Impavido (torpediniera)
L’Impavido è stata una torpediniera di scorta della Regia Marina. StoriaModerna unità della classe Ciclone, concepita appositamente per scortare i convogli lungo le pericolose rotte per il Nordafrica, la torpediniera entrò in servizio a fine aprile 1943, mentre ormai la guerra dei convogli volgeva al termine. Rimase in servizio per poco più di tre mesi e non ebbe quindi occasione di essere impiegata molto intensamente. Assegnata alla VI Squadriglia Torpediniere, fu impiegata per le scorte dapprima nel Mar Tirreno settentrionale e successivamente nel Tirreno meridionale e nelle acque della Corsica, svolgendo in tutto dieci missioni di guerra[1]. Il 2 agosto 1943 l’Impavido fu bombardata e mitragliata da velivoli angloamericani al largo di Salerno, con danni non gravi ma vittime e feriti tra l'equipaggio[1]. L'armistizio sorprese la nave a La Spezia ove si trovava per dei lavori alle caldaie: l’Impavido poté lasciare il porto ligure, ma un'avaria alle macchine la obbligò a riparare a Portoferraio, dove fu catturata dai tedeschi il 16 settembre 1943[1]. Incorporata nella Kriegsmarine il 9 ottobre 1943[2], assunse il nome di TA 23[1]. Nel gennaio 1944 la torpediniera fu dislocata a La Spezia, in seno alla X Flottiglia Torpediniere[1]. Alle otto di sera del 24 aprile 1944 la TA 23 lasciò La Spezia unitamente a due altre torpediniere ex italiane, la TA 26 (ex Ardito) e la TA 29 (ex Eridano), ed intorno all'una e mezza del 25 aprile effettuarono in dodici minuti la posa di un campo minato al largo di Capraia[1]. All'1.45, intrapresa la navigazione di ritorno, la TA 23 fu gravemente danneggiata dallo scoppio di una mina avvenuto sotto la sua chiglia; la nave colpita fu presa a rimorchio dalla TA 26, ma alle 2.27, durante le manovre per evitare l'urto contro le mine, i cavi si ruppero[1]. Il rimorchio, con altro sistema (affiancamento di TA 23 e TA 26), ebbe inizio alle 2.57[1]. Alle 4.42 le tre navi furono attaccate da alcune motosiluranti statunitensi, che poterono respingere, ma frattanto la TA 23 imbarcava sempre più acqua: fu rimosso tutto il materiale asportabile ed alle 6.32, in seguito all'avvistamento di velivoli in arrivo, vennero tagliati i cavi di rimorchio e la nave fu abbandonata dall'equipaggio; la TA 29 cannoneggiò il relitto della TA 23 e le lanciò due siluri: il primo non produsse danni gravi, il secondo andò a segno in corrispondenza di un deposito munizioni e la torpediniera saltò in aria[1]. Erano le ore 6.45[1]: la TA 23 s'inabissò nel punto 43°02' N e 10°12' E[2]. La TA 26 e la TA 29 scamparono al successivo attacco aereo riportando danni lievi[1]. Le perdite umane furono relativamente limitate: si ebbero complessivamente due morti accertati, 4 dispersi e 30 feriti (16 gravi e 14 lievi), parte dei quali su TA 26 e TA 29[1]. Il relitto della TA 23 giace su fondali di 70 metri, spezzato in tre tronconi, ad una decina di miglia da Cecina e ad una distanza circa doppia dalla Capraia[1][3]. Il troncone poppiero, il più lungo (oltre metà della nave) giace in posizione capovolta, quello che include la plancia è adagiato su un fianco ed angolato di 90° rispetto al precedente, mentre il terzo troncone è costituito dall'estrema prua[1].
Capitano di corvetta Carlo Didero (nato il 6 dicembre 1910) (aprile - settembre 1943) Note
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