La recitaLa recita (Ο Θίασος) è un film del 1975 scritto e diretto da Theo Angelopoulos. TramaGrecia, 1939-1952. Il film narra la storia di un gruppo di attori teatrali che portano in scena, di villaggio in villaggio, un dramma popolare ottocentesco Golfo la pastorella di Spiridonos Peresiadis. Le loro vite si intrecciano con gli eventi di oltre dieci anni di storia del loro paese, prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Piani narrativiIl film intreccia piani narrativi diversi:
La rappresentazione teatraleIl Teatro è tema centrale del film. Il prologo mostra un sipario rosso su cui scorrono i titoli di testa; tre colpi rituali avvisano il pubblico che lo spettacolo sta per avere inizio e un vecchio fisarmonicista presenta l'opera che verrà rappresentata Golfo la pastorella di Spiridonos Peresiadis. L'argomento del dramma pastorale è così riassunto dallo stesso regista: "...un povero pastore (Thassos) e una povera pastorella (Golfo) si amano; una ricca famiglia vuole il ragazzo; il padre gli offre del denaro; lui accetta; la povera figlia impazzisce come Ofelia".[1] Rappresentazione e realtà della vita degli attori si intrecciano: Elettra, che interpreta Golfo sulla scena, saluta il fratello Oreste in licenza chiamandolo Thassos, (il personaggio che lui recita nel dramma) e con quel nome lo chiama quando lo trova nella prigione morto, dopo essere stato barbaramente giustiziato. Vita privata e mitologia grecaGli attori nella loro storia privata rivivono inoltre il mito degli Atridi e la tragedia Orestea di Eschilo. Il capo della compagnia, come Agamennone, è tradito dalla moglie, attrice anch'essa, che ha una relazione con l'attore Egisto. Verrà denunciato da Egisto ai tedeschi e fucilato. Elettra, la figlia, aiuta il fratello Oreste, partigiano comunista, a vendicare il padre: Egisto e la madre saranno uccisi da Oreste sulla scena del teatro mentre recitano la morte dei personaggi che interpretano. Eventi storici citatiIl film è un grande affresco della storia della Grecia prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Le vicende della compagnia teatrale si intrecciano continuamente con i tragici eventi che sconvolgono il loro paese.
Struttura del filmIl film ha una struttura circolare. Si apre e si chiude con la stessa situazione: gli attori che scendono all'alba dal treno alla stazione di Aigio. La prima sequenza porta come data il 1952, l'anno in cui si conclude il racconto; poco dopo in flashback ad essa si sovrappone la stessa immagine della piazza ma il gruppo di attori è un po' diverso, è la compagnia del 1939, l'anno in cui la storia prende inizio. La sequenza datata 1939 è anche l'ultima, quella che chiude il film. Nel film manca la parola "Fine", tutto ricomincia.[2] MonologhiPer tre volte la narrazione si interrompe e un personaggio guardando direttamente nella camera da presa si rivolge allo spettatore rendendo testimonianza di fatti drammatici vissuti:
Colonna sonoraLa musica e in particolare le canzoni che cantano i personaggi costituiscono un elemento fondamentale nel film. Attraverso di esse si manifestano le differenti appartenenze culturali, le scelte politiche e private dei personaggi. In moltissime sequenze assistiamo alla rappresentazione di uno scontro di idee affidato alle canzoni:
Tecnica cinematografica«Il film è costruito sulla nozione di piano-sequenza: piani molto lunghi che includono una proliferazione di azioni e piani statici dei tre monologhi. poiché volevo che si instaurasse lungo tutto il film un flusso estetico omogeneo, ho posto quasi sempre la camera sulle rotaie del carrello. Al contrario il teatro l'ho preso frontalmente con la camera immobile di fronte alla scena, al pari dei tre monologhi. in breve: continui carrelliinframmezzati da lunghi piani statici sia a teatro sia nei monologhi. È la nozione di piano-sequenza: non si facevano mai due piani se se ne poteva fare uno.» Premi e menzioni
NoteBibliografia
Collegamenti esterni
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