Joseph Mark Siegel è nato a Joliet il 18 luglio 1963 ed è il nono e ultimo figlio di Francis e Marie Siegel. È stato battezzato nella cattedrale di San Raimondo Nonnato a Joliet ed è cresciuto in una fattoria a Lockport.[1]
In seno alla Conferenza cattolica dell'Illinois ha fatto parte del comitato esecutivo come rappresentante dei sacerdoti ed è stato presidente del dipartimento per la vita e membro del comitato consultivo per il rispetto della vita.[1]
Ha prestato servizio come vicario generale dal giugno del 2010, direttore della formazione permanente del clero, vicepresidente del consiglio di amministrazione di Joliet Catholic Charities e membro di diversi comitati e consigli diocesani. Dal 3 dicembre 2010 al 14 luglio 2011 è stato amministratore diocesano di Joliet.[1]
Nel dicembre del 2019 ha compiuto una seconda visita ad limina.
In seno alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti è membro del comitato per il culto divino. In precedenza è stato presidente della regione ecclesiastica VII e rappresentante della stessa nel consiglio di amministrazione del Pontificio collegio americano del Nord.[1]
Partito[5]: al primo[6] d'argento alla gemella ondata abbassata d'azzurro, al capo merlato dello stesso, al crescente montante del primo; al secondo[7], troncato cucito in scaglione: al primo di rosso, alla rosa doppia del campo e d'argento, punteggiata di verde e al leone rampante d'argento; al secondo d'azzurro alla croce ancorata d'oro sormontata da due gigli dello stesso.
^Secondo la tradizione araldica ecclesiastica dei paesi anglosassoni, lo stemma del vescovo è impalato con quello della diocesi a simboleggiare la relazione tra l'uomo e l'ufficio che ricopre. Lo stemma è opera di Paul J. Sullivan, un diacono della diocesi di Providence.
^Stemma della diocesi di Evansville. La mezzaluna simboleggia due elementi importanti. Evansville è situata su un'ansa del fiume Ohio. Di conseguenza, può essere chiamata "Crescent City". La mezzaluna simboleggia anche la Beata Vergine Maria, patrona della diocesi. Subito sotto la mezzaluna compare la rappresentazione di una merlatura o muro di fortificazione. Questo rappresenta l'originale Fort Vincennes che fu fondata come stazione commerciale, il che suggerisce che la diocesi derivi da questa fortezza e che la fede cattolica sia una possente fortezza. Le due onde nella parte inferiore dello scudo rappresentano le acque dei fiumi Wabash e Ohio. Il Wabash forma il confine occidentale della diocesi e l'Ohio ne forma il confine meridionale. Spiritualmente, le onde rappresentano le acque purificatrici del battesimo.
^Parte personale che riflette la sua eredità e il suo ministero di sacerdote e vescovo. I colori rosso, azzurro, argento e oro sono tratti dallo stemma della famiglia Siegel. Lo scudo è diviso da uno scaglione che ricorda una "squadra da falegname", per rendere onore al patrono battesimale del vescovo, San Giuseppe, il padre putativo di Gesù. Nella parte superiore del disegno c'è una rosa, per onorare sia la Beata Vergine Maria, nel suo titolo di Rosa Mistica, sia Santa Teresa di Lisieux, il piccolo fiore, verso cui monsignor Siegel ha una devozione particolare. La rosa è anche il simbolo della causa Respect Life, in cui il vescovo Siegel è stato attivo come sacerdote e vescovo. Sempre nella parte superiore si trova un leone rampante d'argento che è tratto dallo stemma della famiglia Wallace, quella di origine di sua madre. Il leone è anche il simbolo di San Marco evangelista, anch'egli patrono battesimale del vescovo. Nella parte inferiore del disegno c'è una croce ancorata d'oro, usata tipicamente negli stemmi benedettini. Con la sua presenza il vescovo richiama il suo profondo affetto per l'Ordine di San Benedetto e la spiritualità benedettina. La croce è posta sotto e tra due gigli d'oro. Il giglio viene spesso associato alla Beata Vergine Maria e a San Giuseppe e si trova nello stemma della diocesi di Joliet, la Chiesa locale in cui il vescovo Siegel è stato battezzato, ordinato e dove ha prestato servizio come vescovo ausiliare.
^Questa citazione è tratta dai responsori finali del Te Deum ed è anche accennata al verso 2 del Salmo 33. Con questa frase, "In te Signore, ho riposto la mia speranza", il vescovo Siegel esprime la fede di tutti i cristiani che cioè, riponendo la nostra speranza in Cristo e nella sua protezione, tutto ciò che siamo chiamati a essere può essere raggiunto.