Isola sacra di Okinoshima e siti associati della regione di Munakata (「神宿る島」宗像・沖ノ島と関連遺産群?), è un gruppo di siti a nord-ovest di Kyūshū, in Giappone, iscritto nel patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 2017, sotto i criteri ii e iii.[1]
Sfondo
Nel Kojiki e nel Nihon Shoki si dice che le tre Munakata kami fossero figlie di Amaterasu, generate dal consumo di spade giganti da parte della dea del sole.[2][3] Okitsu-Miya sull'isola di Okinoshima fa parte del complesso del santuario shintoista di Munakata Taisha. Sull'isola non furono costruiti edifici di santuari formali ma cumuli di roccia o lo yorishiro fornivano il fulcro della venerazione.[4] Nel sito furono depositati ritualmente oltre 80.000 manufatti nel periodo tra il IV e il X secolo.[1] Questi sono stati designati Tesoro nazionale del Giappone.[5][6] Includono specchi e terminali a testa di drago in bronzo provenienti da Wei, Cina, anelli d'oro e finimenti per cavalli simili a quelli trovati nelle tombe di Silla in Corea e frammenti di una ciotola di vetro della Persia sasanide.[2] Il clan Munakata (宗像氏?), potenti governanti locali, controllava la rotta verso il continente e "presiedeva ai rituali".[1][2] Si ritiene che i numerosi kofun o tumuli della zona siano il loro luogo di sepoltura.[1]
^(JA) Okinoshima Island and Related Sites in Munakata Region (PDF), su okinoshima-heritage.jp, World Heritage Promotion Committee of "Okinoshima Island and Related Sites in Munakata Region", pp. 5f. URL consultato il 28 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^Okinoshima Island and Related Sites in Munakata Region (PDF), su okinoshima-heritage.jp, World Heritage Promotion Committee of "Okinoshima Island and Related Sites in Munakata Region", pp. 6f. URL consultato il 28 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2013).