Il nome della tribù deriva dal suo genere più importante (Jacaranda Juss., 1789) la cui etimologia deriva dal nome di queste piante nella lingua tupi-guaraní parlata dalle tribù dell'Amazzonia.[2] Il nome scientifico della tribù è stato definito per la prima volta dal botanico tedesco Berthold Carl Seemann (Hannover, 28 febbraio 1825 – Jivali, 19 ottobre 1871) nella pubblicazione "Annals and Magazine of Natural History, including Zoology, Botany, and Geology - ser. 3, 10: 31"[3] del 1862.[4]
Le foglie lungo il caule sono disposte in modo opposto con forme pennate o bipennate (raramente hanno la lamina semplice) o imparipennata (Digomphia). Le foglioline possono essere sia intere che dentate.
Le infiorescenze sono ascellari o terminali e sono costituite da pochi a molti fiori raccolti in pannocchie tipo tirso.
Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
* K (5), [C (2 + 3), A (2 + 2 + 1)], G (2), supero, capsula[8]
Il calice, gamosepalo a 5 denti più o meno liberi, ha varie forme da campanulate a tubulari; in Digomphia è spatiforme.
La corolla, gamopetala, da campanulata a tubulare diritta o ricurva, è composta da 5 petaliconnati in modo bilabiato con lobi arrotondati e più o meno uguali e patenti; delle due labbra quello superiore è formato da due lobi, mentre quello inferiore è formato da tre lobi. Il colore può essere blu, oppure variabile da blu-porpora a magenta (lavanda in Digomphia).
L'androceo è formata da 4 stamididinami inclusi nella corolla. Le antere, glabre, sono formate da due teche disuguali e divergenti, oppure da una sola teca; i filamenti degli stami sono attaccati (adnati) al tubo corollino. Sono presenti più staminoidi di tipo ghiandolare, elongati ed eccedenti gli stami stessi; la forma all'apice è capitata, mentre alla base sono provvisti di barbule. I granuli pollinici sono di vario tipo, in alcuni casi sono dispersi in tetradi o poliadi.
Il gineceo ha un ovario con forme da piatte a cilindriche, con superficie variamente pubescente, supero e bicarpellare (biloculare) con placentazione parietale. Il nettare forma un anello discoide attorno all'ovario. Lo stilo è bilobato (a 2 stigmi sensitivi che si chiudono immediatamente a contatto con l'impollinatore) ed è alquanto più lungo degli stami. Gli ovuli per loculo sono numerosi e multiseriati (8 serie per loculo) in genere di tipo anatropo; hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[9]
I frutti sono delle capsule con forme da ellittiche a oblunghe, e con deiscenza parallela con valve variamente pubescenti (glabre in Digomphia). I semi sono numerosi e piccoli (sottili), con aliialine o marrone e privi di endosperma. I cotiledoni sono profondamente bilobati. I frutti non sono sottesi dal calice.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento - dispersione anemocora per merito delle ali dei semi) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Distribuzione e habitat
La distribuzione delle specie di questa tribù è neotropicale: dal Guatemala e dalle Antille fino all'Argentina; il genere Digomphia ha solo tre specie distribuite nello Scudo della Guiana. l'habitat è quello proprio della flora tropicale americana.
Tassonomia
La famiglia di appartenenza di questa tribù (Bignoniaceae) comprende circa 850 specie con oltre un centinaio di generi[5][6] con una distribuzione soprattutto neotropicale (solo poche specie di questa famiglia: 2 - 3 sono presenti nella flora spontanea italiana). La tribù Jacarandeae è una delle 8 tribù nella quale attualmente è suddivisa la famiglia e comprende 2 generi con circa 50 specie.[1]
Filogenesi
Una recente ricerca di tipo filogenetico[10] ha suddiviso la famiglia in 8 cladi principali. La tribù Jacarandeae ha una posizione "basale" nella famiglia: è "gruppo fratello" del resto della famiglia. Dei due generi che compongono la tribù, Digomphia è probabilmente derivato dall'interno di Jacaranda. I caratteri più tipici di questo gruppo sono le foglie composte bipennate, gli staminoidi allungati, i lobi del calice profondamente divisi e frutti dalle forme circolari.[1][10]
I generi di questa tribù tradizionalmente erano descritti al'interno della tribù Tecomeae Endl..[5]
Il cladogramma a lato tratto dagli studi citati e semplificato dimostra la posizione della tribù nell'ambito della famiglia.
Descrizione dei generi della tribù
Elenco dei generi attualmente descritti all'interno della tribù.[5][10]
Jacaranda Jeuss., 1789: circa 50 specie distribuite dal Guatemala e dalle Antille fino all'Argentina. Questo genere tradizionalmente è diviso in sue sottogeneri: Monolobos e Dilobos in base al numero delle teche delle antere (rispettivamente una e due).
Richard G. Olmstead, Michelle L. Zjhra, Lúcia G. Lohmann, Susan O. Grose e Andrew J. Eckert, A molecular phylogeny and classification of Bignoniaceae, in American Journal of Botany Settembre 2009 vol. 96 no. 9, p. 1731-1743.
1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.