La mia notte con Maud
La mia notte con Maud (Ma nuit chez Maud) è un film del 1969 scritto e diretto da Éric Rohmer. Presentato in concorso al 22º Festival di Cannes[1] e nominato all'Oscar al miglior film straniero, è il terzo capitolo (nell'ordine della serie, ma quarto in ordine cronologico) del ciclo dei Sei racconti morali (Six contes moraux), una serie di opere del regista francese composta da un cortometraggio, un mediometraggio e quattro lungometraggi. Segue La collezionista (1967) e precede Il ginocchio di Claire (1970). Trama(FR)
«Ce jour là, le lundi 21 décembre, l'idée m'est venue, brusque, précise, définitive que Françoise serait ma femme.» (IT)
«Quel giorno, lunedì 21 dicembre, mi è venuta l'idea, improvvisa, precisa, definitiva, che Françoise sarebbe stata mia moglie.» Jean Louis è un ingegnere di 33 anni che, dopo aver lavorato una decina d'anni in America, torna in Francia, a Clermont-Ferrand, dove trova impiego alla Michelin. Una mattina a messa vede Françoise, una studentessa di 22, e se ne innamora. La segue in automobile mentre si allontana sulla bicicletta, ma la perde di vista. Una sera, a un bar, ritrova un vecchio compagno di scuola, Vidal, professore di filosofia, che lo invita a casa di un'amica, Maud, una pediatra divorziata. I tre cenano, parlano di Pascal e del cattolicesimo. I due lo criticano per il suo conservatorismo, soprattutto per ciò che riguarda l'amore. Intanto fuori inizia a nevicare. Vidal si congeda e Maud propone a Jean Louis, sapendo che abita lontano e che il percorso in auto sulla strada ghiacciata è rischioso, di restare per la notte. Continuando a chiacchierare confidenzialmente, gli racconta del suo divorzio: il marito amava una studentessa e lei aveva un amante che, in una giornata nevosa, era morto in un incidente d'auto. Jean Louis è combattuto fra l'attrazione che prova nei confronti di Maud, la consapevolezza della disponibilità di lei e gli scrupoli morali. Uscito il mattino dopo dalla casa della pediatra incontra casualmente Françoise. Fanno conoscenza e si danno appuntamento per il giorno dopo a messa. Convinto che lei è la donna della sua vita, le dichiara le sue intenzioni e Françoise confessa di aver avuto un amante sposato. Jean Louis le ribadisce il suo amore. Cinque anni più tardi la coppia ha un figlio ed è in vacanza al mare. In modo del tutto casuale incontrano Maud. Lei e Françoise si conoscono già: l'uomo con cui era stata Françoise era l'ex marito di Maud. Jean Louis non reagisce. Insieme accompagnano il figlio a fare il bagno. ProduzioneSoggettoIl soggetto è una riscrittura di una sceneggiatura ispirata a un racconto di Rohmer del 1945 ambientato durante l'occupazione.[2] Nell'intervista concessa a Cahiers du cinéma, nell'aprile 1970, Rohmer racconta che là era il coprifuoco che costringeva un uomo e una donna a trascorrere la notte insieme, qui è la neve, ma la sostanza la esprimono bene i versi del poeta Paul Éluard: "Era tardi / Era scesa la notte / Ci siamo innamorati l'una dell'altro" e così via. Era questa l'idea.[3] Dialogo«Fra i Contes, La mia notte con Maud è il più parlato o, meglio, il più "conversato" (il riferimento letterario è al XVIII secolo, a La nuit et le moment di Claude-Prosper Jolyot de Crébillon, un vero e proprio "film di conversazione", con la voce fuori campo del narratore ridotta a soli due o tre brevi interventi.» Luoghi delle riprese
CastRohmer aveva programmato il film ancora prima de La collezionista ma attese due anni per girarlo per avere come attore protagonista Jean-Louis Trintignant, prima impegnato in altre lavorazioni. Riteneva indispensabile avere un interprete di valore per il ruolo del narratore. (Michele Mancini, op. cit., p. 60.) CriticaPascal e il calcolo delle probabilità«Le "pari" de Pascal et le calcul de probabilités tiennent une grande place dans le film. Jean-Louis, le catholique, ne cessera de dire du mal de Pascal, réprouvant son jansénisme rigoureux et inhumain pour faire l'apologie de l'attitude raisonnée, tiède, du juste milieu, de l'arrangement avec les circonstances des jésuites. Entre la grâce entr'aperçue et la plate réalité surgit néanmoins le signe, entendu ici par ce qui excède la loi des probabilités. C'est cette révélation du signe que met en scène Rohmer.» «La "scommessa" di Pascal e il calcolo delle probabilità occupano un posto di rilievo nel film. Jean-Louis, il cattolico, non smetterà di dire male di Pascal, biasimando il suo giansenismo rigoroso e inumano per fare l'apologia della razionalità, del giusto mezzo, dell'adattamento alle circostanze dei gesuiti. Fra la grazia intravista e la piatta realtà, si colloca il "segno", inteso qui come ciò che eccede la legge delle probabilità.» Il finaleMichele Mancini scrive: «Come avviene di norma nel calcolatore rohmeriano dei contes moraux, il finale è una palla che rimbalza su tutto il resto, rischiarandolo (e forse sovvertendolo) alla luce di una nuova prospettiva. Il non-detto dell'epilogo di Maud è un segmento che illumina altre traiettorie e altri destini sfuggiti alla sicumera e al desiderio di controllo del pavido narratore. E del narratore segna la sostanziale sconfitta nella sfida al caso, nello stesso momento in cui assegna la vittoria alla scommessa rohmeriana.» Temi
Note
Bibliografia
La sceneggiatura del film è pubblicata in L'Avant-Scène, n. 98, dicembre 1969. Collegamenti esterni
|