono state tradotte in venti lingue e lui stesso ha tradotto numerosi autori stranieri, tra i quali Gogol'.[6][7] Per le caratteristiche e gli elementi basilari della sua letteratura, Lazarević è stato definito il Turgenev serbo.[4] Le opere: da Švabica a Na bonaru![]() ![]() Esordì nella letteratura con l'opera autobiografica intitolata Švabica (La tedesca, 1872), in ricordo di una storia sentimentale berlinese tra lo scrittore e Anna Gutjar; la novella manifestò le contraddizioni giovanili di Lazarević presenti per le differenze tra gli ideali e la realtà, tra l'amore per la donna e il rispetto delle tradizioni e le esigenze familiari;[9] il libro fu pubblicato dopo la sua morte.[5] La sua seconda novella, parzialmente autobiografica, si intitolò Prvi put s ocem na jutrenje (La prima volta col padre mattutino, 1878), scritta dopo che l'autore perdette forti somme al gioco, e difatti la trama descrive le vicende di un padre che dopo aver perduto tutto al gioco tenta il suicidio e viene salvato dall'amore di sua moglie e l'azione del mattutino col figlio rappresenta la sua rinascita.[9] Tra le opere seguenti è da menzionare la collezione Sest pripovedaka (Sei racconti, 1886), comprendente alcuni capolavori: Na bonaru (Al pozzo), incentrato sulle qualità di una famiglia patriarcale, grazie alle quali la più grande felicità e libertà è nell'obbedienza;[3] Sve će to narod pozlatiti (Tutto indorerà la tua gente), una denuncia sull'indifferenza della società nei riguardi dei reduci della guerra di liberazione nazionale.[9] Opere principali
Note
Bibliografia
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