Jeroen Dijsselbloem
Jeroen René Victor Anton Dijsselbloem (Eindhoven, 29 marzo 1966) è un politico olandese, membro del Partito del Lavoro (PvdA) e sindaco di Eindhoven dal 13 settembre 2022. È stato ministro delle finanze nel Governo Rutte II dal 5 novembre 2012 al 26 ottobre 2017, presidente dell'Eurogruppo dal 21 gennaio 2013 al 12 gennaio 2018 e presidente del consiglio dei governatori del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism - ESM) dal 12 febbraio 2013 al 12 gennaio 2018. BiografiaDijsselbloem è figlio di genitori entrambi insegnanti e di famiglia cattolica.[1] Ha frequentato le scuole elementari a Son en Breugel e successivamente l'Eckartcollege (1978–1985) a Eindhoven, entrambe scuole cattoliche.[1] Ha seguito il corso di laurea in economia e politica agraria presso l'università di Wageningen (1985–1991) con studi in economia e commercio, politiche agrarie, storia sociale ed economica,[2] ottenendo la laurea di ingenieur nel 1991,[1] equivalente a un Master of Science. Ha poi svolto attività come ricercatore di economia nel 1991 presso l'University College Cork in Irlanda,[1] non conseguendo nessun titolo di studio.[3][4] Eletto membro del consiglio municipale di Wageningen (1994–1997) e membro della Tweede Kamer, la camera bassa dei Paesi Bassi nelle legislature 2000–2002 e 2002–2012. Nel 2007 ha condotto la commissione parlamentare sulla riforma dell'istruzione. Attività politicaDal 15 novembre 2012, Dijsselbloem è Ministro delle finanze e fa parte del secondo governo guidato dal premier Mark Rutte.[5][6] Dal 21 gennaio 2013 è anche il presidente dell'Eurogruppo, il comitato dei ministri delle finanze dell'eurozona, costituita dagli stati dell'Unione europea che hanno adottato l'euro come moneta ufficiale,[7][8] succedendo nell'incarico a Jean-Claude Juncker. Il 1º febbraio 2013 ha guidato la nazionalizzazione dell'ente finanziario olandese SNS Reaal, prevenendone la bancarotta[9] Gli azionisti e creditori sono stati espropriati dei titoli senza compensazione e le altre banche nazionali hanno dovuto contribuire al salvataggio con cifre fino a un miliardo di euro.[10] CriticheNel marzo 2013 Dijsselbloem è stato a capo dei negoziati per la gestione della crisi finanziaria di Cipro, nella condotta della quale si è attirato critiche per aver creato un precedente, forzando il prelievo dai depositi bancari come parte del salvataggio delle banche. A commento della sua scelta ha dichiarato "Sono abbastanza fiducioso che i mercati vedranno questo come un approccio ragionevole, molto contenuto e diretto, invece di un approccio più generale ... obbligherà tutte le istituzioni finanziarie, così come gli investitori, a pensare ai rischi che corrono, perché ora dovranno rendersi conto che si può anche far loro del male."[11] Ha dichiarato intorno al 24 marzo 2013 al Financial Times e alla Reuters che il salvataggio di Cipro è stato un modello per la risoluzione dei rischi di bancarotta per i sistemi bancari,[12] ma il 26 marzo 2013 si è contraddetto dichiarando che Cipro non è stato un modello.[13][senza fonte] Dall'inizio del 2015, è impegnato nelle trattative per la gestione della crisi del debito greco e ha respinto nel mese di febbraio la richiesta del ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis di indire una conferenza tra tutti i paesi europei per la ristrutturazione del debito, rivendicando la gestione delle trattative al solo eurogruppo che presiede.[14] Nel marzo del 2017 ha una vasta eco, producendo molte proteste, un'intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) in cui, riferendosi agli Stati dell'Europa Meridionale, dice: «Durante la crisi dell’euro, i paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i paesi interessati dalla crisi. Come socialdemocratico, do grande importanza alla solidarietà. Ma ci sono anche dei doveri. Non puoi spendere tutti i soldi in alcol e donne e poi chiedere aiuto».[15][16][17] Note
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